Cura con finerenone ottima per diabete di tipo 2 e malattia renale cronica


Nei pazienti con diabete di tipo 2 e malattia renale cronica il trattamento con finerenone ha mostrato robusti effetti benefici sugli esiti renali e cardiovascolari

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Nei pazienti con diabete di tipo 2 e malattia renale cronica il trattamento con finerenone ha mostrato robusti effetti benefici sugli esiti renali e cardiovascolari, secondo i risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Diabetes, Obesity, and Metabolism.

La prevalenza globale della steatosi epatica non alcolica (NAFLD) è stimata intorno al 32% nella popolazione generale e al 56% tra le persone con diabete di tipo 2. Tra i soggetti con NAFLD e diabete sottoposti a biopsia epatica, il 17% ha mostrato di avere fibrosi avanzata. Inoltre, il rischio di NAFLD nelle persone con diabete di tipo 2 è strettamente correlato alla malattia renale cronica (CKD), con una maggiore prevalenza di NAFLD nei pazienti con insufficienza renale cronica rispetto a quelli senza. La NAFLD è anche associata a un aumento dell’incidenza e del rischio di progressione della malattia renale cronica e può essere collegata a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari nonostante le terapie attuali, hanno premesso gli autori.

Gli antagonisti non steroidei dei recettori dei mineralcorticoidi (MRA) come finerenone sono stati associati a benefici clinici tra i pazienti con NAFLD. Finerenone è stato prescritto anche per ridurre il rischio cardiovascolare negli adulti con malattia renale cronica e diabete di tipo 2. Anche se la NAFLD è associata alla malattia renale cronica tra chi soffre di diabete di tipo 2, vi sono dati limitati sugli MRA non steroidei, sulla malattia renale cronica e sulle anomalie epatiche.

Analisi dei dati combinati di due studi di fase III
Per valutare gli effetti di finerenone su fegato, sistema cardiovascolare e reni negli adulti con malattia renale cronica e diabete di tipo 2, i ricercatori hanno condotto un’ analisi di sottogruppi dell’analisi FIDELITY, che ha combinato i dati degli studi multicentrici di fase III FIDELIO-DKD e FIGARO-DKD, randomizzati, in doppio cieco e controllati con placebo.

I partecipanti avevano ricevuto un bloccante ottimizzato del sistema renina-angiotensina. I criteri di esclusione includevano la malattia renale non diabetica e una storia recente di dialisi per insufficienza renale acuta o trapianto di rene.

I pazienti sono stati stratificati in 3 sottogruppi:

  • Elevato rischio di steatosi epatica (valori dell’indice di steatosi epatica >36)
  • Transaminasi elevate (alanina transaminasi, ALT, >33 UI/l per i maschi e >25 UI/l per le femmine)
  • Rischio elevato di fibrosi epatica avanzata (punteggio >3,25 nel Fibrosis-4 [FIB-4] Index for Liver Fibrosis).

Gli outcome primari erano le variazioni dell’indice di steatosi epatica, dei livelli di ALT e aspartato aminotransferasi (AST) e dei punteggi FIB-4. L’outcome composito renale era l’insorgenza di insufficienza renale, mentre quello cardiovascolare era il decesso per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale, ictus non fatale o ospedalizzazione per insufficienza cardiaca.

Effetti benefici importanti di finerenone sugli esiti renali 
L’analisi ha incluso un totale di poco più di 13mila soggetti, 10.637 (81,8%) dei quali avevano un alto rischio di steatosi e 2.092 (16,1%) avevano transaminasi elevate.

Non sono state riscontrate differenze significative tra i gruppi nei livelli di ALT sierica o plasmatica, AST sierica e gamma-glutamil transferasi sierica o plasmatica, indipendentemente dai rischi di steatosi e fibrosi.

Tra i partecipanti con alto rischio di steatosi, transaminasi elevate e alto rischio di fibrosi epatica avanzata, i livelli sierici di ALT e AST erano coerenti tra i gruppi di trattamento e i gruppi placebo nel corso di 28 mesi di trattamento. Un risultato che è rimasto coerente attraverso la stratificazione dei punteggi FIB-4 e dei livelli sierici di ALT e AST.

I ricercatori hanno notato una consistente riduzione del rischio dell’esito composito renale tra i soggetti nel gruppo di trattamento, indipendentemente dai parametri epatici. Rispetto ai partecipanti ad alto rischio di fibrosi, quelli con rischio di fibrosi nullo, lieve e intermedio hanno mostrato un rischio ridotto per l’esito composito renale.

Rispetto al gruppo placebo, il gruppo di trattamento ha mostrato un rischio ridotto per l’esito composito cardiovascolare, indipendentemente dal rischio di steatosi e dai livelli di transaminasi. All’aumentare dei punteggi FIB-4, l’uso di finerenone è stato associato a riduzioni del rischio di esiti cardiovascolari pari al:

  • 24% (FIB-4 >1,30, P=0,01)
  • 39% (FIB-4 >2,67, P=0,13)
  • 52% (FIB-4 >3,25, P=0,03)

L’analisi di sicurezza non ha mostrato differenze significative tra i gruppi finerenone e placebo.

«Abbiamo dimostrato che finerenone ha effetti neutri sui parametri degli enzimi epatici e sulla compromissione epatica e robusti effetti benefici sugli esiti renali indipendentemente dalle transaminasi epatiche o dalla fibrosi epatica al basale» hanno concluso gli autori.

Referenze

Perakakis N et al. Efficacy of finerenone in patients with type 2 diabetes, chronic kidney disease and altered markers of liver steatosis and fibrosis: A FIDELITY subgroup analysis. Diabetes Obes Metab. 2023 Oct 10.

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