Sicurezza nelle aree portuali: accorda tra Inail Lazio e AdSP Tirreno centrale


Protocollo per la sicurezza nelle aree portuali: firmato il primo accordo attuativo tra Inail Lazio e Autorità del Tirreno centro settentrionale

Recovery Plan: 120 milioni per il porto di Civitavecchia. Il presidente dell'AdSP Musolino: "Risultato che ci consentirà la trasformazione del porto"

Il direttore regionale Inail Lazio, Domenico Princigalli, e il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale (AdSP) del Mar Tirreno centro settentrionale, Pino Musolino, ieri mattina a Roma hanno sottoscritto un accordo che darà il via a una serie di iniziative congiunte volte alla prevenzione delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro connessi alle operazioni e ai servizi portuali che si svolgono nello scalo di Civitavecchia, da attuare con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e delle associazioni imprenditoriali di categoria e in collaborazione con le altre istituzioni competenti, a partire da Regione e Asl. I contenuti e le finalità dell’iniziativa, la prima promossa a livello territoriale in attuazione del protocollo nazionale tra Inail, Assoporti e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dello scorso 12 aprile, sono stati presentati nel corso di un incontro ospitato presso il Conference Center Inail di via Quattro Novembre, al quale sono intervenuti anche il direttore generale dell’Istituto, Andrea Tardiola, il sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Claudio Durigon, e il sindaco di Civitavecchia, Ernesto Tedesco.

Princigalli: “È una realtà peculiare in cui convivono diverse famiglie professionali”. Come sottolineato da Princigalli in apertura, “questo accordo rende più strutturato il rapporto già consolidato tra l’Inail e l’Autorità di Civitavecchia” e prevede, in particolare, “l’avvio di progetti specifici di formazione, informazione e sensibilizzazione, per favorire interventi di prevenzione nelle imprese del sistema portuale, l’implementazione di strumenti semplificati per l’analisi dei rischi e la mappatura degli infortuni e dei quasi infortuni, da cui è possibile ricavare informazioni utili per individuare le modalità migliori per proteggere i lavoratori”. Per il direttore regionale dell’Istituto, “sotto questo aspetto le aree portuali, a partire da quella di Civitavecchia, rappresentano un laboratorio straordinario per l’Inail, perché costituiscono un ambiente di lavoro molto complesso e peculiare in cui convivono diverse famiglie professionali, che sono esposte a rischi specifici e che interferiscono tra loro”. Dai dati dell’Istituto emerge che i principali rischi nelle realtà portuali riguardano la movimentazione di merci e le attività di magazzino, seguite dalla conduzione di mezzi pesanti e dalla movimentazione di macchine e mezzi operativi sulle navi. La maggioranza degli incidenti avviene nelle aree operative (banchine) o di viabilità e stoccaggio (piazzali) dei porti, mentre sulle navi le zone più a rischio sono quelle interessate dalle operazioni di carico e scarico merci e dalla movimentazione dei mezzi.

Musolino: “La formazione tassello fondamentale per la prevenzione”. Ricordando i due casi mortali avvenuti lo scorso febbraio negli scali di Civitavecchia e Trieste, il presidente dell’AdSP del Mar Tirreno centro settentrionale ha spiegato che “i porti sono luoghi di lavoro complessi e pericolosi, che non ci consentono di avere margini di improvvisazione”. Di qui l’importanza prioritaria attribuita alle iniziative di formazione, fondamentali “per preparare adeguatamente i lavoratori inesperti alla gestione del rischio, ma anche per evitare gli eccessi di confidenza di quelli più esperti. La più alta incidenza degli infortuni sul lavoro, infatti, è nelle fasce 15-24 anni e 55-64 anni”. Sindacati e associazioni di categoria, ha aggiunto Musolino, “ci stanno aiutando a diffondere la consapevolezza della necessità di essere formati ai fini della prevenzione, ma come Paese dobbiamo anche ragionare su quanto sia possibile incrementare la velocità del sistema produttivo dei porti senza compromettere la salute e la sicurezza sul lavoro. L’accordo di oggi è il punto di partenza di un percorso destinato a non fermarsi, perché grazie all’innovazione tecnologica il lavoro portuale nei prossimi 10 anni sarà radicalmente diverso rispetto a quello che è stato negli ultimi 50”.

Tardiola: “Grandi gruppi, Pmi e mondo della scuola al centro della nostra strategia”. A proposito della necessità di trovare un equilibrio tra l’accelerazione dei processi e la tutela dei lavoratori, il direttore generale dell’Inail ha evidenziato che “stiamo vivendo una stagione caratterizzata da grandi investimenti e da una competizione serrata tra diversi modelli produttivi, da cui deriva una pressione fortissima sulle procedure organizzative che espone a rischi crescenti”. La straordinaria complessità del sistema economico italiano, ha aggiunto Tardiola, “rende però necessario entrare nel dettaglio dei singoli processi, che vanno continuamente studiati”. L’Inail, in particolare, “sta lavorando su un tavolo a tre gambe: gli accordi con i grandi gruppi industriali, per sperimentare in contesti reali le soluzioni innovative sviluppate dalla ricerca, la grande attenzione alle micro, piccole e medie imprese, per le quali stiamo raddoppiando i fondi Isi destinati al miglioramento dei livelli di salute e sicurezza e ragionando su come finalizzare sempre di più i meccanismi di bonus/malus, e le iniziative all’interno del mondo della scuola, dove l’educazione al rischio ha delle ricadute positive per la riduzione degli infortuni”.

Durigon: “L’obiettivo deve essere quello degli zero morti sul lavoro”. Dopo l’intervento del sindaco Tedesco, che ha espresso soddisfazione per l’accordo tra Inail e AdSP sottolineando “la grande valenza per tutto il Paese, dal punto di vista logistico, organizzativo e turistico, del porto di Civitavecchia”, il sottosegretario Durigon nell’intervento conclusivo ha ricordato i cinque operai deceduti nell’incidente ferroviario di Brandizzo, ribadendo che “l’obiettivo di tutti – politica, istituzioni, aziende e lavoratori – deve essere quello degli zero morti sul lavoro”. Le cause degli infortuni sono molteplici, ha aggiunto, “dall’eccesso di confidenza ai rischi che derivano dall’aumento della competizione con altri Paesi”. La soluzione per il sottosegretario passa anche attraverso “gli investimenti in prevenzione, l’incremento della vigilanza e il mondo della scuola, che può svolgere un ruolo importante per la diffusione della cultura della sicurezza”.