Regolarizzare colf e badanti: perché conviene sempre


Avere una colf o una badante impone il rispetto di determinate regole che, se non rispettate, possono rappresentare un grave rischio per le famiglie inadempienti

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Molto spesso avviene di iniziare un rapporto di lavoro domestico con una colf o una badante in maniera non regolarizzata finalizzata ad una “prova” che serve sia al datore di lavoro che al lavoratore per capire se si possa procedere con la relativa assunzione; a volte capita, poi che la regolarizzazione non avvenga mai, sia per la complicatezza degli adempimenti burocratici, sia per una richiesta del lavoratore che, magari, già percepisce altri redditi e preferisce un lavoro a “nero”.

Una situazione di questo tipo espone il datore di lavoro ad un elevatissimo rischio: non rispettare le prescrizioni imposte dalla legge in caso di assunzione di lavoratori domestici quali colf e badanti, come ritardare od omettere l’invio delle comunicazioni obbligatorie presso gli Istituti preposti (INPS), così come assumere lavoratori non regolarizzati c.d. “in nero”, sia italiani che extracomunitari, comporta gravi sanzioni a carico del datore di lavoro che posso evitarsi con pochi, ma precisi, adempimenti.
Non solo, ma se il collaboratore dovesse farsi male duranti l’attività di lavoro in casa, non potrà giovare di alcuna assistenza da parte dell’INAIL, circostanza che espone ad un ulteriore rischio il datore di lavoro.
Del resto gli adempimenti per la regolarizzazione non sono poi così complessi, basterà collegarsi al portale dell’INPS accedendo con Spid e comunicare l’assunzione del lavoratore domestico, avendo cura di indicare gli elementi fondamentali del rapporto di lavoro, quali; ore di lavoro settimanali, convivenza o no, livello contrattuale e mansioni; in caso di difficoltà è sempre possibile rivolgersi ad un CAF o Consulente del lavoro che farà tutto al posto vostro.

Inoltre, è bene ricordare che il rapporto di lavoro domestico può cessare in qualsiasi momento senza che il datore debba addurre alcuna giustificazione in tal senso, pertanto non ha senso assumere un domestico non regolarizzato, anche se per un breve periodo di tempo, anche in ragione del fatto che il datore di lavoro, in caso di rapporto di lavoro regolare e correttamente gestito, per la quota a suo carico, potrà beneficiare – ove ne ricorrano i requisiti – della deducibilità in dichiarazione dei redditi del versamento dei contributi Inps.

Qualora ci si trovasse in una condizione di lavoro domestico non regolarizzato (c.d. “a nero”) è sempre possibile procedere con una regolarizzazione del dipendente anche a mezzo di una conciliazione sindacale.