Sclerosi sistemica: antiacidi interferiscono con mofetil micofenolato


Sclerosi sistemica: chi usa antiacidi potrebbe sperimentare una riduzione della biodisponibilità di mofetil micofenolato

Sclerosi sistemica, fenomeno di raynaud

I pazienti con sclerosi sistemica (SSc) che assumono antiacidi potrebbero sperimentare una riduzione della biodisponibilità di mofetil micofenolato (MMF), utilizzato per il trattamento della patologia reumatologica. Queste le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato su Seminars in Arthritis and Rheumatism

Razionale e disegno dello studio
Il mofetil micofenolato (MMF) rappresenta un’opzione di trattamento efficace per la malattia polmonare interstiziale (ILD) associata a sclerosi sistemica (SSc).  Molti pazienti necessitano della co-somministrazione di inibitori della pompa protonica (PPI) o di bloccanti del recettore H2 (HRB) a causa di varie manifestazioni gastrointestinali (GI) associate alla SSc. Il co-trattamento con PPI o HRB ha dimostrato di ridurre i livelli sierici dei farmaci nei pazienti post-trapianto.

Su questi presupposti è stato concepito il nuovo studio, che si è proposto di verificare l’esistenza di un fenomeno simile per il micofenolato in pazienti con SSc. A tal scopo, i ricercatori hanno reclutato 20 pazienti affetti da SSc, che assumevano una dose stabile di MMF (1,5-3 g), per sottoporli ad uno studio sequenziale cross over con MMF da solo nel primo mese, seguito da un co-trattamento con ranitidina e poi esomeprazolo, rispettivamente nel secondo e terzo mese.

I ricercatori hanno misurato la biodisponibilità del MMF nei pazienti durante il trattamento con ranitidina o esomeprazolo e l’impatto dei farmaci sul punteggio totale GI dello strumento UCLA Scleroderma Clinical Trial Consortium Gastrointestinal Tract 2.0.

Costituivano motivo di esclusione dallo studio la co-prescrizione di colestiramina, di antiacidi contenenti magnesio o alluminio e rifampicina; l’assunzione di una dose equivalente di prednisolone > 5 mg/die; l’assunzione di MMF più un IPP o una HRB al basale; la compresenza di una malattia renale cronica con una velocità di filtrazione glomerulare < 30 mL/min; la sieropositività all’HIV, all’HCV o all’HBV; l’essere affetti da una malattia polmonare allo stadio terminale o da ulcere gastroduodenali.

Risultati principali
Dall’analisi dei dati è emerso che i livelli medi stimati delle AUC a 12 ore dell’acido micofenolico si erano ridotti del 32,7% (differenza media = 22,28 μg h mL-1) quando i pazienti avevano aggiunto l’esomeprazolo, mentre si sono ridotti del 21,97% (differenza media = 14,93 μg h mL-1) quando avevano aggiunto la ranitidina rispetto al solo MMF.

Non solo: Il parametro farmacocinetico della T-max non differiva significativamente tra MMF da solo e MMF più ranitidina, mentre era significativamente diverso con esomeprazolo. La C-max è diminuita significativamente con la somministrazione di ranitidina o esomeprazolo rispetto al solo MMF.

Da ultimo, i punteggi gastrointestinali totali sono diminuiti quando i pazienti hanno aggiunto esomeprazolo o ranitidina.

Riassumendo
Nel complesso, lo studio ha dimostrato che la co-somministrazione di PPI o HRB può ridurre significativamente la biodisponibilità del MMF nei pazienti con SSc. Per evitare il fallimento terapeutico del trattamento con MMF, pertanto, si impone il monitoraggio dei livelli di farmaco quando questi agenti sono co-prescritti con il MMF.

Bibliografia
Glaxon A et al. Co prescription of anti-acid therapy reduces the bioavailability of mycophenolate mofetil in systemic sclerosis patients: A crossover trial. Seminars in Arthritis and Rheumatism Volume 63, December 2023, 152270
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