La scuola al via con 200mila docenti precari e 1000 presidi che mancano


Il presidente dell’Associazione presidi, Giannelli: la scuola riparte con 200mila docenti precari. Mancano anche dirigenti scolastici: le reggenze sono circa mille

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Modifiche al sistema di reclutamento per eliminare definitivamente il problema del precariato, e maggiore attenzione al tema della formazione del personale. Sono le richieste più urgenti avanzate dal presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp)Antonello Giannelli, nel giorno dell’avvio del nuovo anno scolastico, il primo che si apre con Giuseppe Valditara a capo del ministero dell’Istruzione. Oggi infatti, spiega la Dire (www.dire.it), tornano in classe gli studenti di Bolzano, e nei giorni successivi li seguiranno tutti gli altri studenti italiani.

Il tema dell’organico dei docenti, resta quello più caldo. “Diamo atto al ministro Valditara dell’impegno, ma il problema è quello delle modalità: su 800mila posti di insegnamento circa 200mila sono ricoperti da personale precario, che negli anni accumula il diritto alla stabilizzazione- spiega Giannelli all’agenzia di stampa Dire- l’unica possibilità per risolvere il problema del personale è attribuire alle scuole facoltà assunzionali, perché il numero di pensionati ogni anno è sui 30-40mila, compreso il personale Ata. E finora non siamo riusciti a gestire i concorsi con cadenza regolare per assumere altrettante persone all’anno”.

Migliore il quadro delle reggenze dei dirigenti scolastici, che sono circa un migliaio, in linea con gli anni precedenti. Ma anche in questo caso “è necessario espletare il concorso in tempi rapidi. Abbiamo sia un concorso ordinario in uscita, di cui dovrebbe essere pronta la procedura di bando, sia la procedura per chi non ha superato alcune prove del concorso 2017- spiega Giannelli- entrambe le procedure devono essere bandite il prima possibile”.

Il Presidente dell’associazione presidi guarda con favore all’introduzione del docente tutor (“è necessario che le scuole si dotino di questo servizio ulteriore perché oggi i ragazzi hanno bisogno di figure ancillari ai docenti”), e si dice favorevole anche alla proposta di misure di welfare che sostengono i docenti assegnati ai grandi centri abitati del nord. “Nelle grandi città del nord la vita ha un costo maggiore, ma creare una retribuzione differenziata può essere un problema- sottolinea- meglio intervenire con misure di welfare come un assegno per la casa”.

Meno apprezzato è lo spazio dedicato all’aggiornamento professionale nel nuovo contratto collettivo di comparto. “Sono critico sull’impostazione del nuovo contratto collettivo di comparto che rende molto difficile l’aggiornamento del personale docente- commenta Antonello Giannelli- viene fissato un monte ore dentro il quale ci sono già varie attività da svolgere, quindi molto probabilmente per l’aggiornamento dei docenti non restano molte ore”. Mentre gli studenti sempre più hanno bisogno di una didattica nuova in grado di superare la classica lezione frontale. “Servirebbe una forte scommessa, un forte investimento sull’innovazione didattica”.