Colangite biliare primitiva: bene elafibranor in fase 3


Colangite biliare primitiva: Ipsen annuncia i risultati positivi dello studio registrativo di Fase III ELATIVE che ha valutato l’efficacia e la sicurezza di elafibranor

La Colangite Biliare Primitiva colpisce oggi, in Italia, oltre 18.000 persone. Dietro questo dato si nascondono però molti casi sommersi

Annunciati da Ipsen  i risultati positivi dello studio registrativo di Fase III ELATIVE. Nello studio vengono valutate l’efficacia e la sicurezza di elafibranor, un doppio agonista PPAR α,δ in fase sperimentale, per il trattamento di pazienti con una rara malattia epatica colestatica, la colangite biliare primitiva (PBC), che sviluppano una risposta non adeguata o intolleranza all’attuale standard di cura rappresentato dall’acido ursodesossicolico (UDCA).

Lo studio ha raggiunto l’endpoint primario composito; il 51% dei pazienti trattati con elafibranor 80mg ha ottenuto una risposta in termini di miglioramento dei parametri legati alla colestasi rispetto al 4% di quelli trattati con placebo (p<0,0001).

La risposta è definita nello studio come valore di fosfatasi alcalina (ALP) <1.67 rispetto al limite superiore di normalità (ULN), diminuzione di ALP ≥ 15% e bilirubina totale (TB) ≤ ULN a 52 settimane. ALP e bilirubina sono importanti predittori della progressione della malattia. La riduzione dei livelli di entrambi può indicare una riduzione del danno colestatico ed un miglioramento della funzione epatica.

Anche il primo endpoint secondario, la normalizzazione dell’ALP alla settimana 52, ha registrato miglioramenti statisticamente significativi con elafibranor rispetto a placebo. Per quanto riguarda il prurito, un altro endpoint secondario, è stata osservata una tendenza al miglioramento del sintomo con una riduzione rispetto al basale del punteggio PBC Worst Itch NRS maggiore nei pazienti trattati con elafibranor rispetto a quelli trattati con placebo, senza però che sia stata raggiunta la significatività statistica. Nello studio, elafibranor è stato generalmente ben tollerato con un profilo di sicurezza coerente con quello osservato negli studi precedentemente riportati.

“Questi risultati incoraggianti indicano che elafibranor potrebbe essere un trattamento efficace per prevenire la progressione della colangite biliare primitiva nei pazienti trattati con l’acido ursodesossicolico. Il farmaco presenta un buon profilo di sicurezza, è stato ben tollerato e potrebbe rivelarsi una nuova opzione terapeutica importante per il trattamento a lungo termine dei pazienti con questa malattia debilitante”, afferma Howard Mayer, Executive Vice President, Head of Research and Development di Ipsen. “La colangite biliare primitiva è una malattia che, se non trattata correttamente, può causare la progressione della malattia epatica e portare all’insufficienza epatica. Siamo soddisfatti del potenziale di questo trattamento sperimentale ed Ipsen intende discutere questi risultati con le agenzie regolatorie e prevede di procedere con la presentazione delle domande di autorizzazione alla Food and Drug Administration e alla European Medicines Agency.”

“Siamo soddisfatti di questi risultati perché la colangite biliare primitiva rimane una malattia con significativi bisogni terapeutici insoddisfatti”, aggiunge Pascal Prigent, Chief Executive Officer di GENFIT. “Questo risultato, atteso da tempo, è una buona notizia per i pazienti e per i professionisti sanitari che necessitano di maggiori opzioni per migliorare la gestione clinica dei pazienti con PBC. È inoltre un riconoscimento gratificante della qualità del lavoro del nostro team e della capacità di GENFIT di innovare ed offrire risultati tangibili”.

La colangite biliare primitiva è una malattia epatica colestatica autoimmune rara, progressiva1 caratterizzata dalla graduale distruzione dei piccoli dotti biliari epatici. Il danno ai dotti biliari può inibire la capacità del fegato di liberare il corpo dalle tossine e causare la formazione di cicatrici fibrose nel tessuto epatico, fenomeno conosciuto come cirrosi. I sintomi più comuni della PBC comprendono affaticamento e prurito, che possono diventare gravemente debilitanti. Se non trattata, la PBC può portare all’insufficienza epatica, e in alcuni casi alla morte.

Rappresenta, inoltre, la causa principale del trapianto di fegato. Colpisce in modo particolare le donne di mezza età; su dieci diagnosi, nove interessano le donne. È una malattia nella quale una grande percentuale di pazienti non trae beneficio dalle terapie in uso. La prevalenza delle persone che vivono con PBC è stimata tra 23,9 e 39,2 per 100.000 negli Stati Uniti e 22,27 per 100.000 in Europa.

ELATIVE è uno studio di Fase III multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, che prevede un’estensione a lungo termine in aperto (NCT03124108). ELATIVE valuta l’efficacia e la sicurezza di elafibranor 80mg una volta al giorno rispetto a placebo per il trattamento dei pazienti con PBC con risposta inadeguata o intolleranza a UDCA, l’attuale terapia di prima linea per la PBC. Lo studio ha arruolato 161 pazienti che sono stati randomizzati 2:1 a ricevere elafibranor 80mg una volta al giorno o placebo. I pazienti con risposta inadeguata a UDCA continuano a riceverlo in combinazione con elafibranor o placebo, mentre quelli con intolleranza a UDCA ricevono solo elafibranor o placebo.

I dati completi dello studio ELATIVE saranno presentati nei prossimi congressi scientifici.