Ezetimibe aggiunto a statine non aumenta il rischio di diabete


L’aggiunta di ezetimibe alla terapia con statine non aumenta il rischio di diabete di nuova insorgenza secondo un’analisi post hoc di IMPROVE-IT

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Secondo una ‘research letter’, indirizzata al “Journal of American Heart Association” (AHA), un gruppo di ricercatori della Duke University di Durham (USA) non ha osservato alcun aumento del rischio di diabete di nuova insorgenza nei partecipanti allo studio IMPROVE-IT assegnati alla terapia con ezetimibe più statine rispetto alla monoterapia con statine.

Si tratta di un’analisi post hoc di IMPROVE-IT – uno studio randomizzato, in doppio cieco, multicentrico che ha valutato se simvastatina più ezetimibe avesse migliorato gli esiti cardiovascolare (CV) rispetto alla monoterapia con statine.

«Il punto chiave di questo nostro studio è stato che l’aggiunta di ezetimibe alla terapia con statine non era associata allo sviluppo del diabete di nuova insorgenza. Questo è vero per i pazienti con e senza sindrome metabolica, che è un fattore di rischio nello sviluppo del diabete» riportano Nishant P. Shah, professore di medicina in cardiologia presso il Duke Heart Center, la Duke University School of Medicine e il Duke Clinical Research Institute, e colleghi.

«I risultati di questo studio sono rafforzati dall’essere stati ottenuti nel contesto di un ampio studio clinico randomizzato con 6 anni di follow-up» sottolineano.

Ezetimibe più simvastatina aveva già dimostrato di migliorare gli esiti clinici dopo sindrome coronarica acuta (ACS) rispetto alla sola simvastatina in 18.144 pazienti con rischio da moderato a elevato entro 10 giorni dall’ASC (età media, 64 anni; 25% donne).

Esito confermato indipendentemente dalle caratteristiche al basale
Il presente studio ha incluso partecipanti all’IMPROVE-IT senza diabete al basale. L’endpoint primario del diabete di nuova insorgenza è stato definito come l’inizio di un trattamento con un farmaco anti-iperglicemico o due misurazioni consecutive della glicemia =/> 126 mg/dL.

I pazienti sono stati valutati a 30 giorni e, successivamente, ogni 4 mesi, con una mediana di 6 anni di follow-up. Complessivamente, il 14,9% dei partecipanti ha soddisfatto i criteri per diabete di nuova insorgenza durante il follow-up.

Coloro che hanno sviluppato diabete di nuova insorgenza avevano un elevato indice di massa corporea, elevati valori di pressione sistolica, alti livelli di trigliceridemia e più criteri che soddisfacevano la definizione di sindrome metabolica secondo l’AHA rispetto a quelli che non hanno sviluppato diabete di nuova insorgenza.

Tra i pazienti che hanno sviluppato diabete di nuova insorgenza, non ci sono state differenze nelle caratteristiche basali tra coloro che hanno ricevuto simvastatina più ezetimibe e quelli che hanno ricevuto la monoterapia con statine, scrivono i ricercatori.

Shah e colleghi non riportano inoltre differenze significative nel rischio di diabete di nuova insorgenza tra i pazienti trattati con simvastatina più ezetimibe rispetto alla monoterapia con statine (HR = 1,03; IC 95%, 0,93-1,15). Questo risultato è rimasto coerente nelle diverse analisi di sensibilità che hanno utilizzato varie definizioni di diabete di nuova insorgenza.

Inoltre, ezetimibe in aggiunta alla terapia con statine non sembra avere avuto un impatto sul rischio di diabete di nuova insorgenza nei pazienti senza storia di terapia con statine prima dell’arruolamento nello studio o in quelli che avevano assunto statine precedentemente (P per interazione = 0,5).

Ancora, l’ezetimibe in aggiunta alla terapia con statine non ha influenzato il rischio di diabete di nuova insorgenza in pazienti con o senza sindrome metabolica al basale (P per interazione = 0,46), sostengono Shah e coautori.

La rilevanza dello studio, secondo gli autori
«Non aver osservato alcun aumento del rischio di diabete con ezetimibe è molto importante, poiché questo farmaco serve come un altro strumento per abbassare la colesterolemia-LDL oltre alle statine. I nostri risultati supportano la sicurezza e l’efficacia di ezetimibe in aggiunta alla terapia con statine» proseguono.

«Abbiamo anche visto dati su come gli inibitori PCSK9 non siano associati al diabete. Pertanto, i nostri risultati combinati con i dati sugli inibitori PCSK9 potrebbero anche essere importanti per le linee guida americane» aggiungono i ricercatori.

«Diversi nuovi agenti che abbassano le LDL sono in fase di sviluppo o recentemente approvati. Sarà importante vedere se anche questi agenti non sono associati al diabete» concludono.

I ‘take-home messages’

  • Ezetimibe non ha conferito alcun aumento del rischio di diabete di nuova insorgenza nei partecipanti allo studio IMPROVE-IT.
  • I risultati sono stati coerenti, indipendentemente dalle caratteristiche basali e dalla storia della monoterapia con statine.

Fonte:
Shah NP, McGuire DK, Cannon CP, et al. Impact of Ezetimibe on New-Onset Diabetes: A Substudy of IMPROVE-IT. J Am Heart Assoc. 2023 Jun 22. doi: 10.1161/JAHA.122.029593. [Epub ahead of print] leggi