Bpco: steroidi inalatori a particelle extrafini riducono rischio ricovero


L’uso di corticosteroidi per via inalatoria con particelle extrafini nei pazienti con Bpco è fortemente associato ad una riduzione del rischio di ospedalizzazione

L'uso di corticosteroidi per via inalatoria con particelle extrafini nei pazienti con Bpco è fortemente associato ad una riduzione del rischio di ospedalizzazione

L’uso di corticosteroidi per via inalatoria (ICS) con particelle extrafini nei pazienti con Bpco è fortemente associato ad una riduzione del rischio di ospedalizzazione per polmonite rispetto all’impiego di ICS con particelle standard. Queste le conclusioni di uno studio osservazionale recentemente pubblicato su BMJ Open Respiratory Research.

Razionale e disegno dello studio
“I corticosteroidi per via inalatoria (ICS), spesso utilizzati in combinazione con i broncodilatatori, sono ampiamente utilizzati per il trattamento della broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco)  ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio -. Sebbene sia stato dimostrato che gli ICS riducono i tassi di esacerbazione di Bpco grazie ai loro effetti antinfiammatori, sono stati anche associati, in alcuni casi, ad un aumento del rischio di diversi effetti collaterali, tra cui la polmonite, probabilmente a causa dei loro effetti immunosoppressivi. Numerose evidenze suggeriscono che il rischio di polmonite nei pazienti con Bpco trattati con ICS aumenta in modo dose-dipendente”.

L’introduzione degli ICS con particelle extrafini ha lo scopo di migliorare la distribuzione del farmaco nelle vie aeree alterando la deposizione all’interno dei polmoni, con possibili effetti positivi sull’efficacia e sugli effetti collaterali. Non è ancora chiaro se gli ICS con particelle extrafini alterino il rischio di polmonite rispetto agli ICS con particelle standard.

Di qui il nuovo studio, osservazionale di coorte, che ha valutato l’effetto delle dimensioni delle particelle di ICS sul rischio di ospedalizzazione per polmonite tra i pazienti con Bpco, i dati dei quali erano presenti in diversi database danesi, seguiti dopo visita ambulatoriale.

I partecipanti sono stati seguiti per un anno o fino ad un primo ricovero per polmonite o fino al decesso tra il 2010 e il 2017. I ricercatori hanno identificato le prescrizioni effettuate di ICS, somministrati in monoterapia o in combinazione con broncodilatatori, che erano state rimborsate entro 365 giorni dalla data di inizio dello studio. Tutti i dosaggi prescritti sono stati convertiti in dosi equivalenti di budesonide per l’analisi. Le dimensioni delle particelle di ICS sono state classificate come particelle di dimensioni standard (diametro aerodinamico di massa mediano [MMAD] >2) o particelle extrafini (MMAD ≤2).

Un totale di 35.691 pazienti con Bpco sono stati seguiti in ambulatorio; di questi, 1.471 erano stati sottoposti a trattamento con un ICS a particelle extrafini. La coorte che utilizzava ICS a particelle standard aveva un’età mediana di 70,7 anni (45% pazienti di sesso maschile), mentre quella che utilizzava ICS a particelle extrafini aveva un’età mediana di 69,1 anni (43,9% maschi). La dose mediana giornaliera di budesonide equivalente per i pazienti che utilizzavano ICS a particelle extrafini era di 671 µg contro i 657 µg di quelli che utilizzavano ICS a particelle standard.

Risultati principali
Nel modello di Cox complessivo aggiustato, i pazienti trattati mediante ICS con particelle extrafini avevano un rischio ridotto di ospedalizzazione per polmonite ( hazard ratio [HR]: 0,75; IC95%: 0,63-0,89; P =0,002). Il rischio è risultato più basso in un’analisi di sottogruppo di pazienti che erano stati sottoposti a trattamento inalatorio mediante spray (HR: 0,54; IC95%: 0,45-0,65; P <0,0001).

Risultati simili sono stati osservati in una coorte di pazienti che, utilizzando la metodologia basata sul propensity-score, ha incrociato i dati dei pazienti controllo che erano stati trattati con ICS a particelle standard con quelli relativi a pazienti trattati con ICS a particelle extrafini secondo un rapporto 5:1 (HR: 0,72; IC95%: 0,60-0,87; P =0,0006).

Il maggior impiego di ICS, il sesso maschile, l’età avanzata, il basso indice di massa corporea, la bassa percentuale di FEV1 e lo status di fumatore corrente sono risultati associati  ad un rischio maggiore di ospedalizzazione per polmonite. Anche l’hazard ratio aggiustato in base al tempo di impiego  di ICS a particelle extrafini è risultato simile a quello dell’analisi principale (HR: 0,78; IC95%:  0,66-0,94; P =0,009).

Nel corso del follow-up di 1 anno, 4.657 pazienti sono andati incontro a ricovero ospedaliero dovuto a polmonite. Le curve di incidenza cumulativa hanno rivelato una maggiore incidenza di ospedalizzazione per polmonite nei pazienti trattati con ICS a particelle standard rispetto a quelli trattati con ICS a particelle extrafini.

Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici legati allo studio. Tra questi, gli autori dello studio hanno segnalato:
– un bias legato al fatto che la diagnosi di polmonite si basava sulle registrazioni dei ricoveri ospedalieri;
– l’utilizzo di dati sulle prescrizioni rimborsate anziché sull’effettiva assunzione di farmaci;
– il confronto tra i due gruppi in studio non si è basato solo sulle dimensioni delle particelle di ICS, ma anche sul tipo di ICS utilizzato;
– non si può escludere l’esistenza di fattori di confondimento residui

Ciò premesso, “questo studio è il primo, a conoscenza degli autori, ad aver esplorato l’associazione tra le dimensioni delle particelle degli ICS e il rischio di ospedalizzazione per polmonite in un’ampia coorte di pazienti extra-ospedalieri sottoposti ad un follow-up completo – scrivono i ricercatori nelle conclusioni del lavoro -. In attesa di risultati di conferma provenienti da trial clinici randomizzati, questo studio (pur con le limitazioni tipiche di uno studio osservazionale) suggerisce il ricorso all’impiego di formulazioni di ICS basate su particelle extra-fini, al minor dosaggio possibile, come scelta di trattamento sicura nei pazienti con Bpco a rischio elevato di sviluppo di effetti avversi gravi legati all’impiego di corticosteroidi”.

Bibliografia
Heerfordt CK et al. Inhalation devices and inhaled corticosteroids particle size influence on severe pneumonia in patients with chronic obstructive pulmonary disease: a nationwide cohort study. BMJ Open Respir Res. 2023;10(1):e001814. doi:10.1136/bmjresp-2023-001814
Leggi