Cheratosi attinica: creme solari fotoprotettive fondamentali


Cheratosi: le creme solari fotoprotettive ricoprono un ruolo fondamentale nell’inibire la formazione di lesioni neoplastiche indotte da radiazioni solari nei pazienti

Nei pazienti con danno attinico grave, l'uso topico e orale per 12 mesi di un estratto di Polypodium leucotomos ha comportato miglioramenti sia clinici che anatomici

La radiazione ultravioletta (UV) è la principale causa ambientale dei tumori della pelle non-melanoma (NMSC). Un aumento della dose cumulativa di esposizione al sole nel corso della vita è associato a un aumento del rischio di sviluppo di cheratosi attiniche (AK), lesioni cutanee precancerose che, senza un precoce ed efficace trattamento, possono progredire in carcinoma squamocellulare (SCC) o, meno frequentemente, in carcinoma basocellulare (BCC). Più del 50% dell’incidenza di SCC insorge dalle AK.

Nei soggetti immunocompromessi o in quelli sottoposti a trapianto d’organo (OTR), il rischio di sviluppare AK e SCC è circa 100 volte superiore rispetto alla popolazione immunocompetente.

Le creme solari fotoprotettive ricoprono pertanto un ruolo fondamentale nell’inibire la formazione di lesioni neoplastiche indotte da radiazioni solari nei pazienti immunocompetenti e, in particolar modo, nel contesto di immunosoppressione sistemica.

Il concetto di fotoprotezione è fondamentale perché l’esposizione senza protezione ai raggi ultravioletti provoca delle alterazioni cellulari a livello dell’epidermide che poi culminano con la degenerazione in senso neoplastico. Si verifica quindi un’interazione diretta della radiazione ultravioletta sulle cellule dell’epidermide con alterazioni a livello genetico, che poi portano allo sviluppo di cellule neoplastiche.

Più nello specifico, la radiazione solare alla quale l’essere umano si trova spesso esposto è composta da una componente UVA e UVB. L’UV-B è la componente della radiazione solare che provoca i sintomi più importanti e visibili (scottature, eritema e rossore) ed è tra le cause principali dello sviluppo di neoplasie cutanee e quindi anche dell’induzione delle AK. La radiazione UV-A, invece, è la componente con lunghezza d’onda maggiore rispetto a UV-B, ed è altrettanto pericolosa per lo sviluppo dei tumori cutanei perché induce, a livello della pelle, la liberazione di radicali liberi e di specie reattive dell’ossigeno (ROS), fattori di stress ossidativo che anch’essi possono agire sul DNA delle cellule provocandone una trasformazione in senso neoplastico.

Conclusioni
Le creme solari fotoprotettive possono inibire la formazione di lesioni neoplastiche e la progressione in carcinomi invasivi. La scelta del fotoprotettore deve essere guidata da solidi dati di efficacia e tollerabilità. Occorre sempre ricordare ai pazienti l’importanza di una corretta fotoprotezione fornendo chiare istruzioni sull’applicazione della protezione solare.

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