Il microbiota sano è un alleato contro varie malattie


Uno stile di vita sano è il modo migliore per preservare la salute del nostro microbiota, potente alleato contro molte malattie

Il microbiota intestinale produce una molecola che può contribuire alla progressione del diabete: lo rivela lo studio europeo MetaCardis

Uno stile di vita sano è il modo migliore per preservare la salute del nostro microbiota. Nella conferenza “Microbiota in Modern Medicine”, organizzata dai dipartimenti di endocrinologia e nefrologia dell’ospedale della Fondazione Jiménez Díaz di Madrid, sono state condivise le conoscenze attuali sui microrganismi che risiedono nel nostro corpo e su alcune delle molte patologie in cui sono coinvolti.

Il termine microbiota si riferisce alla popolazione di microrganismi che abitano il corpo umano, in particolare il tratto gastrointestinale, ma anche altri distretti come la pelle, la bocca e le vie respiratorie. Il microbiota include batteri, virus, funghi e una serie di microrganismi che possono svolgere un ruolo significativo nella digestione, nell’immunità e in diverse funzioni corporee.

«I progressi nella nostra comprensione dell’importante ruolo che il microbiota gioca nella salute e nella malattia sono estremamente interessanti e c’è una quantità schiacciante di evidenze scientifiche sperimentali. Tuttavia il divario tra la nostra comprensione e la sua traduzione in pratica è ancora enorme» ha affermato Clotilde Vázquez, responsabile del dipartimento di endocrinologia e nutrizione presso la Fondazione Jiménez Díaz.

Conoscere a fondo il microbiota per proteggere la salute
La prima parte della conferenza, che si è concentrata sulla nostra comprensione del microbiota nelle persone sane, ovvero dove si trova, come viene studiato e misurato e come i suoi prodotti influiscono sull’ospite, ha concluso che un microbiota sano è il nostro più forte alleato contro le malattie.

«L’analisi metagenomica che utilizziamo alla fondazione consiste nell’isolare il DNA dai microrganismi che colonizzano l’intestino tenue, sequenziare specifici geni marcatori ed eseguire analisi tassonomiche e funzionali sui dati con il supporto dalla bioinformatica» ha affermato Vázquez. «In questo modo possiamo avere un quadro delle famiglie e dei ceppi che sono presenti, compresa la loro abbondanza relativa, quindi rilevare se sono mancanti o presenti in quantità eccessive».

«Possiamo confermare che un eccesso di batteri proteolitici ha un impatto sulla salute, e generalmente riduce il numero di specie presenti o causa un deficit di batteri intestinali benefici. Una volta compresa la situazione, viene proposta una strategia per correggere il microbiota intestinale e i sintomi associati».

Disbiosi nell’obesità
Riguardo a microbiota e obesità, per molti anni è stata osservata una relazione tra i cambiamenti in due grandi famiglie batteriche (Firmicutes e Bacteroidetes) e una riduzione di importanti simbionti intestinali come l’Akkermansia muciniphila e il Faecalibacterium prausnitzii. Alcuni studi hanno dato risultati contrastanti, anche se promettenti.

«Nell’obesità la disbiosi è comune, come risultato di una dieta povera, farmaci o uno stile di vita proinfiammatorio. Per questo motivo dobbiamo concentrarci sul miglioramento di questi aspetti e, in caso di gravi sintomi di disbiosi, andrebbe eseguito uno studio metagenomico per identificare il trattamento correttivo adeguato» ha aggiunto.

Studi recenti hanno coinvolto il microbiota in altre malattie endocrine. «Molte ricerche collegano il diabete di tipo 1 e di tipo 2 con un microbiota diverso da quello della popolazione generale, ma non è stato ancora possibile stabilire una relazione causale» ha osservato Vázquez. «Il messaggio chiave è che dobbiamo mantenere in equilibrio i nostri milioni di microrganismi per preservare la nostra salute. Possiamo raggiungere questo obiettivo prendendoci cura dell’ambiente, adottando una dieta mediterranea ricca di legumi, frutta e verdura, evitando i cibi trasformati e avendo il più possibile uno stile di vita con sufficiente riposo e attività fisica, sia aerobica che di forza».

Dieta mediterranea e prebiotici
Durante il meeeting sono stati approfonditi i possibili modi per controllare la disbiosi. L’accento è stato posto sulla la dieta, in particolare quella mediterranea, e sull’assunzione di prebiotici, probiotici, simbiotici e postbiotici. I prebiotici sono sostanze non digeribili che promuovono selettivamente la crescita e l’attività di alcune specie batteriche del colon, migliorando così la salute dell’ospite. I probiotici sono microrganismi viventi che, se assunti in quantità adeguate, conferiscono benefici per la salute. I simbiotici sono miscele di probiotici e prebiotici che ne migliorano la sopravvivenza nell’intestino, mentre i postbiotici sono composti bioattivi prodotti dai microrganismi durante il processo di fermentazione, comprese cellule microbiche, componenti cellulari e metaboliti.

Probiotici sempre più importanti
Secondo Emilio González Parra, responsabile della nefrologia alla Fondazione Jiménez Díaz, gli studi sui benefici dei probiotici in varie patologie hanno portato a risultati contrastanti, specialmente nelle malattie gastrointestinali.

«Questo perché vengono utilizzati diversi tipi di ceppi per la stessa malattia, e la chiave per ottenere un buon risultato è utilizzare un prodotto efficace per ogni singola condizione» ha commentato. «Nella pratica quotidiana, i risultati in pazienti specifici sono spesso spettacolari quando viene scelto il ceppo appropriato. Non è invece un trattamento comune in ospedale, dato che deve essere utilizzato per periodi prolungati, più di un mese».

«In nefrologia sono stati osservati molti risultati promettenti. Per diversi motivi, la flora intestinale dei pazienti con problemi renali è molto alterata e la mancanza di un’adeguata escrezione renale porta all’accumulo dei prodotti dannosi di questa flora anormale» ha osservato. «L’uso di probiotici ha mostrato una netta riduzione delle tossine uremiche e dei loro effetti dannosi».