Dermatite atopica: tralokinumab migliora la disbiosi microbica cutanea


Nei pazienti con dermatite atopica da moderata a grave il trattamento con tralokinumab ha migliorato la diversità microbica cutanea e ridotto lo Staphylococcus aureus

Dermatite atopica: miglioramento della malattia con minimi effetti collaterali dopo la terapia topica mirata contro lo Staphylococcus aureus

Nei pazienti affetti da dermatite atopica da moderata a grave il trattamento con tralokinumab, un anticorpo monoclonale ad alta affinità che neutralizza specificamente l’interleuchina-13, ha migliorato la diversità microbica cutanea e ridotto lo Staphylococcus aureus, secondo quanto emerso in uno studio pubblicato sul Journal of the American Academy of Dermatology (JAAD).

«Gli studi hanno indicato una mancanza di diversità microbica e un aumento della carica batterica con ceppi patogeni come lo Staphylococcus aureus sulla pelle con eczema» hanno scritto il primo autore Lisa Beck e colleghi del dipartimento di dermatologia presso lo University of Rochester Medical Center di Rochester, New York. «Il 90% dei soggetti che soffrono di dermatite atopica presenta un’elevata colonizzazione da S. aureus sia a livello della cute lesionata che in quella non lesionata, rispetto solo al 10% degli individui sani».

Le anomalie della barriera cutanea associate all’eczema facilitano il legame e la colonizzazione dello S. aureus, che esprime una serie di fattori di virulenza in grado di distruggere ulteriormente la barriera cutanea e promuovere l’infiammazione. I batteri commensali che colonizzano la pelle normalmente supportano l’omeostasi cutanea e proteggono l’ospite dai batteri patogeni tramite la produzione di peptidi autoinduttori, che inibiscono uno dei principali fattori di virulenza dello S. aureus.

Di conseguenza, indagare l’effetto dei biologici sulla relazione tra S. aureus e il microbioma cutaneo commensale è fondamentale per capire come questi farmaci possono migliorare questo squilibrio sulla cute affetta da dermatite atopica. Scoperte recenti suggeriscono che la diminuzione dell’infiammazione di tipo 2 può influenzare il microbiota cutaneo degli individui con eczema. Ad esempio, l’inibizione della segnalazione delle interleuchine IL-4 e IL-13 tramite dupilumab ha ridotto l’abbondanza di S. aureus sulla pelle sia lesionata che non lesionata e ha aumentato la diversità microbica già dopo 4 settimane rispetto al placebo nei soggetti adulti, hanno premesso gli autori.

Analisi a 16 settimane dei partecipanti al trial ECZTRA 1
Lo studio attuale ha valutato l’impatto di tralokinumab sulla diversità microbica nella pelle lesionata di adulti con eczema da moderato a grave. I dati analizzati sono relativi a un sottogruppo di pazienti del trial di fase III ECZTRA 1 della durata di 52 settimane, durante il quale i partecipanti sono stati assegnati in modo casuale in rapporto 3:1 a ricevere tralokinumab sottocute o placebo.

Dopo una dose di carico di tralokinumab 600 mg o placebo, i pazienti hanno ricevuto 300 mg del farmaco in studio o di placebo ogni 2 settimane fino alla settimana 16, dopodiché i soggetti che hanno soddisfatto i criteri di risposta (EASI 75) sono stati assegnati in modo casuale in rapporto 2:2:1 a ricevere tralokinumab 300 mg ogni 2 o 3 settimane oppure placebo. Quanti non hanno soddisfatto i criteri di risposta alla settimana 16 hanno ricevuto tralokinumab 300 mg in aperto ogni due settimane con la possibilità di utilizzare anche corticosteroidi.

Notevole riduzione della colonizzazione da S. aureus
Durante le prime 16 settimane di trattamento lo S. aureus è stato ridotto da una mediana di 1.157 copie geniche/cm2 a 56 copie geniche/cm2 nel gruppo trattato con tralokinumab, pari a una diminuzione di 20,7 volte, rispetto a una riduzione non significativa di 2,1 volte (da 471 a 352 copie geniche/cm2) nel gruppo placebo.

È stata anche osservata una maggiore diversità microbica nei soggetti in trattamento attivo rispetto al placebo. L’abbondanza relativa dei principali phyla e generi è rimasta la stessa nella pelle lesionata dei partecipanti sottoposti al placebo, mentre l’abbondanza relativa del genere Staphylococcus è stata ridotta del 47,5% rispetto al basale nel gruppo tralokinumab entro la settimana 16. Anche lo Staphylococcus argenteus è diminuito dal 5% al 2%, mentre è aumentata l’abbondanza relativa di stafilococchi commensali coagulasi-negativi.

Secondo i ricercatori questa scoperta suggerisce che l’inibizione della IL-13 da parte di tralokinumab porti a una riduzione dell’abbondanza di S aureus e che la ridotta colonizzazione non sia solo il risultato di un miglioramento clinico della malattia. Una possibile spiegazione è che la neutralizzazione della citochina può consentire una risposta immunitaria innata più efficace sia da parte dei cheratinociti che delle cellule ematopoietiche e potenzialmente ridurre l’adesione dello S. aureus ai corneociti, un’ipotesi che richiede ulteriori valutazioni.

«I risultati di questo studio sono simili a quelli osservati con dupilumab, che inibisce sia la IL-4 che la IL-23» hanno concluso i ricercatori. «Questo suggerisce che la segnalazione della IL-13, bersaglio specifico di tralokinumab, potrebbe essere il driver chiave del microbioma cutaneo alterato nella dermatite atopica e che prendere di mira solo la IL-13 sia sufficiente per modificare la disbiosi microbica nella pelle con eczema».

Referenze

Beck LA et al. Tralokinumab treatment improves the skin microbiota by increasing the microbial diversity in adults with moderate-to-severe atopic dermatitis: Analysis of microbial diversity in ECZTRA 1, a randomized controlled trial. J Am Acad Dermatol. 2022 Dec 5;S0190-9622(22)03150-4. 

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