Chirurgia plastica al seno: ci sono almeno 9 cose da sapere


Chirurgia plastica al seno, l’intervento più eseguito in Italia: le protesi non sempre bastano e la fanno anche gli uomini, ecco 9 cose da sapere

mastectomia ritocco seno samantha migliore

Seduce, nutre, ingombra, perde volume o causa imbarazzo. Il seno è un elemento importante del corpo femminile, tanto che la mastoplastica additiva (inserimento di protesi per aumentare il volume) risulta essere l’intervento di chirurgia plastica più praticato in Italia: 41.412 operazioni nel 2021 (dati ISAPS). Ed è solo una delle operazioni a scopo estetico che riguardano il seno.

“Numerose pazienti si rivolgono al chirurgo per rimodellare la forma del seno, correggere imperfezioni, ridurlo, aumentarlo oppure ritrovare forma e volume – spiega il prof. Raffaele Rauso, chirurgo plastico vice presidente FIME, già professore all’Università Vanvitelli di Napoli -. Esistono diverse tecniche chirurgiche per intervenire: la fase di ascolto della paziente è importante per comprenderne le richieste e le aspettative e per indicare poi l’intervento più adatto, spiegandone limiti e controindicazioni”.

Ecco alcune cose che è bene sapere quando si decide di intervenire sull’estetica del seno.

  1. Si fa presto a dire “aumento del seno”: ci sono diverse tecniche, numerosi tipi di protesi con forma, materiali e misure diverse. È il chirurgo a indicare la soluzione più adatta in base all’età, alle richieste e alle condizioni fisiche della paziente, considerando che ci sono delle proporzioni da rispettare.  “Per un risultato soddisfacente, è importante il rapporto che si instaura tra paziente e medico, ci deve essere dialogo e fiducia nel chirurgo, che saprà consigliare la soluzione più adatta, spiegando pro e contro e le possibili complicazioni. Ci sono differenti protesi e tecniche di inserimento e sarà il medico a indicare la più appropriata per la situazione” afferma il prof. Rauso.
  2. Si può allattare. L’inserimento di protesi non impedisce alla paziente un futuro allattamento. Alcune tecniche, tuttavia, potrebbero ridurre la produzione di latte. “In base alla posizione in cui si inserisce la protesi, è più o meno probabile la possibilità di interferenze con l’allattamento – afferma Rauso -. Con la tecnica dual plane potrebbero verificarsi problemi di atrofia ghiandolare nel tempo per una riduzione della vascolarizzazione della ghiandola stessa, con la produzione di meno latte. Con altre tecniche, come la smart-mastoplastica, la protesi è inserita in posizione retromuscolare, preservando la ghiandola in toto. È una tecnica rispettosa dei tessuti adatta anche per le più giovani, in quanto non compromette la vascolarizzazione della ghiandola. Si può eseguire però solo alla presenza di alcune condizioni (per esempio torace simmetrico, niente cute in eccesso)”.
  3. Protesi, unica soluzione per l’aumento. Per aumentare il proprio décolleté è necessario intervenire chirurgicamente con l’inserimento di protesi. “Non esistono tecniche efficaci di medicina estetica che offrono soluzioni alternative, anche temporanee – dice il prof. Rauso -. Il lipofilling, ossia il trapianto del proprio grasso, può essere utilizzato solo per correggere piccole irregolarità, come una cicatrice o una lieve asimmetria, ma non è sufficiente per aumentare il volume delle mammelle. Le protesi restano la soluzione più valida. Se invece la richiesta è di risollevare un seno svuotato dalla gravidanza, senza aumentarne il volume, la mastopessi è una soluzione”.
  4. Sicurezza con controlli annuali. Con i materiali attualmente a disposizione, le protesi durano in media 20/25 anni. Una volta all’anno si esegue un’ecografia per verificare che l’impianto sia a posto e si interviene solo nel caso in cui qualcosa non vada. “Con l’inserimento delle protesi sottomuscolari, la mammografia può essere eseguita senza problemi: la protesi resta protetta e si possono eseguire diagnosi oncologiche senza interferenze” spiega il vicepresidente FIME.
  5. Le protesi, da sole, non sempre bastano. “In caso di una mammella grande, svuotata e allungata verso il basso, di solito dopo l’allattamento, l’inserimento di una protesi non basta. È necessario prima risollevarla con la mastopessi e poi inserire la protesi per ottenere un buon risultato estetico, anche se l’intervento, chiamato mastopessi additiva, può lasciare delle cicatrici piuttosto importanti. Purtroppo, si tratta dell’unica soluzione possibile: a volte, per evitare la mastopessi, si inserisce una protesi più grande, con il risultato che, con la forza di gravità, il seno scende ancora di più verso il basso. Si deve così intervenire di nuovo a un paio di anni di distanza dal primo intervento per fare la mastopessi e sostituire le protesi con altre più piccole” dice Rauso.
  6. Non solo aumento. Molte pazienti ricorrono al chirurgo per ridurre un seno troppo ingombrante, che può causare una serie di problemi a livello posturale, in particolare alla schiena, e anche psicologici. Le riduzioni del seno sono state 13.020 nel 2021 (dati ISAPS). “L’ipertrofia mammaria, ossia lo sviluppo eccessivo della ghiandola mammaria, si può correggere chirurgicamente con un intervento che causa cicatrici, più o meno importanti in base anche al grado di ipertrofia e allo stato di elasticità della pelle. Le cicatrici possono assumere forme e posizioni differenti in base alla tecnica di intervento scelta dal chirurgo. Le incisioni sono eseguite con cura meticolosa e le suture sono strette e sottili per evitare che siano evidenti una volta cicatrizzate, ma determinante è l’attenzione della paziente in fase di degenza” afferma Rauso.
  7. Anche gli uomini si operano al seno.  A operarsi al seno sono anche gli uomini, per ridurre un seno troppo sviluppato. L’intervento indicato in questi casi è la ginecomastia (8.460 interventi in un anno). “Se per gli uomini un po’ di pancetta è tutto sommato tollerata, il seno invece non è accettato e quindi molti decidono di intervenire chirurgicamente – dice il prof. Rauso -. L’operazione consiste nel togliere la ghiandola e procedere con la liposcultura del torace”.
  8. Non solo vanità. Grazie alla diagnosi genetica, oggi è possibile intervenire con la mastectomia profilattica nelle donne ad alto rischio, ossia in quelle in cui è stata individuata la mutazione genica che favorisce l’insorgenza di tumore mammario. Con la mastectomia sottocutanea si toglie la ghiandola e si mette una protesi, con un risultato esteticamente molto buono. Questo intervento viene eseguito routinariamente nelle strutture pubbliche in Italia, come all’Ospedale Privato Convenzionato “Luigi Cobellis” in Vallo della Lucania, dove opero” afferma Rauso.
  9. Quando l’intervento è sconsigliato. La mastoplastica additiva è un intervento sicuro, che non richiede particolari requisiti. C’è però una condizione necessaria per l’inserimento di protesi: avere abbastanza tessuto sotto-cutaneo per dare copertura al corpo estraneo, ossia la protesi. “Le pazienti molto magre che chiedono l’inserimento di una protesi grande al seno non possono venire accontentate, neanche con un inserimento sottomuscolare delle protesi” conclude Rauso.