Le supernove dietro all’evoluzione della biodiversità marina


La quantità di supernove potrebbe aver influenzato il clima terrestre, e di conseguenza l’evoluzione della biodiversità marina, negli ultimi 500 milioni di anni

Un nuovo studio sul processo “tre-alfa” rivoluziona le conoscenze che stanno alla base dei processi di nucleosintesi che governano le supernove in esplosione

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma e quando una stella muore non scompare semplicemente ma rinasce sotto altra forma mettendo in moto tutta una serie di processi fisici complessi in grado di animare la nostra galassia. Processi che potrebbero anche incidere sulla biodiversità della Terra.

Attraverso la documentazione fossile, i ricercatori hanno ricostruito come la diversità delle forme di vita sulla Terra sia variata in modo significativo nel corso delle ere geologiche, dall’origine della Terra fino ad oggi. Ma quali processi sono responsabili di queste variazioni? Un studio condotto dal Danmarks Rumcenter (Dtu Space), l’agenzia spaziale danese, e pubblicato la settimana scorsa su Ecology and Evolution, evidenzia una correlazione fra il numero di stelle che esplodono, le supernove, e le evoluzioni nella biodiversità dei generi marini avvenute durante gli ultimi 500 milioni di anni – l’eone Fanerozoico. Il risultato è emerso analizzando la biodiversità delle forme di vita marina presenti nelle aree relativamente poco profonde lungo le coste, note come piattaforme continentali – zone in cui la maggior parte delle specie marine vivono e si evolvono. Variazioni nell’estensione di queste aree possono dunque avere un impatto sulla biodiversità.

Ed è qui che potrebbero entrare in gioco le supernove. «Una possibile spiegazione per il legame supernova-diversità», dice infatti l’autore dello studio, Henrik Svensmark, ricercatore al Dtu Space, «è che le supernove influenzino il clima terrestre».

Facciamo un passo indietro. Le supernove sono potenti esplosioni stellari che si verificano alla fine della vita di una stella di grande massa. Sono considerate le “fabbriche degli elementi”, in quanto in grado di sintetizzare gli elementi necessari alla vita come noi la conosciamo, ma non solo. Le potenti onde d’urto delle supernove, attraversando il mezzo circostante, accelerano particelle ad alta energia che viaggiano nello spazio a velocità prossime a quella della luce e che alla fine possono giungere sulla Terra sotto forma di raggi cosmici, ionizzando l’atmosfera. In particolare, studi precedenti hanno dimostrato come gli ioni influenzino la formazione delle nuvole, le quali a loro volta agiscono sulla quantità di energia solare che raggiunge la superficie terrestre, avendo dunque un impatto sul clima.

Naturalmente, gli agenti che nel corso di milioni di anni potrebbero aver indotto cambiamenti nel clima terrestre sono numerosi. Tuttavia, l’influenza delle supernove sulla temperatura della Terra sembra essere significativa, al punto da poter avere influenzato – attraverso l’impatto dei raggi cosmici sul clima – persino le condizioni di vita. «Un numero elevato di supernove porta a un clima freddo, con una grande differenza di temperatura tra l’equatore e le regioni polari», spiega Svensmark. «Ciò si traduce in venti più forti, mescolamento degli oceani e trasporto nelle acque superficiali lungo le piattaforme continentali di nutrienti essenziali per la vita».

Ed è proprio questo il meccanismo proposto dallo studio: il tasso di esplosioni di supernove e la conseguente pioggia di raggi cosmici ha un impatto sulla circolazione atmosferica e oceanica, che a sua volta influenza la quantità di nutrienti disponibili per gli organismi viventi. Una maggiore concentrazione di nutrienti si traduce in un’elevata bioproduttività, e questo potrebbe portare a un aumento della biodiversità.

«Gli indizi da noi trovati indicano una connessione tra la vita sulla Terra e le supernove, mediata dall’effetto dei raggi cosmici sulle nuvole e sul clima», conclude Svensmark, dunque il loro impatto sulla biodiversità terrestre non può essere sottovalutato.

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