Terapia con Radioligandi: un libro AIOM fa il punto


Per informare clinici, pazienti e Istituzioni, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ha realizzato il libro “Terapia con radioligandi 50 domande 50 risposte”

carcinoma uroteliale radioligandi

In Italia solo circa 30 centri sono in grado di erogare la terapia con radioligandi, che rilascia radiazioni direttamente nelle cellule neoplastiche ovunque siano presenti, agendo quindi in modo altamente specifico e con estrema precisione. Questo approccio è già disponibile nel trattamento dei tumori neuroendocrini, dove ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti. In un’ottica più ampia e indiretta, garantisce inoltre risparmi per il sistema sanitario, grazie alla riduzione dei tempi di ospedalizzazione, pari a uno, al massimo due giorni ogni sei/otto settimane per un totale di 4 cicli.

Solo team multidisciplinari dedicati sono in grado di orientare questo tipo di cure, che vanno condotte in centri di medicina nucleare di riferimento. I passi avanti della ricerca stanno evidenziando il ruolo dei radioligandi anche in trattamenti terapeutici di neoplasie a maggior incidenza, come il carcinoma della prostata resistente ad altri trattamenti. Su queste premesse è urgente un potenziamento dei centri di Medicina Nucleare, perché dispongano di sufficiente personale formato ad hoc. Servono inoltre fondi per l’adeguamento delle infrastrutture ospedaliere, tenendo conto del numero elevato di potenziali pazienti che in breve tempo potrà giovarsi di queste terapie e del loro apporto concreto a patologie così diffuse. Deve essere inoltre ben regolamentato il funzionamento dei team multidisciplinari.

Per informare clinici, pazienti e Istituzioni, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ha realizzato il libro “Terapia con radioligandi 50 domande 50 risposte” sottoscritto anche dall’Associazione Italiana di Medicina Nucleare e Imaging Molecolare (AIMN), con il contributo non condizionante di Advanced Accelerator Applications, a Novartis Company.

“La medicina di precisione sta aprendo una nuova frontiera, la teragnostica, in cui diagnosi e terapia utilizzano la stessa molecola, il cosiddetto ‘carrier’, cioè il ligando, in grado di legarsi specificamente e con elevata affinità soltanto alle cellule neoplastiche, portando con sé la particella radioattiva capace di emettere radiazioni terapeutiche – afferma Saverio Cinieri, Presidente Fondazione AIOM -. La terapia con radioligandi, che associa le nuove conoscenze sulla biologia del cancro all’utilizzo di particelle radioattive molto potenti in grado di distruggere le cellule neoplastiche ovunque si trovino, è l’evoluzione più significativa del concetto di teragnostica. Nessuna altra strategia è in grado di delineare con altrettanta accuratezza e predittività se, quanto e come si potrà colpire il target tumorale ancor prima di iniziare la terapia. La sempre più elevata personalizzazione dei trattamenti grazie a questo approccio può contribuire a un miglior uso delle risorse, con riduzione dei costi di ospedalizzazione, migliorando così la qualità e l’efficacia delle cure e il governo della spesa sanitaria”.

“La terapia con radioligandi, nei suoi molteplici aspetti di gestione come da normativa, necessita di un indispensabile adeguamento infrastrutturale, essenziale perché possa esserne garantita l’erogazione e perché questa strategia terapeutica diventi opportunità di cura accessibile in modo uniforme su tutto il territorio – spiega Maria Luisa De Rimini, Presidente AIMN -. Esistono ampi margini di miglioramento per ottimizzarne l’impiego, così da garantire equità di accesso su tutto il territorio nazionale a pazienti con corretta indicazione clinica. Superare la disomogeneità di distribuzione geografica, aumentando il numero di Strutture di Medicina Nucleare in grado di erogare questi trattamenti, consentirà di eliminare il fenomeno della migrazione sanitaria che spesso costringe pazienti e loro familiari a disagi da lunghi viaggi. Su questa evidenza AIMN, guardando al modello della Medicina di Precisione in Strutture di Medicina Nucleare in grado di espletare diagnosi e terapia mirata, auspica che nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale sia consentito di superare ogni criticità al fine di rendere idonea disponibilità a questi trattamenti terapeutici con radioligandi anche in patologie che coinvolgono un più ampio numero di pazienti”.

I team multidisciplinari sono una realtà da cui non si può prescindere nella cura del cancro e sono ampiamente presenti in oncologia. “Ancor più guardando all’arrivo di questa terapia, se ne impone una revisione che assicuri che nel team siano assicurate tutte le competenze, ivi compresa quella del Medico Nucleare così come raccomandato dal Piano Oncologico Nazionale 2022-2027, e perché sia definito un flusso nel percorso di cura ben chiaro, dalla diagnosi al follow up – continua De Rimini -. Il valore aggiunto dei team multidisciplinari si è dimostrato con evidenza nel caso dei tumori rari, tipicamente nei neuroendocrini (NET), dove è più che mai necessario riunire competenze specifiche. Un team di specialisti dedicati ai NET, concentrati simultaneamente sul singolo caso clinico, rappresenta la premessa per la miglior impostazione diagnostica e terapeutica. Su queste basi, nel corso degli anni i centri di riferimento si sono dotati di team multidisciplinari dedicati a queste specifiche patologie, in cui compaiono medici nucleari, oncologi, endocrinologi, gastroenterologi, chirurghi, patologi, specialisti di fisica medica e radiologi”.

“Questo modello di gestione – sottolinea Massimo Di Maio, Presidente eletto AIOM – è un requisito indispensabile per lo standard di qualità assistenziale dei pazienti con NET, richiesto per la certificazione da parte della ‘European Neuroendocrine Tumors Society’ e promosso da ItaNET, che dal 2010 riunisce i medici appartenenti alle varie specialità che si occupano della gestione dei tumori neuroendocrini. Anche le più recenti Linee Guida AIOM-ItaNET evidenziano l’importanza della condivisione delle scelte terapeutiche e la necessità di inserire il paziente in un percorso integrato e dedicato, gestito da un team multidisciplinare. La terapia con radioligandi non può essere erogata da tutti gli ospedali, per questo è ancora più importante che i team multidisciplinari dei centri periferici siano messi in condizione di lavorare quanto più possibile a stretto contatto con l’expertise centrale delle strutture che sono in grado di prendere in carico i pazienti”.

“L’esperienza clinica di utilizzo dei radioligandi deriva proprio dal trattamento dei tumori neuroendocrini, che si presentano nella maggior parte dei casi in fase metastatica – sottolinea Marcello Tucci, Direttore dell’Oncologia dell’Ospedale Cardinal Massaia di Asti -. Sono a bassa incidenza, molto eterogenei e interessano cellule con caratteristiche endocrine e nervose presenti in numerosi organi come polmoni, bronchi, intestino, retto, appendice e pancreas. I più diffusi, localizzati nel tratto gastro-entero-pancreatico, fanno registrare ogni anno circa 2200 nuovi casi in Italia e richiedono un percorso diagnostico-terapeutico complesso”. “Partendo dall’esperienza dei NET – continua Marcello Tucci -, numerosi studi internazionali hanno valutato il potenziale dei radioligandi in fase diagnostica e terapeutica in diverse neoplasie, come il cancro della mammella, del pancreas, del polmone, della prostata, il melanoma, il linfoma e il mieloma multiplo. Grazie anche alla terapia con radioligandi, il tumore della prostata sta vivendo il suo ingresso in una nuova ‘era’ di terapie nel segno della medicina di precisione”.

“I cittadini tendono a confondere la terapia con radioligandi con la radioterapia ‘classica’, senza distinguerne le specificità, i meccanismi d’azione, i possibili rischi e benefici – conclude Cinieri -. I pazienti, e spesso anche alcuni clinici, nutrono un pregiudizio negativo nei confronti delle sostanze radioattive. Nonostante la Medicina Nucleare sia sicura e ben tollerata, tuttora la radioattività suscita paura e scarsa fiducia. Anche i medici di famiglia non sono sufficientemente formati e informati. Lo stesso vale per i rappresentanti delle Istituzioni, che necessitano di continui aggiornamenti sulle nuove strategie contro il cancro. Una formazione adeguata sui radioligandi, inoltre, è indispensabile per i professionisti più direttamente coinvolti nell’innovazione, come gli oncologi, i medici nucleari, gli specialisti in fisica medica e i radiofarmacisti”.