Lupus: positività agli anticorpi antifosfolipidi da tenere sotto controllo


Scoperta l’esistenza di un legame tra la positività agli anticorpi antifosfolipidi e l’innalzamento del rischio di future malattie cardiovascolari in pazienti con lupus

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Un nuovo studio presentato al congresso annuale dell’American College of Rheumatology (ACR), in corso a S. Diego (Usa), ha descritto l’esistenza di un legame tra la positività agli anticorpi antifosfolipidi e l’innalzamento del rischio di future malattie cardiovascolari nei pazienti con lupus eritematoso sistemico (LES).

Razionale e disegno dello studio
I pazienti con LES presentano, come è già noto, un rischio crescente di malattie cardiovascolari (23,3 eventi per 1000 pazienti-anni).  Gli anticorpi antifosfolipidi (aPL), tra cui gli anticorpi anticardiolipina (aCL), gli anticorpi anti-𝛽2 glicoproteina I (aβ2GPI) e il lupus anticoagulant (LA), aumentano il rischio di eventi trombotici nella sindrome antifosfolipidica, ma l’impatto degli aPL sui pazienti con LES non è stato ancora determinato.

In questo studio prospettico multicentrico, i ricercatori hanno voluto determinare l’associazione esistente tra gli aPL e il futuro rischio di malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD) nel LES.
A tal scopo, gli autori dello studio  hanno reclutato più di 1.500 pazienti con diagnosi di lupus tra il 2006 e il 2021, attingendo ai dati del Chinese SLE Treatment and Research Group (CSTAR), il più grande registro di pazienti con lupus esistente in Cina. Più del 90%  di questi pazienti erano di sesso femminile e residenti nell’Asia orientale.

Il team ha misurato sette isotopi di aPL alla diagnosi e durante il follow-up:
– Anticorpi anti-cardiolipina (aCL)
o IgG
o IgM
o IgA
– Anticorpi anti-beta-2-glicoproteina I (aβ2GPI)
o IgG
o IgM
o IgA
– Lupus anticoagulante (LA), un termine improprio poiché gli aPL aumentano la possibilità di coaguli di sangue

Inoltre, hanno raccolto, per tutti i pazienti reclutati, informazioni relative alle manifestazioni cliniche, allo stato di attività della malattia e al danno d’organo.
Gli eventi di ASCVD considerati erano rappresentati dall’ infarto miocardico non fatale di nuova insorgenza, dall’ictus non fatale, dalla rivascolarizzazione coronarica o periferica o dalla morte per cause CV.

Risultati principali
Sul totale dei pazienti inclusi nello studio, 525 (33,4%) erano aPL positivi. Nello specifico, LA era l’aPL più diffuso (20,6%), seguito dalle IgG aCL (15,8%). Centosedici pazienti (7,37%), di cui 92 positivi agli aPL, hanno sviluppato una malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD) durante un follow-up di circa 4,5 anni.

Il team ha condotto, inoltre, tre analisi. Nello specifico, è emerso che,  in primo luogo, sia la positività agli aPL che i fattori di rischio tradizionali erano associati all’ASCVD.

In secondo luogo, gli aCL IgG, gli aCL IgM e LA erano indipendentemente associati all’ASCVD, insieme al fumo, all’ipertensione, al sesso e all’età dei pazienti.

Infine, in terzo luogo, la terapia anticoagulante e antiaggregante può ridurre il rischio di malattia cardiovascolare aterosclerotica nei pazienti con LES.

Commento allo studio
L’autore principale dello studio presentato al congresso ha ricordato che già studi precedenti avevano dimostrato un potenziamento della cascata infiammatoria quando gli aPL si legano alla β2GPI, provocando infiammazione, vasculopatia e trombosi. Pertanto, la correlazione positiva tra aPL, fattori di rischio tradizionali e ASCVD non era inattesa, ma prevedibile.

“Tuttavia – ha aggiunto – fino ad ora pochi studi avevano dimostrato un ruolo dei diversi isotipi di aPL nello sviluppo di ASCVD”.

“Nel nostro studio – continua – abbiamo osservato che le aCL IgG, le aCL IgM e la positività a LA sono associati in modo indipendente con l’ASCVD dopo l’aggiustamento dei risultati per i tradizionali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari”.

Ciò detto, gli autori dello studio non hanno nascosto l’esistenza di alcuni limiti metodologici intrinseci del lavoro presentato, quali la natura osservazionale, che rende difficile tener conto dei fattori confondenti quali le scelte terapeutiche e gli outcome.

Nel complesso, i risultati dello studio suggeriscono che i pazienti affetti da lupus dovrebbero essere sottoposti a screening per la presenza di aPL e che quelli che sono positivi agli aPL dovrebbero essere sottoposti a una sorveglianza più stringente per il possibile sviluppo di malattie cardiache future.

Inoltre, dovrebbe essere seriamente preso in considerazione il ricorso all’aspirina a basso dosaggio per la prevenzione primaria della trombosi nei pazienti lupici positivi agli anticorpi anticardiolipina positivi o all’anticoagulante lupico.

E’ auspicabile, inoltre, condurre al più presto uno studio di intervento ad hoc per valutare il ruolo della dieta mediterranea e dell’esercizio fisico ai fini della prevenzione del rischio CV in questi pazienti.

Bibliografia
Ding Y et al. The Impact of Antiphospholipid Antibodies on Future Atherosclerotic Cardiovascular Disease Risk in Systemic Lupus Erythematosus [abstract]. Arthritis Rheumatol. 2023; 75 (suppl 9). https://acrabstracts.org/abstract/the-impact-of-antiphospholipid-antibodies-on-future-atherosclerotic-cardiovascular-disease-risk-in-systemic-lupus-erythematosus/.