Eritritolo come dolcificante: interviene l’Associazione Italiana Nutrizionisti in cucina


Eritritolo come dolcificante, l’Associazione Italiana Nutrizionisti in cucina: no ad allarmismi prematuri, si pronunci l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare

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Eritritolo e possibili rischi per la salute, il comitato scientifico dell’Associazione Italiana Nutrizionisti in Cucina invita gli addetti ai lavori ad approfondire la questione senza creare allarmismi prematuri che spesso e volentieri hanno causato danni ingenti ai settori agroalimentari interessati.

La presa di posizione di AINC segue l’allarme lanciato dallo studio della Cleveland Clinic americana, pubblicato su “Nature Medicine”, che ha rilevato un possibile legame tra il consumo di eritritolo e un rischio elevato di eventi cardiaci gravi in persone con obesità, diabete o sindrome metabolica.  Uno studio che merita certamente attenzione e approfondimento: ma nel contempo l’AINC invita alla cautela, considerando sia le dosi che la “vulnerabilità” della popolazione studiata. Si tratta infatti di una ricerca correlazionale, quindi non basata sul principio di causa-effetto, e per entrare nel dettaglio della stessa va sottolineato in primis come la quantità di eritritolo somministrata nel caso di specie fosse di gran lunga superiore alla quantità consentita nelle bevande.

Secondo rilievo, come già sottolineato, i soggetti arruolati per lo studio in questione: tutti già affetti da patologie cardiovascolari e fattori di rischio tradizionali. Senza dimenticare il particolare che  l’eritritolo è scarsamente metabolizzato e viene escreto attraverso le urine, il che significa che l’accumulo di questa sostanza nel sangue potrebbe essere dovuto alla compromissione della funzionalità renale correlata alle patologie cardiovascolari; su questo dato ci sono limitazioni all’interpretazione delle misurazioni effettuate in vitro. Va inoltre considerato che lo studio non prende in considerazione importanti fattori di rischio come l’etnia dei soggetti campione, il loro stato socio-economico, l’eventuale consumo di alcol e la relativa dieta, e che nulla dice ad esempio rispetto all’eventuale presenza di impurità tossiche e contaminanti nell’eritritolo utilizzato che potrebbero aver avuto un impatto significativo sulla ricerca in oggetto.

Insomma, prima di demonizzare l’eritritolo con allarmi prematuri, conclude il presidente dell’AINC Antonio Galatà, biologo nutrizionista, sono necessari approfondimenti, e magari un eventuale deferimento della questione anche al vaglio scientifico dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), perché chiarisca in primis se la dose assunta sia importante per determinare se l’eritritolo possa rappresentare un pericolo per la salute. Solo così, aggiunge l’AINC, si potranno evitare preoccupazioni infondate come quelle che in passato hanno riguardato ad esempio la carne rossa – allarmismi poi ridimensionati – oppure le recenti ombre gettate sul vino: il cui consumo moderato, associato alla dieta mediterranea, sembrerebbe invece avere effetti benefici sulla salute e sulla longevità secondo l’ultima metanalisi “Moderate wine consumption and health: a narrative review”. 

Allarmismi, aggiunge Galatà, che hanno inciso negativamente sul lavoro delle aziende produttrici senza motivi plausibili e senza reale vantaggio per la salute del consumatore. Sul tema si è espresso anche il professor Agostino Macrì, responsabile sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori: “La valutazione dei dati scientifici in merito agli alimenti e alla nutrizione è di fondamentale importanza per decidere sulle misure da intraprendere per tutelare la salute dei cittadini. Tale valutazione deve essere fatta prendendo in considerazione tutte le informazioni scientifiche disponibili. Nel caso dell’eritritolo, finora, non erano emerse informazioni circa la sua pericolosità. Il nuovo dato è sicuramente interessante, ma sembra riguardare persone che hanno già problemi di salute, e prima di generalizzare occorre attendere una valutazione dei rischi che si spera possa fare appunto l’EFSA”