Laude Living Bologna: parlano Maurizio Piolanti e Marco Roversi


Vi sveliamo lo studentato Laude Living Bologna, un progetto architettonico di recente completamento, realizzato da Open Project e con il management di Beyoo

laude living

Nel cuore della Bolognina, il quartiere storico operaio del capoluogo emiliano, è da poco sorto un nuovo landmark urbano, che promette di ridefinire l’intera identità di questa zona in via di riqualificazione.

Protagonista di questa trasformazione è lo studentato Laude Living Bologna, un progetto architettonico di recente completamento, realizzato da Open Project e con il management di Beyoo.

Firma internazionale di ingegneria e architettura con sede a Bologna fondata quasi quarant’anni fa, Open Project annovera numerose realizzazioni, collaborando con grandi aziende sia nazionali che multinazionali. L’impegno e le sue competenze diversificate portano il team dello studio, composto da circa 50 professionisti, a una produzione variegata, che spazia dal residenziale all’edilizia ricettiva, dal culturale al commerciale, dalle fabbriche agli uffici, affermandosi come uno dei principali studi di architettura attivi in Italia.

Il progetto dello studentato Laude Living Bologna abbraccia una visione all’avanguardia, che coinvolge non solo gli studenti che risiedono in questi spazi innovativi ma anche i pendolari e i lavoratori che orbitano attorno all’area metropolitana di Bologna. Ancora più significativo è l’impatto positivo che il progetto ha sul quartiere circostante, che, proprio grazie alla presenza dello studentato, vede una rinascita del suo tessuto urbano, esempio tangibile di come l’innovazione architettonica possa trasformare interi quartieri, dando loro nuova vita e attività.

Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Maurizio Piolanti, a capo di Open Project insieme a Francesco Conserva, e Marco Roversi, titolare di Cesare Roversi, l’azienda specializzata in architettura di interni e arredi che ha realizzato i mobili per gli spazi condivisi dello studentato, disegnati dai progettisti.

Laude Living Bologna rappresenta un caso nuovo nel panorama degli studentati per via della sua formula ibrida di ospitalità, come è stata accolta questa novità?

Maurizio Piolanti: “Il successo della struttura è la prova che la formula di ospitalità proposta, unita alla qualità degli spazi e dell’edificio, è assolutamente in linea con le esigenze degli studenti e degli utenti, che trovano in questa nuova architettura una forma innovativa di residenza. Il connubio tra spazi comuni di servizio e socialità e unità private, completamente indipendenti per le esigenze del singolo, dà agli utenti diverse possibilità di vita nella struttura: più intime e private o più aperte alla socialità e alla contaminazione; che sono modalità che si possono alternare durante la giornata o durante i diversi periodi di vita e studio degli utenti.”

Tutte le vostre realizzazioni sono all’avanguardia per la sostenibilità ambientale ed energetica e il basso impatto degli edifici anche nel corso degli anni successivi alla loro costruzione. Nel caso di Laude Living Bologna quali sono gli elementi che ne fanno un’opera ecologica?

Maurizio Piolanti: “Gli edifici all’avanguardia in termini di sostenibilità ambientale ed energetica e a basso impatto, nel lungo termine, dovrebbero avere alcune caratteristiche, che poniamo alla base dei nostri progetti, come nel caso di Laude Living Bologna. In prima istanza l’efficienza energetica, ovvero edifici progettati per ridurre al minimo i consumi di energia, attraverso involucri edilizi ad alte prestazioni, sistemi di riscaldamento e raffreddamento efficienti e l’uso di energie rinnovabili. In secondo luogo, è importante la scelta di materiali sostenibili e durabili – materiali da costruzione ecocompatibili, riciclabili e a basso impatto ambientale, riducendo al minimo l’uso di risorse non rinnovabili – riducendo al minino i costi di gestione e futura manutenzione. Il processo progettuale deve porre attenzione alle risorse non rinnovabili, per esempio minimizzando i consumi dell’acqua e massimizzandone il recupero e il riuso. Un’opera ecologica deve essere durevole ed efficiente quindi, è fondamentale considerare strumenti di monitoraggio e controllo, al fine di ottimizzare consumi e utilizzo degli spazi. In ultimo l’opera deve essere concepita per adattarsi a futuri cambiamenti di modalità di utilizzo e, perfino, di destinazione d’uso. Questo perché l’impronta carbonica della costruzione deve essere “ammortizzata” nel tempo di vita più lungo possibile, proprio come ci hanno insegnato i maestri dell’antichità con opere che durano da secoli. Queste caratteristiche contribuiscono a garantire che un edificio sia all’avanguardia in termini di sostenibilità e abbia un basso impatto ambientale nel lungo termine.”

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In che modo l’architettura e l’interior design di alcuni ambienti possono ispirare e favorire la socialità di chi li vive?

Marco Roversi: “Lo studio Open Project, che ha ideato  gli arredi realizzati da Cesare Roversi, ha concepito tutti i piani contenenti le zone comuni: piano terra, interrato e quindicesimo, come spazi di accoglienza e di incontro che tendono a favorire  la socialità. Tutti questi luoghi sono concepiti come open space dove piccole isole funzionali si intersecano e permettono di vivere  la convivialità, grazie alla loro configurazione principale, insieme al bancone bar curvo, lungo undici metri, il divano turchese dalle linee sinuose che incornicia la zona di accoglienza e l’ampia scala a gradoni in betulla che ingloba sedute imbottite, concepita anch’essa come luogo di aggregazione.”

Quali erano gli obbiettivi nel realizzare gli arredi disegnati da Open Project per lo studentato?

Marco Roversi: “Gli obiettivi perseguiti da Cesare Roversi nel realizzare gli arredi disegnati da Open Project si sono concretizzati  nell’eseguire, nella modalità più fedele possibile al progetto, il passaggio da concept a realizzazione, avvalendosi della flessibilità produttiva propria dell’azienda e sfruttando la sua capacità  di eseguire accurate prototipazioni su cui basare l’esecuzione dei manufatti. Il risultato doveva rispondere a qualità sensoriali immediatamente percepibili, sia visive che tattili, tramite i colori, le textures e  i  dettagli costruttivi, sempre con l’attenzione a prediligere materiali e tecniche ecosostenibili.”

Fonte: Ufficio stampa Sign Press