Dieta chetogenica associata a maggiore rischio cardiovascolare


Nelle persone che seguono una dieta chetogenica, alcuni fattori di rischio tradizionali come colesterolo e fumo possono aumentare il rischio cardiovascolare

La dieta chetogenica sembra dare benefici per diabete e obesità secondo uno studio indiano: possibile efficacia anche per altre patologie

Nelle persone che seguono una dieta in stile chetogenico, ovvero a basso contenuto di carboidrati e ricca di grassi, alcuni fattori di rischio tradizionali come il colesterolo gravemente elevato, il diabete, l’ipertensione e il fumo, possono aumentare il rischio cardiovascolare. È quanto emerso in una relazione presentata al congresso dell’American College of Cardiology (ACC).

In uno studio di coorte basato sulla popolazione, il consumo regolare di una dieta a basso contenuto di carboidrati e ricca di grassi è stato associato a livelli elevati di colesterolo LDL e apolipoproteina B, oltre a un aumento del rischio di eventi coronarici avversi maggiori incidenti (MACE), ha fatto presente la relatrice Iulia Iatan del Center for Heart Lung Innovation presso l’Università della British Columbia, Vancouver.

«Le diete a basso contenuto di carboidrati e ad alto contenuto di grassi, come le diete chetogeniche, sono diventate sempre più popolari a causa dei presunti benefici per la salute per una varietà di condizioni, tra cui l’epilessia, l’obesità e il controllo glicemico per il diabete. Lo dimostrano il numero di pubblicazioni in aumento negli ultimi 10 anni e le ricerche mensili su Google, che hanno raggiunto fino a 3,3 milioni di risultati riguardanti la dieta chetogenica» ha affermato Iatan.

«Infatti nel 2021 è stato rilevato che circa il 16% degli americani e il 14% dei canadesi ha seguito un regime dietetico con basso contenuto di carboidrati nell’anno precedente. Queste diete sono generalmente caratterizzate da restrizioni di carboidrati e un relativo aumento della percentuale di grassi» ha aggiunto. «Tuttavia, anche se alcuni pazienti riferiscono miglioramenti soggettivi del loro benessere seguendo questo regime alimentare, un rischio noto è che possono scatenare o esacerbare l’ipercolesterolemia».

Uno studio prospettico di coorte basato sulla popolazione 
Sono disponibili dati limitati sull’effetto della dieta a basso contenuto di carboidrati e ricca di grassi, o dieta in stile cheto, sul profilo lipidico complessivo e sul rischio di malattia cardiovascolare aterosclerotica. Per colmare questa lacuna, i ricercatori hanno condotto uno studio prospettico di coorte basato sulla popolazione, utilizzando il database della UK Biobank per identificare gli adulti di età compresa tra 40 e 69 anni reclutati dal 2006 al 2010 che hanno completato sondaggi sulla dieta.

La dieta stile cheto è stata definita come la limitazione dell’assunzione giornaliera di carboidrati a meno di 100 g e/o meno del 25% dell’apporto energetico giornaliero totale e di grassi a oltre il 45% dell’apporto energetico giornaliero totale. Una dieta standard è stata definita sulla base di parametri dietetici giornalieri che non soddisfano i criteri per la dieta in stile cheto.

Impatto negativo sui livelli di lipidi
Al congresso sono stati riportati i risultati di 305 partecipanti che hanno seguito una dieta in stile cheto e 1.220 che hanno seguito una dieta standard che non erano in terapia ipolipemizzante. L’età media era di 54 anni, il 73% erano donne e la maggioranza erano bianchi.

Al basale, quanti seguivano una dieta in stile cheto avevano maggiori probabilità di avere diabete, indice di massa corporea elevato e obesità. Sulla base di autovalutazioni, le persone che hanno seguito una dieta in stile cheto hanno consumato meno kcal totali al giorno e meno carboidrati, zuccheri liberi e proteine vegetali, ma hanno riportato un’elevata assunzione di proteine animali e grassi animali, vegetali e saturi, rispetto a coloro che hanno seguito una dieta standard.

L’endpoint primario era l’impatto di una dieta in stile cheto sui livelli di lipidi sierici, che sono risultati significativamente elevati per alcuni lipidi e corpi chetonici, tra cui:

  • colesterolo LDL (3,8 vs. 3,64 mmol/l; P=0,004)
  • ApoB (1,09 vs. 1,04 g/l; P<0,001)
  • colesterolo totale (6,08 vs. 5,85 mmol/l; P=0,002)
  • 3-idrossibutirrato (0,14 vs. 0,06 mmol/l; P<0,001)
  • acetone (0,02 vs. 0,01 mmol/l; P<0,001)
  • acetoacetato (0,02 vs. 0,01 mmol/l; P<0,001).

Con una dieta in stile cheto, i ricercatori hanno riportato livelli più bassi di lipoproteina(a) (39,43 vs. 46,13 nmol/l; P=0,041) e trigliceridi (1,34 vs. 1,53 mmol/l; P=0,001), oltre a una prevalenza complessiva di ipercolesterolemia grave (> 5 mmol/l) più elevata (11,1% vs. 6,2%; P<001).

Impatto negativo sugli eventi cardiovascolari
L’impatto sugli eventi MACE incidenti, tra cui angina, infarto del miocardio, malattia arteriosa coronarica, ictus ischemico, malattia arteriosa periferica e rivascolarizzazione coronarica e carotidea, era l’endpoint secondario dello studio. La percentuale della coorte che ha sperimentato un evento di malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD) era più alta tra quanti seguivano una dieta stile cheto (4,3% contro 9,8%). Dopo l’aggiustamento per diabete, ipertensione, fumo e indice di massa corporea, il rischio di eventi ASCVD incidenti era più che raddoppiato tra i pazienti che seguivano una dieta stile cheto rispetto a una dieta standard (HR=2,18; P per tutti <0,001).

In un’analisi di sottogruppo, i pazienti che seguivano una dieta in stile cheto e avevano un livello di LDL di almeno 5 mmol/l hanno mostrato un rischio quasi sette volte maggiore di ASCVD rispetto alla dieta standard e avevano un livello di LDL inferiore a 3,5 mmol/l (HR=6,68; P < 0,001).

«Sulla base dei nostri risultati per gli endpoint primari e secondari, in questa popolazione di discendenza britannica l’adozione abituale autodichiarata di una dieta a basso contenuto di carboidrati e ad alto contenuto di grassi è risultata associata a un aumento dei livelli di colesterolo LDL e ApoB e aumento del rischio di nuovi eventi MACE» hanno concluso gli autori. «Questi esiti evidenziano il potenziale rischio cardiovascolare di questo modello dietetico e suggeriscono che l’ipercolesterolemia durante questo regime povero di carboidrati e ricco di grassi non dovrebbe essere considerata benigna».

Referenze

Iatan I, et al. Featured Clinical Research II. Presented at: American College of Cardiology Scientific Session; March 4-6, 2023; New Orleans (hybrid meeting).