Regno Uniti: la chiatta Bibby Stockholm per i migranti diventa un caso


Nel Regno Unito i primi migranti salgono sulla Bibby Stockholm, chiatta ormeggiata nell’isola del Dorset nel canale della Manica: “È una prigione galleggiante”

bibby stockholm

È salito a bordo della chiatta attraccata nel porto di Portland ‘Bibby Stockholm’ il primo gruppo di migranti sui 500 individuati dal governo del premier Rishi Sunak, nell’ambito del piano “Stop the boat”, ferma la barca: si tratta di una manovra pensata per scoraggiare nuovi arrivi irregolari attraverso il Canale della Manica e alleviare la pressione sul sistema dell’accoglienza britannico. L’approvazione del disegno di legge a fine luglio aveva già destato critiche e proteste da parte delle organizzazioni per i diritti umani, che hanno definito la Bibby “una prigione galleggiante” e oggi tornano a definire il piano “disumano”.

La chiatta, ormeggiata da alcuni giorni nell’isola del Dorset, nel canale della Manica, è dotata di oltre 200 stanze e accoglierà unicamente richiedenti asilo uomini e non sposati. La Bbc riferisce che in queste ore il governo conferma che la soluzione è confortevole e non creerà problemi ai suoi ospiti, oltre a risultare più economica delle sistemazioni negli alberghi. Dall’ufficio del premier Sunak intanto smentiscono che il governo intenderebbe trasferire entro domenica 500 persone, chiarendo che quella cifra si riferisce alla capacità d’accoglienza della piattaforma, e che sul riempimento della Bibby “non ci sono date”.

Tuttavia Steve Valdez-Symonds, direttore per i diritti dei rifugiati e di Amnesty International ha dichiarato: “Sembra che non ci sia niente che questo governo non sia disposto a fare per far sentire i richiedenti asilo sgraditi e insicuri in questo paese”. Il responsabile ha paragonato la chiatta alle carceri allestite “nei relitti di epoca vittoriana”, quindi ha definito la Bibby Stockholm “un modo assolutamente vergognoso di ospitare persone fuggite da terrore, conflitti e persecuzioni”, oltre che essere “traumatizzante”.

L’ong Care4Calais, come scrive Sky News, avrebbe fermato il trasferimento di un gruppo di una ventina di richiedenti asilo “che supportiamo, perché gli avvocati hanno ottenuto l’annullamento” del provvedimento. Il direttore Steve Smith ha chiarito che tra loro “ci sono disabili, sopravvissuti alla tortura e alla schiavitù, e altre che hanno avuto esperienze traumatiche in mare”.

Il governo britannico è bersaglio di polemiche anche per un’altra questione: la ministra dell’Interno Sarah Dines ha confermato le voci secondo cui il governo ha valutato la possibilità di trasferire i richiedenti asilo sull’Isola di Ascension, che fa parte dei territori britannici d’oltremare. L’isola si trova nell’Oceano Atlantico a sud dell’Equatore e dista circa 1.300 chilometri dalle coste africane. Si tratta di un piano simile all’accordo stretto col Ruanda, che però è finito a giudizio alla Corte suprema. La manovra, definita una “deportazione illegale”, è infatti accusata di violare il diritto internazionale tra cui il diritto al nostro respingimento dei richiedenti asilo.