Herpes Zoster: vaccinazione unica arma per i fragili


Herpes Zoster: è sempre più necessario proteggere i fragili. Vaccinazione efficace e sicura anche nei pazienti oncologici

Infezioni da herpes zoster più frequenti, almeno fino a cinque volte, nelle donne trattate per sclerosi multipla rispetto agli uomini secondo un nuovo studio

Prevenire l’infezione da Herpes Zoster nel paziente oncologico grazie alla vaccinazione è una pratica molto importante per migliorare la salute individuale e fornire benefici economici sia a livello personale che sociale. Questo è il messaggio che gli esperti hanno sostenuto durante l’evento “Frames – Messa a fuoco sull’Herpes Zoster” tenutosi di recente a Roma e promosso da Gsk.

“In passato, c’era la convinzione, errata, che i pazienti oncologici non dovessero essere vaccinati a causa della loro condizione di immunodepressione. Tuttavia, gli studi hanno dimostrato che i vaccini possono essere somministrati ai pazienti oncologici senza causare danni significativi. Sebbene possa verificarsi una diminuzione dell’efficacia nei pazienti gravemente immunodepressi, la vaccinazione può offrire protezione da danni aggiuntivi legati al cancro e dalle complicazioni croniche causate dall’Herpes Zoster”, ha spiegato Saverio Cinieri, presidente Associazione italiana di oncologia medica (Aiom).

Nuovi vaccini efficaci e sicuri anche nei pazienti oncologici
L’Herpes Zoster, noto anche come Fuoco di Sant’Antonio, è causato dalla riattivazione del virus della varicella. Pertanto, anche coloro che hanno già avuto un’infezione da parte dello stesso virus o da quello che causa la varicella possono beneficiare della vaccinazione.

Oggi esistono nuove formulazioni di vaccini altamente efficaci e sicure, che possono garantire una protezione duratura anche nei pazienti immunodepressi. In particolare, è disponibile un vaccino ricombinante adiuvato estremamente sicuro, che è in grado di indurre un’efficacia che supera il 90-95%. Ma una delle caratteristiche più importanti è il fatto che gli effetti di questa protezione durano anche molti anni rispetto al vaccino utilizzato in precedenza.

“Stiamo elaborando una linea guida sull’utilizzo di questa vaccinazione nei pazienti oncologici. Si tratta di un documento che ha una valenza diversa, molto più importante dei congressi e delle raccomandazioni perché va a definire uno strumento che non è solo scientifico, ma anche medico legale e quindi va a supportare tutte le attività che in questi anni Aiom ha fatto nei confronti delle vaccinazioni del paziente oncologico”, spiega Cinieri.

“È essenziale aumentare i tassi di vaccinazione tra i pazienti oncologici in Italia. Gli oncologi e gli specialisti devono informare i pazienti sull’importanza della vaccinazione contro l’Herpes Zoster e includere questa pratica nel percorso di cura”, ha precisato Claudio Mastroianni, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit).

Come hanno sottolineato gli esperti durante l’evento, la vaccinazione non riguarda solo i pazienti oncologici, ma anche le persone anziane e fragili, che possono essere più suscettibili alle complicazioni di malattie come l’Herpes Zoster, l’influenza e la polmonite.

Le complicanze più frequenti dell’Herpes zoster
L’Herpes Zoster può causare dolore significativo e a lungo termine, oltre a complicazioni come la neuropatia periferica, che può compromettere l’efficacia della cura per il cancro. Inoltre, sono state evidenziate associazioni tra l’Herpes Zoster e lo sviluppo di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari.

“Una delle complicanze più frequenti e più comuni” dell’infezione da Herpes zoster, sottolinea Mastroianni, “è la neuropatia periferica, una neuropatia molto dolorosa che compromette in maniera importante la qualità della vita dei pazienti che la contraggono. Può durare mesi e soprattutto se colpisce malati oncologici, necessita anche di terapie importanti comportando problemi di interazione con i farmaci e con il rischio anche di interrompere la terapia per la malattia di base”.

“Oltre alla neuropatia periferica, sottolinea il presidente Simit , ci possono essere complicanze secondarie, infettive, sovrainfezioni batteriche e in ultimo anche manifestazioni di tipo neurologico, per esempio l’Herpes zoster oftalmico. Recentemente è stata anche dimostrata un’associazione tra l’infezione da Herpes zoster e lo sviluppo di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari”.

L’informazione deve arrivare dai professionisti sanitari e dai clinici che seguono le persone fragili
È fondamentale garantire un’adeguata informazione sui benefici della vaccinazione e migliorare l’accesso alla prevenzione vaccinale. I medici di medicina generale e gli specialisti che seguono i pazienti con patologie croniche devono svolgere un ruolo chiave nella promozione e nell’amministrazione dei vaccini”, ha spiegato Roberta Siliquini, presidente Società italiana igiene medicina preventiva e sanità pubblica (Siti).

La comunicazione gioca un ruolo fondamentale e serve più sinergia tra medici, specialisti e pazienti. A sottolineare il problema è Annalisa Mandorino, segretaria generale Cittadinanzattiva. “C’è assolutamente bisogno di rafforzare la comunicazione e l’informazione rivolta in generale a tutte le cittadine e cittadini italiani, in particolare alla popolazione più fragile, come gli anziani, di modo che si aumenti l’accesso alla prevenzione vaccinale e si diffonda e si consolidi l’idea che il vaccino è di aiuto soprattutto alle persone con fragilità, che presentano una patologia cronica, una morbilità o una comorbilità, per proteggersi dall’impatto di altre patologie che possono aggiungersi alla loro”.

Fondamentale proteggere le persone più fragili
Secondo quanto affermato da Giovanni Rezza, ex direttore generale della Prevenzione sanitaria presso il ministero della Salute, “Non basta coprire le persone più anziane, bisogna assicurare il vaccino anche alle persone che hanno meno di 60 anni di età, ma con patologie tali da compromettere il sistema immunitario. Le persone cosiddette fragili o vulnerabili. A loro vanno offerti gli stessi vaccini che vengono offerti agli anziani, come vaccino antinfluenzale innanzitutto, ma anche il vaccino contro lo Zoster”.

“Fino a pochi anni fa si pensava soprattutto che il calendario vaccinale dovesse essere destinato all’infanzia, ricorda Rezza. Grazie ad alcune società scientifiche è stato varato il cosiddetto Calendario per la vita, ripreso dal ministero della Salute nel Piano di prevenzione nazionale vaccini del 2017-2019, un piano che evidenzia la necessità di coprire anche le altre età della vita, quindi le vaccinazioni dell’adulto e soprattutto quelle dell’anziano. Per quanto riguarda le vaccinazioni dell’anziano – prosegue l’esperto – la priorità va data alla cosiddetta ‘triade maledetta’ costituita da influenza, polmonite o malattia sistemica da pneumococco ed Herpes zoster. Le conseguenze di queste malattie colpiscono in maniera prevalente gli anziani e possono essere prevenute grazie alle vaccinazioni offerte gratuitamente, in quanto parte integrante delle raccomandazioni formulate all’interno dei piani nazionali”.

Necessario spostare l’attenzione dalla cura alla prevenzione
“È necessario spostare l’attenzione dalla cura alla prevenzione, e le vaccinazioni rappresentano un importante strumento di prevenzione primaria, ha spiegato Ignazio Zullo, membro della X Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato.

“I vaccini vanno visti oggi come parte integrante della cura e, se sono parte integrante della cura, devono diventare parte integrante del sistema. E se devono diventare parte integrante del sistema devono stare, nel caso dell’oncologia, probabilmente assieme alle Reti oncologiche. Sottolineo, però, che è importante delineare anche dei percorsi operativi: i pazienti ci dicono che preferiscono essere vaccinati presso la struttura che li ha in cura e quella è la scommessa che dobbiamo andare a vincere perché, se la vaccinazione è parte del percorso di cura, probabilmente è lì che dovremmo farla”, ha sottolineato Davide Petruzzelli, consigliere della Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) e presidente de La lampada di Aladino Ets.

In conclusione, dall’incontro è emerso che promuovere la pratica vaccinale non solo migliora la salute individuale, ma ha anche un impatto positivo sul benessere sociale ed economico. Inoltre, è importante creare circuiti e percorsi operativi che semplifichino l’accesso alla vaccinazione, specialmente per i pazienti più fragili, che sono in cura presso strutture specialistiche.