L’Unione europea contro TikTok: chiede ai dipendenti di disinstallarlo


Commissione e Consiglio Ue impongono ai dipendenti di eliminare l’applicazione TikTok dai cellulari: “Sicurezza a rischio, disinstallatelo”

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Allarme TikTok tra i palazzi dell’Unione europea. Questa mattina la Commissione Ue, organo esecutivo presieduto da Ursula Von Der Leyen, ha imposto a tutti i dipendenti di disinstallare l’app dal proprio smartphone. Motivo? Difendere la sicurezza informatica delle istituzioni comunitarie dalle infiltrazioni degli hacker attraverso una piattaforma giudicata, evidentemente, permeabile. A diffondere la notizia è stato il sito Euractiv, che ha preso visione di una mail interna inoltrata ai dipendenti: “Per proteggere i dati della Commissione, il Corporate Management Board della Commissione ha deciso di sospendere l’applicazione TikTok sui dispositivi aziendali e sui dispositivi personali iscritti ai servizi di telefonia mobile della Commissione”.

TIKTOK: “MOLTO DELUSI DALLA DECISIONE”

La replica di TikTok non si è fatta attendere: “Siamo delusi da questa decisione, che riteniamo sia sbagliata e basata su idee errate”, ha affermato in giornata un portavoce del celebre social per video. Il commissario europeo per il Mercato interno Thierry Breton ha cercato di dare qualche spiegazione aggiuntiva sulle motivazioni della scelta: “La Commissione europea è un’istituzione e come tale ha un forte focus sulla protezione della sicurezza informatica ed è su questo che abbiamo preso questa decisione. Siamo estremamente attenti a proteggere i nostri dati”.

ACCUSE DI RACCOLTE DATI PER IL GOVERNO CINESE

Nel tardo pomeriggio anche il Consiglio europeo entra in scia della Commissione e chiede l’eleminazione dell’applicazione dai cellulari dei dipendenti. Tiktok è un social di proprietà della società cinese Bytedance, su cui da tempo si addensano dubbi e si muovono accuse di presunte raccolte dati per conto delle autorità governative cinesi. In passato l’ex presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump aveva imposto lo stop in tutta America poi revocato dal successore Joe Biden. “Non c’è stata alcuna pressione dagli Stati Uniti”, ha assicurato Eric Mamer, portavoce della Commissione.