Lupus e infezioni: belimumab supera immunosoppressori orali


Lupus eritematoso sistemico: rischio di infezione più basso con belimumab rispetto al trattamento con farmaci immunosoppressori orali

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I pazienti con lupus eritematoso sistemico (LES) non renale presentano un rischio di infezione più basso con belimumab rispetto al trattamento con farmaci immunosoppressori orali (1).  
Questi i risultati di uno studio presentato al Congresso ACR sull’impiego dell’anticorpo monoclonale interamente umanizzato che inibisce in maniera specifica l’attività biologica dello stimolatore dei linfociti B (BLyS), approvato sia per il trattamento del LES che della nefrite lupica.

Razionale e disegno dello studio
“I pazienti affetti da lupus sono già a maggior rischio di infezioni in ragione della malattia stessa e dei meccanismi di modulazione del sistema immunitario da essa evocati – hanno esordito i ricercatori durante la presentazione del loro lavoro nel corso di una conferenza stampa a latere dei lavori congressuali -. Se poi a ciò si aggiunge l’impiego ulteriore di un immunosoppressore orale come l’azatioprina, gli steroidi o il metotrexato, il rischio di infezioni gravi aumenta ulteriormente”.

“In generale – continuano – i pazienti con lupus hanno una probabilità pari, circa, al 50% di andare incontro ad infezione batterica grave nel corso della loro vita (un ricovero su 4 di questi pazienti è legato alle infezioni). Alcuni studi precedenti condotti con belimumab hanno dimostrato che, quando questo farmaco viene aggiunto agli immunosoppressori orali, non si osserva un aumento dell’incidenza di infezioni rispetto al placebo. Fino ad ora, però, mancavano analisi “testa-a-testa” che avessero esaminato il rischio di infezioni derivanti dall’aggiunta del belimumab agli immunosoppressori orali (metotrexato, micofenolato o azatioprina) rispetto a questi ultimi.

Per analizzare l’impatto dei farmaci utilizzati per trattare il LES sul rischio di infezione, i ricercatori hanno esaminato i dati di TriNetX, un database assicurativo sanitario multicentrico Usa, estrapolando i dati relativi a pazienti adulti con LES che avevano iniziato un trattamento con belimumab, azatioprina, metotrexato o micofenolato tra il 2011 e il 2021 e che non erano affetti da nefrite lupica prima della data indice.

Su questo campione di pazienti, i ricercatori hanno progettato tre studi “ipotetici” per stimare l’incidenza cumulativa e l’ hazard ratio (HR) di infezione grave, nonché l’ospedalizzazione per infezione grave, confrontando, nello specifico:
– belimumab vs. azatioprina
– belimumab vs. metotrexato
– belimumab vs. micofenolato

Il protocollo dello studio prevedeva che il farmaco immunosoppressore al quale andava ad aggiungersi belimumab non fosse lo stesso del gruppo di confronto: ad esempio, nel confronto belimumab vs. azatioprina, i pazienti trattati con belimumab potevano utilizzare metotrexato o micofenolato.

Per ciascuna delle analisi previste è stata adottata la tecnica del propensity score matching al fine di simulare la randomizzazione tipica dei trial clinici randomizzati bilanciando il peso di alcune covariate quali l’età, il sesso, l’etnia, la regione geografica, l’anno di inizio del trattamento, l’impiego di farmaci concomitanti per il LES – tra cui altri immunosoppressori orali, glucocorticoidi, idrossiclorochina, rituximab e ciclofosfamide – l’indice di comorbilità di Charlson, l’indice di gravità del LES, la presenza di malattia renale cronica, il ricorso all’assistenza sanitaria e l’esame anamnestico per la rilevazione di infezioni precedenti.

I ricercatori hanno seguito questi pazienti fino all’insorgenza di un’infezione grave, all’ospedalizzazione per infezione grave, al decesso o alla fine del periodo di studio.

Risultati principali
Complessivamente, sono stati messi a confronto i dati relativi a 2.841 e 6.343 utilizzatori di belimumab rispetto all’azatioprina, 2.642 e 8.242 utilizzatori di belimumab e metotrexato e 2.813 e 8.407 iniziatori di belimumab e micofenolato, rispettivamente.

Dall’analisi dei dati è emerso che l’impiego di belimumab è risultato associato ad una minore incidenza di infezioni gravi (HR = 0,81; IC95%: 0,72-0,92) e di ricoveri per infezioni gravi (HR = 0,73; IC95%: 0,57-0,94), rispetto all’azatioprina fino a 5 anni.

I ricercatori hanno riportato risultati simili per gli altri confronti farmacologici.

Inoltre, al contempo, non sono state rilevate differenze del rischio di lesioni o traumi tra i diversi gruppi in studio.

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno tenuto a sottolineare come “…l’aspetto nuovo o inedito dello studio sia stato quello di essere stato il primo ad aver confrontato in modo diretto pazienti iniziatori di un trattamento con belimumab rispetto a pazienti iniziatori di un trattamento con metotrexato, micofenolato o azatioprina”.

“…I risultati ottenuti, inoltre, suggeriscono di continuare ad approfondire l’argomento, con l’analisi dei motivi per cui si osserva questa attenuazione del rischio di infezione nei pazienti che assumono belimumab – hanno aggiunto”.

“La domanda da porsi – concludono – è la seguente: ciò che osserviamo è dovuto agli effetti più specifici che belimumab esercita sul sistema immunitario, potenzialmente in grado di ridurre la gravità della malattia, o, piuttosto, stiamo assistendo ad un effetto di risparmio di steroidi nei pazienti che assumono belimumab?”.

Bibliografia
Materne E et al. Comparative Risks of Infection with Belimumab versus Oral Immunosuppressants in Patients with Non-Renal Systemic Lupus Erythematosus [abstract]. Arthritis Rheumatol. 2022; 74 (suppl 9).
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