Carcinoma uroteliale: bene nivolumab prima e dopo la chemio a base di cisplatino


Carcinoma uroteliale: nivolumab in associazione a chemioterapia a base di cisplatino seguito da nivolumab dimostra un beneficio di sopravvivenza significativo

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Bristol Myers Squibb ha annunciato la prima presentazione dei risultati dello studio di Fase 3 CheckMate -901, nel quale nivolumab in associazione a chemioterapia a base di cisplatino seguito da nivolumab in monoterapia ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante degli endpoint primari di efficacia di sopravvivenza globale (OS) e sopravvivenza libera da progressione (PFS) valutati dal Blinded Independent Central Review (BICR) rispetto alla chemioterapia a base di cisplatino standard di cura come trattamento di prima linea dei pazienti con carcinoma uroteliale non resecabile o metastatico eleggibili al cisplatino.

Al follow-up mediano di circa 33 mesi, il trattamento con nivolumab in associazione a chemioterapia a base di cisplatino ha ridotto il rischio di morte del 22%, dimostrando una OS mediana di 21,7 mesi rispetto a 18,9 mesi con la sola chemioterapia (Hazard Ratio [HR] 0,78; 95% Intervallo di confidenza [IC]: 0,63 – 0,96; p=0,0171). Alle analisi di riferimento a 12 e 24 mesi, i pazienti trattati in fase iniziale con nivolumab più chemioterapia hanno riportato tassi di sopravvivenza globale del 70,2% e del 46,9%, rispettivamente, rispetto al 62,7% e 40,7% con chemioterapia. Nei pazienti trattati con l’associazione a base di nivolumab, il rischio di morte o di progressione di malattia si è ridotto del 28%, con una PFS mediana di 7,9 mesi rispetto a 7,6 mesi con la chemioterapia (HR 0,72; 95% IC: 0,59 – 0,88; p=0,0012). I tassi di PFS di riferimento a 12 e 24 mesi erano del 34,2% e 23,5%, rispetto al 21,8% e 9,6% con la chemioterapia. L’associazione di nivolumab e chemioterapia a base di cisplatino ha mostrato un profilo di sicurezza tollerabile coerente con i profili di sicurezza già noti dei singoli componenti del regime. Non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza.

Inoltre, all’analisi esploratoria, nivolumab con chemioterapia a base di cisplatino ha ottenuto un tasso di risposta obiettiva (ORR) del 15% maggiore rispetto alla sola chemioterapia (57,6% vs. 43,1%), e ha quasi raddoppiato il numero dei pazienti che hanno raggiunto la risposta completa (CR; 21,7% vs. 11,8%). Nivolumab in associazione a chemioterapia a base di cisplatino è stato associato a una maggiore durata della risposta rispetto alla chemioterapia, e la durata mediana della risposta completa è quasi triplicata (37,1 mesi vs. 13,2 mesi).

La prima comunicazione dei dati è stata nel Simposio Presidenziale del Congresso 2023 della European Society of Medical Oncology (ESMO).

“Nei pazienti con carcinoma uroteliale metastatico spesso osserviamo una scarsa durata delle risposte con la sola chemioterapia nel trattamento di prima linea. Questa è stata a lungo una sfida importante nel trattamento dei pazienti affetti da questa malattia difficile da trattare”, afferma Michiel S. van der Hejiden, M.D., Ph.D., Dipartimento di Oncologia Medica del Netherlands Cancer Institute, Amsterdam, Olanda. “Il beneficio di sopravvivenza osservato con nivolumab in associazione a chemioterapia a base di cisplatino rappresenta un risultato epocale che può dare speranza ai pazienti affetti dal tumore uroteliale poiché è la prima associazione concomitante di chemio-immunoterapia a dimostrare un tale miglioramento rispetto allo standard di cura di combinazioni a base di cisplatino. Le implicazioni di questi dati hanno il potenziale per cambiare la pratica clinica e trasformare il modo in cui vengono trattati i pazienti eleggibili al cisplatino”.

“Storicamente non abbiamo avuto la disponibilità di opzioni efficaci a base di immunoterapia nel setting di prima linea per i pazienti con carcinoma uroteliale non resecabile o metastatico eleggibili al cisplatino. Siamo orgogliosi di questi risultati che dimostrano che nivolumab più chemioterapia a base di cisplatino può offrire ai pazienti la speranza e i benefici di sopravvivenza con questo approccio immunoterapico”, dichiara Dana Walker, M.D., M.S.C.E., Vicepresidente, global program lead, genitourinary cancers, Bristol Myers Squibb. “I risultati di CheckMate -901 rafforzano la nostra ricerca che ha mostrato un miglioramento della sopravvivenza globale con i trattamenti a base di nivolumab in diversi tipi di tumori tra cui quelli genitourinari. Siamo impazienti di discutere i dati con le autorità sanitarie globali nei prossimi mesi e nutriamo una grande speranza di poter potenzialmente offrire a questi pazienti un nuovo regime terapeutico di cui hanno grande necessità”.

Bristol Myers Squibb ringrazia i pazienti e i ricercatori coinvolti nello studio clinico CheckMate -901.

Nivolumab e le associazioni a base di nivolumab hanno mostrato un miglioramento significativo della OS negli studi clinici di Fase 3 in numerosi tumori, tra cui il carcinoma uroteliale metastatico, il carcinoma a cellule renali avanzato, il tumore del polmone non a piccole cellule, il mesotelioma maligno della pleura, il melanoma metastatico e il carcinoma esofageo a cellule squamose.

Lo studio CheckMate -901

CheckMate -901 è uno studio randomizzato di Fase 3 in aperto, volto a valutare nivolumab in associazione a ipilimumab o nivolumab in associazione a chemioterapia a base di cisplatino seguiti da nivolumab in monoterapia rispetto allo standard di cura con la sola chemioterapia, nei pazienti con carcinoma uroteliale non resecabile o metastatico.

Nello studio CheckMate -901, che valuta nivolumab con chemioterapia a base di cisplatino rispetto allo standard di cura con la sola chemioterapia, 608 pazienti eleggibili alla chemioterapia con cisplatino sono stati randomizzati a ricevere 360 mg di nivolumab in associazione a chemioterapia a base di cisplatino ogni 3 settimane oppure chemioterapia seguita da 480mg/Q4 di nivolumab in monoterapia fino a progressione di malattia o morte per un massimo di due anni. Gli endpoint primari dello studio sono la sopravvivenza globale (OS) e la sopravvivenza libera da progressione (PFS). Lo studio è tuttora in corso per analizzare nivolumab più ipilimumab rispetto alla chemioterapia standard di cura.

I risultati di OS e PFS dei pazienti eleggibili alla chemioterapia con cisplatino si basano sull’analisi di efficacia finale di questi endpoint.

Il carcinoma uroteliale

Il tumore della vescica è il 10°tumore più comune nel mondo, con più di 573.000 nuove diagnosi all’anno. Il carcinoma uroteliale, che più frequentemente ha origine nelle cellule che rivestono l’interno della vescica, rappresenta circa il 90% dei casi di tumore della vescica. Oltre alla vescica, il carcinoma uroteliale può insorgere a livello di altri punti del tratto urinario, tra cui gli ureteri e la pelvi renale. La maggior parte dei carcinomi uroteliali viene diagnosticata in fase iniziale, ma circa il 50% dei pazienti operati mostra progressione di malattia e recidiva due o tre anni dopo la chirurgia. Circa il 20%-25% dei pazienti con carcinoma uroteliale sviluppa la malattia metastatica. La scarsa durata delle risposte con la sola chemioterapia nel setting di prima linea rappresenta una sfida importante per il trattamento della malattia metastatica e le opzioni terapeutiche in seconda linea per i pazienti con carcinoma uroteliale avanzato sono limitate.