Parkinson: un probiotico per 3 mesi migliora i sintomi non motori


Far assumere ai pazienti con malattia di Parkinson e costipazione un probiotico per 3 mesi ha migliorato non solo il loro microbioma intestinale ma anche i sintomi non motori

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Far assumere ai pazienti con malattia di Parkinson (PD) e costipazione un probiotico per 3 mesi ha migliorato non solo il loro microbioma intestinale ma anche i sintomi non motori come sonno, affaticamento e costipazione. Lo dimostrano i risultati di un nuovo studio randomizzato presentato a Copenhagen nel corso dell’International Congress of Parkinson’s Disease and Movement Disorders (MDS) 2023.

I partecipanti che hanno assunto il probiotico hanno anche visto un ritardo ridotto nel “tempo on” del trattamento con levodopa, riducendo così il tempo all’efficacia del trattamento, ha detto Valentina Leta, del dipartimento di neuroscienze presso King’s College London Institute of Psychiatry, Psychology and Neuroscience.

«Ogni persona con PD potrebbe avere un certo grado di disfunzione gastrointestinale e praticamente l’intero tratto potrebbe essere interessato, dalla cavità orale al retto» ha specificato Leta.

Diversi meccanismi diversi sono stati associati a tale disfunzione gastrointestinale, ha ricordato, compresi i cambiamenti proinfiammatori nel microbiota intestinale. Quindi, ha fatto notare, un intervento modulatorio «potrebbe essere una strategia terapeutica per il PD».

Tuttavia, «nonostante numerosi studi preclinici che mostrano potenziali effetti benefici su una varietà di meccanismi patologici coinvolti nel Parkinson, le prove cliniche sono limitate al trattamento della stitichezza» ha spiegato.

Formulazione liquida di quattro ceppi
Il team ha quindi condotto uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, in cui i pazienti con PD e costipazione, basato sui criteri Roma IV, sono stati assegnati in modo casuale a ricevere un probiotico o un placebo per 3 mesi.

Il probiotico utilizzato era una formulazione liquida che conteneva quattro ceppi: Lacticaseibacillus rhamnosus, Enterococcus faecium, Lactobacillus acidophilus e Lactiplantibacillus plantarum.

Un totale di 74 pazienti sono stati assegnati in modo casuale ai due bracci di studio. I due gruppi erano ben abbinati in termini socio-demografici, patologici e relativi alle caratteristiche correlate alla stitichezza, ha riferito Leta, e solo 3 pazienti in ciascun braccio hanno interrotto lo studio.

L’intervento con probiotico ha mostrato un «buon profilo di tollerabilità e sicurezza, con un numero simile di eventi avversi tra i due gruppi e nessun evento avverso grave» ha aggiunto la ricercatrice.

Aumento dell’abbondanza dei batteri benefici
Lo studio ha raggiunto il suo esito primario di modificazioni nel microbioma intestinale alla fine dell’intervento di 12 settimane. Il probiotico è stato associato a un «aumento statisticamente significativo dell’abbondanza di batteri che sono noti per avere proprietà benefiche legate alla salute, come le Odoribacteraceae» ha detto Leta.

È noto che tali batteri sono « ridotti nelle persone con malattia di Parkinson» ha spiegato «e sono coinvolti nella produzione di acidi grassi a catena corta, con proprietà benefiche».

L’endpoint secondario dello studio includeva cambiamenti nei sintomi motori e non motori e il probiotico è stato associato a un miglioramento significativo del “tempo on” con il trattamento con levodopa, abbreviando questo periodo da una media di 31,43 minuti al basale a 23,95 minuti alla valutazione post-intervento (P < 0,027).

C’è stato anche un miglioramento significativo nel punteggio della scala dei sintomi non motori (NMSS, Non-Motor Symptoms Scale) tra il basale e la valutazione post-intervento nei pazienti trattati con il probiotico, da 70,71 a 61,34 (P = 0,005). Questo, ha specificato Leta, è stato «guidato da miglioramenti nel sonno, nella fatica e nei domini gastrointestinali». Non sono stati osservati invece miglioramenti significativi nel braccio placebo.

Ipotesi meccanicistiche
«Possiamo supporre che ci sia un legame tra la riduzione del ‘tempo all’on’ e il miglioramento della stitichezza» ha affermato la ricercatrice. «Stiamo facendo alcune analisi in termini di farmacocinetica della levodopa per capire davvero i meccanismi alla base di questo risultato».

Sebbene il miglioramento della stitichezza sia «una delle possibili ipotesi per il miglioramento del ‘tempo on’ ce n’è una più speculativa» in cui i probiotici modulano parametri infiammatori che potrebbero contribuire al miglioramento del sonno, ha aggiunto.

Fonte: International Congress of Parkinson’s Disease and Movement Disorders (MDS) 2023, Copenhagen.