Lupus: terapia riproduttiva assistita sicura per la gravidanza


Studio conferma la sicurezza e l’efficacia del ricorso alla terapia riproduttiva assistita (ART) nelle pazienti con Lupus eritematoso sistemico stabile

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Conferme rassicuranti per le pazienti con lupus che desiderano avere un bambino: i risultati di uno studio pubblicato su Arthritis Research & Therapy sembrano avallare la sicurezza e l’efficacia del ricorso alla terapia riproduttiva assistita (ART) nelle pazienti con LES stabile.

Razionale e disegno dello studio
Come è noto, l’ART è una tecnica sviluppata da tempo per la cura dell’infertilità ed è ampiamente utilizzata nella popolazione generale, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio. Fino ad ora, però, permanevano dubbi sulla possibilità di ricorrere all’ART anche nelle pazienti affette da lupus.

“Le preoccupazioni a questo riguardo – spiegano i ricercatori – riguardano le eruzioni di lupus e gli eventi trombotici indotti dalla terapia di induzione dell’ovulazione (OIT), insieme all’incertezza sugli outcome legati alla gravidanza”.

“Con i progressi delle conoscenze e il moltiplicarsi delle opzioni terapeutiche disponibili, tuttavia – continuano i ricercatori – l’ART viene eseguita oggi con successo anche nelle pazienti affette da lupus. È fortemente raccomandata nelle donne con malattie reumatiche e muscoloscheletriche non complicate la cui malattia è stabile/quiescente”.

Per esaminare la sicurezza e l’efficacia dell’ART nelle pazienti con lupus, i ricercatori hanno condotto uno studio multicentrico, osservazionale e retrospettivo. Lo studio ha incluso pazienti di tre ospedali cinesi, sottoposte ad ART tra gennaio 2013 e ottobre 2022.

I dati di queste pazienti sono state messe a confronto con quelli di pazienti con lupus che avevano portato a termine gravidanze non assistite nello stesso lasso di tempo (gruppo di controllo).

Per essere idonee all’ART, le pazienti dovevano soddisfare diversi criteri, tra cui il mancato concepimento in un periodo di tempo ragionevole senza l’uso di contraccettivi, l’assenza di recidive moderate-gravi di malattia, l’assenza di disfunzioni d’organo importanti, l’assunzione di meno di 10 mg di prednisone al giorno e l’interruzione della terapia immunosoppressiva per 6 o più mesi.

L’ART comprendeva la stimolazione ovarica, il prelievo di ovociti, la FIV e il trasferimento di embrioni. Le ostetriche hanno eseguito le procedure di terapia di induzione dell’ovulazione per le pazienti incluse.

Gli esiti avversi sono stati suddivisi in outcome materni e fetali. Tra gli outcome avversi materni valutati vi erano le riacutizzazioni della malattia, l’ipertensione indotta dalla gravidanza, la preeclampsia, l’eclampsia, il diabete mellito gestazionale, il parto prematuro, la rottura prematura delle membrane e  la perdita del feto.

Tra gli outcome avversi fetali valutati, invece, vi erano il ritardo di crescita intrauterino, la sofferenza fetale, il basso peso alla nascita e il peso molto basso alla nascita.

Risultati principali
L’analisi ha incluso 322 cicli di ART in 142 pazienti. Dall’analisi dei dati è emerso che 66 pazienti hanno portato a termine 72 gravidanze, 66 delle quali intrauterine e sei ectopiche.
Sono nati 65 bambini vivi, tra cui cinque coppie di gemelli. Il tasso di gravidanza clinica è stato del 46,5%.

Venti pazienti su 66 pazienti, ovvero il 30,3% del campione di pazienti sottoposte ad ART che avevano portato a termine la gravidanza, presentavano infertilità primaria. Le cause principali erano rappresentate dall’ostruzione delle tube di Falloppio (25,8%) e dall’insufficienza ovarica prematura (13,6%).

L’83,3% delle gravidanze si è avuto nelle pazienti con lupus che erano state sottoposte a terapia di induzione dell’ovulazione. Non sono state osservate sindromi da iperstimolazione ovarica o trombosi in queste pazienti, hanno sottolineato i ricercatori.

L’outcome avverso materno più comune è risultato essere il parto prematuro (31,8%), seguito dal diabete mellito gestazionale (22,7%), e la comparsa della malattia (15,2%). Ci sono stati sei casi di perdita fetale, attribuiti ad “aborto spontaneo precoce.

Inoltre, le pazienti che si erano sottoposte all’ART non hanno presentato tassi di eventi avversi più elevati rispetto alle pazienti con LES non sottoposte a questa pratica (sia considerando le gravidanze naturali pianificate che quelle non pianificate).

Riassumendo
Presi i dati nel loro complesso, si può dire che “…la terapia riproduttiva assistita è sicura e produce risultati soddisfacenti nelle pazienti con lupus con malattia stabile per più di un anno sotto stretta sorveglianza da parte di un team multidisciplinare – hanno scritto i ricercatori nelle conclusioni dello studio -. Gli outcome avversi alla gravidanza materni e fetali sono risultati paragonabili a quelli di una gravidanza pianificata e si sono ridotti significativamente rispetto ad una gravidanza non pianificata. Le incidenze di parto prematuro, diabete mellito gestazionale e neonati di basso peso alla nascita, tuttavia, sono risultate ancora elevate”.

Bibliografia
Lao M et al. Pregnancy outcomes in patients receiving assisted reproductive therapy with systemic lupus erythematosus: a multi-center retrospective study. Arthritis Res Ther 25, 13 (2023). https://doi.org/10.1186/s13075-023-02995-y
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