L’inflazione aggrava il peso delle tasse: in arrivo la riforma fiscale


riforma fiscale

Istat comunica a febbraio 2023 un tasso di inflazione aggiornato al 10% su base annua e, intanto, si aggrava il peso fiscale sui bilanci delle famiglie italiane.

Infatti, un aumento dell’inflazione causa la riduzione del potere d’acquisto della moneta, implicando anche una riduzione del valore delle buste paga. A ciò consegue l’adeguamento dei salari all’inflazione, con un incremento nominale che può implicare l’applicazione di un’aliquota maggiore allo stipendio di milioni di italiani.

Focalizzandosi sull’aumento della pressione fiscale, il fenomeno descritto viene definito “drenaggio fiscale”.

Infatti, i dipendenti italiani non otterrebbero alcun beneficio dall’innalzamento dei salari, durante questo periodo del ciclo economico. Anzi, ciò contribuirebbe ad aggravare la loro situazione, dato il rialzo delle imposte da pagare.

Il problema deriva dall’impostazione del sistema tributario italiano, che fonda sul principio di progressività. Quindi, ad una maggiorazione di stipendio, segue anche una maggiore pressione fiscale.

È possibile conoscere il proprio debito o rimborso IRPEF sul portale dell’Agenzia delle Entrate, il cui accesso è facilitato da SPID e CIE. Puoi leggere di più riguardo SPID e CIE qui.

L’aiuto del governo contro il gravare delle imposte

Per contrastare i risvolti negativi dell’inflazione, il nuovo Governo, con la Legge di Bilancio 2023, ha ridotto le imposte indirette sui beni impiegati per il riscaldamento e sui prodotti per l’infanzia e per l’igiene intima femminile. In questo modo, si ottiene un aiuto concreto per le famiglie italiane contro questo fenomeno e le sue conseguenze sui prezzi.

In aggiunta, alcune delle proposte per la nuova riforma fiscale (in arrivo a marzo 2023) si focalizzerebbero sul progressivismo del sistema tributario e potrebbero modificarlo. Al centro della discussione sono le aliquote IRPEF, ovvero le imposte dirette applicate sui redditi, e la loro riduzione.

Gli emendamenti proposti sarebbero in grado di eliminare, o perlomeno ridurre, il drenaggio fiscale derivante dalle spinte inflazionistiche. Ridurre le aliquote significherebbe fare un passo avanti per ottenere un sistema ad aliquota singola. In un sistema ad aliquota singola non avverrebbe la progressione a freddo, che colpisce gli italiani percettori di redditi medio-bassi con ulteriore pressione fiscale. Dunque, minore è il numero di aliquote IRPEF, minore è la probabilità di avere uno scatto di aliquota in seguito ad un aumento dello stipendio.

Sopravvivere all’inflazione in attesa della riforma fiscale

In attesa dei provvedimenti da parte del nuovo Governo, ci sono alcuni accorgimenti che possono essere presi per salvaguardare il potere d’acquisto dei propri risparmi.

Intraprendere degli investimenti a breve termine e con un profilo a basso rischio potrebbe essere utile per assicurarsi delle entrate future non soggette alle spinte dell’inflazione. Allo stesso modo, con uno sguardo sul lungo periodo, si può optare per degli investimenti azionari.

In previsione di un aggravarsi della situazione economica, anche investire in immobili risulterebbe un modo per risparmiare una somma, senza che subisca svalutazioni.

In generale, fare delle previsioni di spesa oculate e razionali è la soluzione all’inflazione. È sempre meglio valutare la propria capacità di spesa prima di un acquisto e di rientro prima di richiedere un prestito. Con dei piccoli accorgimenti l’economia riprenderà senza essere stati particolarmente penalizzati dall’inflazione.