Scompenso cardiaco: i benefici del farmaco cinese qiliqiangxin


Il qiliqiangxin, un farmaco tradizionale cinese a base di 11 piante diverse, riduce in modo significativo le ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca e i decessi

cuore scompenso cardiaco

Il qiliqiangxin, un farmaco tradizionale cinese a base di 11 piante diverse, riduce in modo significativo le ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca e i decessi per cause cardiovascolari nei pazienti con insufficienza cardiaca e frazione di eiezione ridotta (HFrEF). È quanto emerge dai risultati di una ricerca innovativa, lo studio QUEST, presentata pochi giorni fa in una Hot Line session ad Amsterdam, al congresso della European Society of Cardiology (ESC).

Lo studio ha evidenziato nei pazienti trattati con qiliqiangxin in aggiunta alla terapia medica basata sulle linee guida una riduzione significativa, pari al 22%, del rischio di mortalità cardiovascolare e di riospedalizzazioni per scompenso cardiaco a 18 mesi rispetto ai pazienti trattati con un placebo (HR 0,78; IC al 95% 0,68-0,90).

«Si tratta di una terapia combinata», ha sottolineato l’autore principale dello studio, Xinli Li, dell’Università di Nanchino, durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati. Li ha aggiunto che QUEST unisce la medicina tradizionale cinese, con la sua storia che risale a migliaia di anni fa, e terapie occidentali comprovate.

«Per quanto ne sappiamo, il nostro è stato il primo studio randomizzato, controllato e in doppio cieco su un farmaco tradizionale cinese per il trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica. I nostri risultati mostrano un beneficio clinico significativo di qiliqiangxin nei pazienti con HFrEF, che supporta l’uso di questo medicinale come terapia aggiuntiva per il trattamento dell’insufficienza cardiaca», ha affermato Li.

L’esperta invitata a discutere lo studio, Carolyn Lam, del National Heart Centre di Singapore, ha definito i risultati «straordinari», sottolineando che la sperimentazione è stata condotta nel bel mezzo della pandemia di COVID-19 e che tutti i pazienti stavano già assumendo la terapia medica ottimale di base.

«Ora disponiamo di prove scientificamente rigorose su una medicina tradizionale utilizzata da milioni di persone con insufficienza cardiaca in Cina», ha affermato Lam, aggiungendo che «QUEST stabilisce un nuovo standard per l’evidenza clinica con le medicine tradizionali e mette realmente in discussione l’approccio preciso riduzionista della medicina occidentale».

Estratto di 11 tipi di erbe
Qiliqiangxin è un estratto ottenuto da 11 tipi di erbe ed è un medicinale brevettato (prodotto da Yiling Pharmaceuticals) e approvato dal 2004 in Cina per affrontare i deficit di Qi cardiaco e Yang circolatorio nell’insufficienza cardiaca: “tonifica” il Qi e “riscalda” lo Yang, ha spiegato Li, sottolineando che il prodotto contiene composti attivi con un meccanismo d’azione simile a quello di altri diuretici, vasodilatatori e agenti cardiotonici. Studi meccanicistici hanno anche dimostrato che sovraregola il recettore gamma attivato dai proliferatori dei perossisomi e il suo co-attivatore, ha detto l’autore.

In uno studio pilota della durata di 12 settimane pubblicato 10 anni fa, il trattamento con qiliqiangxin in aggiunta al trattamento consolidato per lo scompenso cardiaco ha mostrato di ridurre i livelli di peptide natriuretico di tipo pro-B N-terminale (NT-proBNP) del 25% e di migliorare i sintomi dell’insufficienza cardiaca in pazienti con HFrEF. Studi preclinici hanno inoltre indicato che qiliqiangxin ha effetti benefici sull’attenuazione della fibrosi miocardica e sul rimodellamento cardiaco.

Lo studio QUEST
Parlando con i media, Li ha spiegato che, nonostante l’uso della terapia medica raccomandata dalle linee guida, come i beta-bloccanti, gli antagonisti del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) e gli antagonisti dei recettori dei mineralcorticoidi (MRA), la prevalenza dello scompenso cardiaco in Cina rimane elevata, e le stime suggeriscono che colpisce circa l’1% della popolazione (circa 7,5 milioni di adulti di età pari o superiore a 35 anni). L’obiettivo dello studio QUEST era determinare se l’aggiunta di qiliqiangxin alla terapia medica indicata dalle linee guida potesse ridurre ulteriormente la morbilità e la mortalità nei pazienti con HFrEF.

Il trial è stato condotto in 133 ospedali della Cina continentale e della regione amministrativa speciale di Hong Kong, e ha arruolato pazienti adulti con HFrEF con una frazione di eiezione ventricolare sinistra non superiore al 40% e livelli di NT-proBNP pari o superiori a 450 pg/ml, che avevano seguito un regime basale standardizzato stabile per almeno 2 settimane prima dell’arruolamento.

Complessivamente, sono stati arruolati 3110 pazienti (età media 63 anni; circa il 70% maschi; valore mediano di NT-proBNP pari 1727 pg/ml; frazione di eiezione ventricolare sinistra media del 32%), assegnati secondo un rapporto di randomizzazione 1:1 al trattamento con qiliqiangxin (quattro capsule, tre volte al giorno) oppure un placebo, in aggiunta ai farmaci standard per l’insufficienza cardiaca cronica.
L’endpoint primario era rappresentato dall’insieme delle riospedalizzazioni per il peggioramento dell’insufficienza cardiaca e i decessi per cause cardiovascolari.

Rischio di riospedalizzazioni per lo scompenso e decessi cardiovascolari ridotto del 22%
Durante un follow-up mediano di 18,3 mesi, l’incidenza dell’endpoint primario è risultata del 25,02% nel braccio trattato con qiliqiangxin e 30,03% nel braccio di controllo (HR 0,78; IC al 95% 0,68-0,90; P < 0,001).
Questo effetto è risultato correlato sia a un minor rischio di riospedalizzazione (-24%) per il peggioramento dell’insufficienza cardiaca (HR 0,76; IC al 95% 0,64-0,90; P = 0,002) sia alla riduzione del rischio (-17%) di morte cardiovascolare (HR 0,83; IC al 95% 0,68-0,996; P = 0,045) nel gruppo trattato con la medicina tradizionale cinese.

L’effetto di qiliqiangxin sull’endpoint primario, ha riferito Li, è risultato generalmente coerente nei vari sottogruppi prespecificati, inclusi quelli definiti in base all’età e al livello di NT-proBNP, e nei pazienti in trattamento o meno con inibitori del recettore dell’angiotensina/neprilisina (ARNI).

La Lam ha affermato che l’analisi dei sottogruppi è particolarmente importante, poiché suggerisce che i pazienti non ottimizzati con la terapia medica di base potrebbero stare un po’ meglio se trattati con qiliqiangxin. In tutta la Cina vi è un elevato consumo di ACE inibitori, ARB e altri farmaci per l’insufficienza cardiaca, ma i dosaggi medi tendono a essere più bassi rispetto a quelli raccomandati. Nel registro ASIAN-HF, per esempio, la dose raccomandata dalle linee guida è stata utilizzata solo nel 17% dei pazienti ai quali erano stati prescritti ACE inibitori o ARB, nel 13% di quelli ai quali erano stati prescritti beta-bloccanti e nel 29% di quelli ai quali erano stati prescritti MRA. Resta una questione aperta se qiliqiangxin possa avere una nicchia particolare per coloro che non sono ottimizzati con la terapia medica indicata dalle linee guida o con le dosi raccomandate, ha affermato la Lam.
In termini di endpoint secondari, la riduzione del livello sierico di NT-proBNP a 3 mesi è risultata maggiore nel braccio trattato con qiliqiangxin (-444,00 [intervallo inter quartile da -1401,00 a 85,00]) rispetto al braccio placebo (-363,00 [intervallo interquartile intervallo da -1280,00 a 183,00]) (P = 0,047), coerentemente con quanto visto nello studio pilota precedente.

Qiliqiangxin ben tollerato
L’analisi degli endpoint di sicurezza non ha dimostrato alcuna differenza significativa nel tasso di mortalità per qualunque causa, che è risultato del 14,21% nel braccio sperimentale e 16,85% nel gruppo placebo (HR 0,84; IC al 95% 0,70-1,01 ; P = 0,058).

Le capsule di Qiliqiangxin sono risultate ben tollerate, senza differenze sostanziali tra i due gruppi in termini di eventi avversi tra cui sintomi gastrointestinali, peggioramento della funzionalità renale e aumento degli enzimi epatici.

Possibile effetto diuretico
Joseph Wu, della Stanford University, nonché presidente dell’American Heart Association (AHA), non coinvolto nello studio, ha affermato che la riduzione dei livelli di NT-proBNP suggerisce che qiliqiangxin eserciti un effetto diuretico e riduca il sovraccarico di volume. Ciò spiegherebbe il miglioramento dei ricoveri per scompenso cardiaco, nonché il miglioramento sintomatico osservato nello studio precedente.

Nel suo sito web, il produttore afferma che qiliqiangxin è equivalente agli ACE inibitori, ai beta-bloccanti, alla digossina e alla furosemide, ma è probabilmente una forzatura, ha osservato l’esperto.

Wu ha anche sottolineato che se il produttore vuole che il farmaco sia accettato in Occidente, occorrerà capire quale degli 11 componenti sia responsabile dell’effetto, cosa che non dovrebbe essere difficile.

I prossimi passi
Lo studio QUEST è stato avviato prima della pubblicazione dello studio DAPA-HF, il primo a dimostrare che il trattamento con un inibitore di SGLT2 potrebbe ridurre il rischio di peggioramento dell’insufficienza cardiaca o di morte per cause cardiovascolari. Da allora, gli inibitori di SGLT2 sono emersi come uno dei ‘quattro pilastri’ del trattamento dello scompenso cardiaco e ora questa classe di farmaci ha una raccomandazione di classe 1 per il trattamento dell’HFrEF sintomatico e cronico, indipendentemente dalla compresenza o meno di diabete.

La Lam ha affermato che determinare l’effetto di qiliqiangxin in aggiunta all’attuale terapia indicata dalle linee guida, inclusi gli inibitori di SGLT2 e i device, nonché in aggiunta alle dosi raccomandate dalle linee guida, rappresenta un importante passo successivo.

Bisognerebbe anche capire se possano esserci differenze etniche/regionali in termini di effetto del trattamento, sicurezza, tollerabilità e aderenza, nonché verificare se la compliance possa rappresentare un problema, dal momento che il trattamento con qiliqiangxin richiede l’assunzione di quattro capsule tre volte al giorno.

Bibliografia
X. Li, et al. Qiliqiangxin in heart failure: assessment of reduction in mortality. ESC 2023.