Fibromialgia: meno materia grigia nelle aree di elaborazione del dolore


Nei pazienti affetti da fibromialgia uno studio ha rilevato una riduzione del volume della materia grigia nelle aree di elaborazione del dolore

La fibromialgia è una patologia che causa problemi fisici, psicologici e sociali e richiede un trattamento riabilitativo multidisciplinare

Nei pazienti affetti da fibromialgia uno studio ha rilevato una riduzione del volume della materia grigia nelle aree di elaborazione del dolore, oltre a un’alterata trasmissione del segnale a livello del talamo, indicando un cambiamento nella segnalazione del dolore. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Arthritis Research and Therapy.

I pazienti con fibromialgia mostrano una maggiore sensibilità (soglie del dolore più basse/classificazioni del dolore più alte) a varie modalità del dolore, sia esso termico, pressorio, elettrico o chimico. Questo fenomeno di solito comporta allodinia (dolore percepito a causa di uno stimolo non doloroso) e iperalgesia (aumento del dolore da uno stimolo doloroso).

La combinazione specifica di sintomi fisiologici, cognitivi e affettivi persistenti, insieme al continuo disagio psicologico, è altamente invalidante e porta a una significativa riduzione della qualità della vita percepita. A oggi non esiste un trattamento universalmente riconosciuto ed efficace per la sindrome e i pazienti hanno una bassa probabilità di un recupero completo.

Studi precedenti hanno più volte riscontrato cambiamenti morfometrici cerebrali distinti nei pazienti con fibromialgia, che interessano principalmente le anomalie della sostanza grigia e bianca nelle aree correlate all’elaborazione del dolore sensoriale e affettivo, hanno premesso gli autori. Tuttavia finora pochi studi hanno collegato diversi tipi di cambiamenti strutturali, e non si conosce molto sui determinanti comportamentali e clinici che potrebbero influenzare l’insorgenza e la progressione di tali cambiamenti.

Analisi delle aree coinvolte nella segnalazione del dolore
Il dolore cronico è uno dei sintomi principali che lamentano i pazienti fibromialgici. Un team della LWL Clinic for Psychosomatic Medicine and Psychotherapy dell’Università della Ruhr di Bochum, in Germania, ha studiato i cambiamenti cerebrali correlati al disturbo.

I ricercatori hanno analizzato i dati della risonanza magnetica di 23 pazienti di sesso femminile con fibromialgia e 21 soggetti sani di controllo, con l’obiettivo di valutare il volume della sostanza grigia, composta prevalentemente da cellule nervose, e lo stato della sostanza bianca, composta principalmente dalle connessioni tra le cellule nervose, in varie aree del cervello che elaborano il dolore.

«Uno dei nostri obiettivi era scoprire se la direzionalità della diffusione delle molecole d’acqua differisce in determinate aree del cervello, in altre parole se è possibile identificare eventuali differenze regionali nella trasmissione del segnale» ha fatto presente il primo autore Benjamin Mosch.

Cambiamenti nella rete del dolore
L’analisi ha rilevato cambiamenti del volume della materia grigia principalmente nella rete cerebrale del dolore, cioè nelle regioni responsabili dell’elaborazione e della valutazione del dolore. «In alcune regioni responsabili dell’inibizione del dolore, abbiamo riscontrato una diminuzione della materia grigia nei pazienti rispetto agli individui sani» ha spiegato. «In queste persone il volume di queste regioni è stato significativamente ridotto».

Per quanto riguarda la trasmissione dei segnali, sono stati riscontrati cambiamenti nel talamo, considerato un nodo importante nell’elaborazione del dolore neuronale. Le differenze della sostanza bianca nei pazienti con fibromialgia indicano inoltre un’alterata conduzione dei segnali del dolore rispetto ai controlli sani.

Relazioni tra struttura cerebrale, percezione e comportamento
Il team ha infine collegato i risultati dei cambiamenti strutturali del cervello alle caratteristiche percettive e comportamentali dei partecipanti allo studio. L’entità della riduzione del volume in un certo numero di regioni cerebrali rilevanti è risultato inversamente proporzionale alla quantità di dolore percepito che i pazienti riferiscono.

Analizzando la correlazione tra depressione o livelli di attività con il cambiamento del volume di alcune aree cerebrali, i ricercatori hanno osservato che il volume dell’area putamen era correlato negativamente con l’espressione dei sintomi depressivi e positivamente con il livello di attività dei partecipanti. «Questo indica che i cambiamenti nel cervello potrebbero non essere permanenti, ma che possono essere influenzati, In altre parole potrebbero essere reversibili, ad esempio attraverso una vita quotidiana attiva» hanno concluso.

Referenze

Mosch B et al. Brain morphometric changes in fibromyalgia and the impact of psychometric and clinical factors: a volumetric and diffusion-tensor imaging study. Arthritis Res Ther. 2023 May 19;25(1):81. 

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