L’apporto umano dell’head hunter come vantaggio competitivo per l’azienda


head hunter

Nel nuovo mondo del lavoro è sempre più difficile ingaggiare i talenti, i rapporti con la linea sono sempre più spinosi, le nuove professioni hanno contorni sfumati, i giovani hanno un approccio al lavoro del tutto nuovo, ma è bene ricordare che con le giuste strategie è possibile non solo trovare i candidati adatti alla propria azienda, ma anche entrare in contatto con loro in tempi brevi.

E’ capitato a tutti gli HR di vedere la propria offerta rifiutata dal candidato perfetto senza un motivo chiaro, oppure di non trovare candidati interessati anche se la posizione sembrava a dir poco allettante. Molti provano ad insistere sperando in tempi migliori, o ad affidarsi a head hunter blasonati, oppure provano a parlarne internamente, ma spesso tutto ciò si traduce in un’enorme perdita di tempo che può portare un danno notevole al business e peggiorare i rapporti con la linea e il management.

A questo punto è bene chiedersi: che cosa dovrebbe fare un head hunter per portare reali vantaggi all’azienda? Certamente colloquiare e presentare candidati in linea, portare risultati in poco tempo, fornire i dati da presentare internamente, avere capacità di mediazione straordinarie.

Una strategia di assunzioni di successo deve partire da un primo step imprescindibile: servono informazioni numeriche chiare, raccolte in modo scientifico e in tempo reale.

  • Come viene percepito il brand dai candidati;
  • per quali motivi rifiutano di proseguire l’iter;
  • in quale fase del percorso di recruiting cadono la maggior parte di loro.

Queste sono solo alcune delle informazioni che non devono mai mancare sulla scrivania di un HR Manager.

Reverse e i suoi team di head hunter a Bologna, Milano, Berlino, Parigi, Barcellona hanno studiato i pain points di aziende e candidati e sviluppato gli strumenti tecnologici per raccogliere e analizzare dati durante tutto il mandato. In questo modo possono essere più veloci, perché la tecnologia svolge tutto il lavoro ripetitivo, e più efficaci, perché non si basano su opinioni e sensazioni ma su dati.

Tecnologia in Reverse significa niente passaggi operativi a carico dell’HR e tutto il tempo necessario dedicato a ciò che conta davvero: la relazione. Il rapporto human-to-human infatti è il vero cavallo di battaglia dell’head hunter e la sua attività di mediazione tra le richieste del candidato e le esigenze dell’azienda è una delle più delicate di tutto il processo.

L’efficacia nell’affidare ad un head hunter i propri mandati di ricerca sta anche nel fatto che si tratta di un professionista super partes quindi, se da un lato coccola il candidato tenendolo ingaggiato anche nelle fasi critiche del processo, dall’altro ha sempre a cuore gli interessi dell’azienda e del progetto che promuove.

Insomma, si tratta di un vero e proprio mediatore, un professionista della comunicazione capace di ascoltare tutte le parti coinvolte nel processo al fine di farle dialogare tra di loro, in modo che entrambe traggano un reale vantaggio da tutto il processo di ricerca e selezione.