Sindromi mielodisplastiche e anemia: meno trasfusioni con luspatercept


Nei pazienti con anemia associata a sindrome mielodisplastica a basso rischio, luspatercept raddoppia il numero di chi raggiunge l’indipendenza dalle trasfusioni

malattia da agglutinine

Nei pazienti con anemia associata a sindrome mielodisplastica a basso rischio che dipendono da trasfusioni di globuli rossi, il trattamento con luspatercept arriva quasi a raddoppiare il numero di coloro che raggiungono l’indipendenza dalle trasfusioni per un periodo di 12 settimane o più, rispetto a epoetina alfa, un attuale trattamento standard. Lo dimostrano i risultati di un’analisi ad interim dello studio di fase 3 COMMANDS.

Nello studio, i pazienti trattati con luspatercept che hanno raggiunto l’indipendenza trasfusionale per almeno 12 settimane con un aumento dell’emoglobina di almeno 1,5 g/dl sono stati quasi il 60%, il 27,3% in più rispetto a quelli trattati con epoetina alfa, un agente stimolante l’eritropoiesi (ESA).

Inoltre, i pazienti trattati con luspatercept hanno dimostrato una risposta duratura, con un’indipendenza mediana dalle trasfusioni di circa 2,5 anni, un anno in più rispetto a epoetina alfa.

«I risultati dello studio COMMANDS hanno mostrato che il trattamento con luspatercept, rispetto ad epoetina alfa, ha prodotto tassi superiori e statisticamente significativi di indipendenza dalle trasfusioni di globuli rossi e aumento dell’emoglobina, e un miglioramento della durata della risposta, con risultati pari o superiori in tutti i sottogruppi, con una sicurezza e tollerabilità accettabili per i pazienti con sindromi mielodisplastiche a basso rischio naïve agli ESA». ha dichiarato il primo firmatario dell’abstract, Guillermo Garcia-Manero, professore del Dipartimento di Leucemia e direttore della Sezione Sindromi Mielodisplastiche dello University of Texas MD Anderson Cancer Center di Houston.

«Si tratta di un dato importante, dal momento che gli ESA sono stati per decenni il trattamento di prima linea per i pazienti con sindrome mielodisplastica a basso rischio». Tuttavia, ha aggiunto l’autore, «luspatercept potrebbe modificare questo scenario terapeutico, in modo che i pazienti potrebbero essere trattati prima con luspatercept e poi con gli ESA. Così facendo, dovranno recarsi meno spesso in clinica e fare meno di frequente trasfusioni di sangue. Potranno beneficiare, quindi, di una migliore qualità di vita e di migliori risultati».

«Luspatercept potrebbe diventare una prima opzione terapeutica efficace per l’anemia associata alla MDS a basso rischio», ha sottolineato anche l’esperta dell’ASCO Olatoyosi Odenike.

Luspatercept possibile nuovo standard di cura
L’anemia è uno dei sintomi principali della sindrome mielodisplastica e nei pazienti con malattia a basso rischio l’anemia cronica e la dipendenza dalle trasfusioni rappresentano una sfida per il clinico, oltre a implicare un aumento del rischio di decesso rispetto ai pazienti che non dipendono dalle trasfusioni.

Oltre il 70% dei pazienti con sindrome mielodisplastica è classificato come a basso rischio; di questi, oltre il 60% richiederà trasfusioni.

Luspatercept è un agente di maturazione eritroide che stimola la trasformazione delle cellule eritroidi in globuli rossi funzionali e maturi nel midollo osseo. Attualmente, il farmaco è indicato per il trattamento di pazienti con anemia trasfusione-dipendente dovuta a sindrome mielodisplastica a rischio molto basso, basso e intermedio, con sideroblasti ad anello che hanno risposto in modo insoddisfacente all’eritropoietina o non sono idonei a questa terapia.

Sulla base dei risultati, dello studio COMMANDS, tuttavia, luspatercept potrebbe diventare un nuovo standard di cura e potenzialmente sostituire gli ESA nel trattamento di prima linea dell’anemia correlata alla sindrome mielodisplastica a basso rischio, con innegabili vantaggi per i pazienti, che dovrebbero recarsi meno spesso dal medico per la terapia. Luspatercept, infatti, viene somministrato una volta ogni 3 settimane, diversamente dagli ESA che richiedono una somministrazione settimanale.

«L’esperienza clinica ha dimostrato che solo un paziente su tre con sindrome mielodisplastica a basso rischio mostra risposte agli agenti stimolanti eritroidi nell’arco di 6-18 mesi, confermando una significativa necessità di opzioni più efficaci per affrontare l’anemia cronica», ha dichiarato Matteo Giovanni Della Porta, autore senior dello studio e Direttore della Leukemia Unit all’Humanitas Cancer Center di Milano. «Nello studio COMMANDS, la durata mediana dell’indipendenza da trasfusioni di globuli rossi è risultata circa un anno superiore con luspatercept rispetto a epoetina alfa e luspatercept ha mostrato un profilo di sicurezza coerente con quello già noto, dimostrando il suo potenziale come trattamento di prima linea nei pazienti con sindrome mielodisplastica  a rischio da molto basso a intermedio, dipendenti dalle trasfusioni».

Lo studio COMMANDS
Lo studio COMMANDS è uno studio multicentrico internazionale randomizzato al quale hanno preso parte 354 pazienti affetti da MDS a basso rischio che necessitavano di trasfusioni di globuli rossi per il trattamento dell’anemia e non erano mai stati trattati in precedenza con un ESA.

I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: 178 hanno sono stati trattati con luspatercept per via parenterale una volta ogni 3 settimane per almeno 24 settimane e 176 con l’ESA epoetina alfa per iniezione una volta alla settimana per almeno 24 settimane.

Dopo una durata mediana del trattamento di 41,6 settimane per luspatercept e 27 settimane per epoetina alfa, 301 pazienti sono stati inclusi nell’analisi ad interim prevista.

L’endpoint primario dello studio era l’indipendenza dalle trasfusioni per almeno 12 settimane con un aumento medio concomitante dell’emoglobina di almeno 1,5 g/dl entro le prime 24 settimane di trattamento, mentre gli endpoint secondari comprendevano la risposta eritroide (HI-E) per almeno 8 settimane durante le settimane dalla 1 alla 24 dello studio, l’indipendenza dalle trasfusioni per almeno 12 settimane e l’indipendenza dalle trasfusioni per 24 settimane. La risposta HI-E è un indicatore dell’entità dell’aumento dell’emoglobina nel sangue e migliori risposte HI-E possono suggerire che un paziente potrebbe stare sviluppando una minore dipendenza dalle trasfusioni o richiedere meno trasfusioni.

I risultati di efficacia
Al momento della prevista analisi ad interim dei dati, il 58,5% dei pazienti assegnati a luspatercept aveva raggiunto l’endpoint primario, rispetto al 31,2% di quelli trattati con epoetina alfa (P < 0,0001).

Inoltre, luspatercept è risultato più efficace dell’epoetina alfa anche sugli endpoint secondari.

Infatti, per quanto riguarda la risposta HI-E, i pazienti che hanno raggiunto questo obiettivo sono stati il 74,1% nel braccio trattato con luspatercept contro 51,3% nel braccio trattato con l’ESA (P < 0,0001), mentre quelli che hanno raggiunto l’indipendenza dalle trasfusioni a 24 settimane sono risultati rispettivamente il 47,6% contro 29,2% (P= 0,0006) e quelli che hanno raggiunto l’indipendenza trasfusionale per almeno 12 settimane rispettivamente il 66,7% contro 46,1%. Inoltre, I pazienti trattati con luspatercept hanno ottenuto risposte più durature rispetto al trattamento con epoetina alfa, con una durata mediana della risposta di indipendenza dalle trasfusioni per almeno 12 settimane (dalla settimana 1 al termine del trattamento) rispettivamente di 126,6 settimane contro 77 settimane.

I benefici del trattamento con luspatercept sono stati osservati anche nei sottogruppi clinicamente rilevanti.

Profilo di sicurezza senza sorprese
Il profilo di sicurezza di luspatercept nello studio COMMANDS è risultato in linea con quello già noto sulla base dei precedenti studi sul farmaco.

Gli eventi avversi emersi durante il trattamento sono stati leggermente più frequenti nel gruppo trattato con luspatercept (164 pazienti, 92,1%) rispetto a quello trattato con epoetina alfa (150 pazienti, 85,2%). Questi eventi hanno portato otto pazienti (4,5%) nel gruppo luspatercept e quattro (2,3%) nel gruppo epoetina alfa a interrompere il trattamento.

L’incidenza degli eventi avversi correlati al trattamento è risultata del 30,3% con luspatercept contro 17,6% con epoetina alfa (rispettivamente). Gli eventi avversi più comuni sospettati di essere correlati al trattamento con luspatercept sono stati nausea (5,1%), affaticamento (3,9%), dispnea (3,4%) e ipertensione (3,4%).

Nel 2,2% dei partecipanti trattati con luspatercept e nel 2,8% di quelli trattati con epoetina alfa la malattia è progredita verso una leucemia mieloide acuta e anche i tassi di mortalità complessiva sono risultati paragonabili tra i due gruppi di trattamento (18% con luspatercept contro 18,2% con epoetina alfa).

I prossimi passi

I risultati presentati all’ASCO derivano da un’analisi programmata dei dati effettuata prima del completamento dello studio e che ha prodotto risultati relativi a circa l’80% dei partecipanti.

Ulteriori risultati dello studio COMMANDS saranno presentati al congresso della European Hematology Association (EHA), che si svolgerà subito dopo il congresso dell’ASCO, a Francoforte.

I prossimi passi degli sperimentatori consisteranno poi nel valutare i dati di tutti i pazienti che hanno completato le 24 settimane di trattamento. Inoltre, i partecipanti saranno monitorati per un lasso di tempo fino a 5 anni.

Bibliografia

Garcia-Manero, et al. Efficacy and safety results from the COMMANDS trial: A phase 3 study evaluating luspatercept vs epoetin alfa in erythropoiesis-stimulating agent (ESA)‑naive transfusion-dependent (TD) patients (pts) with lower‑risk myelodysplastic syndromes (LR-MDS). J Clin Oncol. 2023;41(suppl 16):7003. doi:10.1200/JCO.2023.41.16_suppl.7003.