Amiloidosi ereditaria da transtiretina: in Emilia si fa rete


Amiloidosi ereditaria da transtiretina: un team di cardiologi e neurologi della Regione Emilia Romagna al lavoro sul concetto di rete per diagnosi e cure

Astrazeneca e Ionis presentano i risultato dello studio di Fase III NEURO-TTRansform nella polineuropatia amiloide ereditaria mediata da transtiretina (ATTRv-PN)

L’iniziativa della rete emiliano-romagnola dell’amiloidosi hATTR è partita dagli specialisti che lavorano presso il Centro Amiloidosi di Bologna, il centro di riferimento regionale per questa malattia, che si occupa della diagnosi, del trattamento e del follow-up dei pazienti con amiloidosi ereditaria da transtiretina, ma anche di altre forme di questa malattia, come quella senile non legata a mutazioni del gene della transtiretina e quella ematologica associata al mieloma multiplo, più altre forme più rare di questa patologia.

Amiloidosi ereditaria da transtiretina
L’amiloidosi ereditaria da transtiretina è una malattia progressivamente debilitante e spesso fatale, causata da mutazioni del gene di una proteina prodotta dal fegato chiamata appunto transtiretina (TTR). Tali mutazioni provocano l’accumulo di proteine anomale con una struttura fibrillare, l’amiloide, che danneggia organi e tessuti, come i nervi periferici e il cuore, con conseguente neuropatia sensitivo-motoria periferica, neuropatia autonomica e/o cardiomiopatia, nonché altre manifestazioni della malattia.

Questa patologia rappresenta una grande esigenza medica insoddisfatta, con morbilità e mortalità significative e colpisce circa 50mila persone in tutto il mondo. Si stima che nel nostro Paese possano esserci circa 550 soggetti affetti da questa patologia.

Il Centro di Bologna
Il centro vanta una lunga tradizione nella diagnosi e nel trattamento di queste patologie ed è stato recentemente rinnovato, a partire dal 1 gennaio 2020, quando è stata stipulata una nuova convenzione tra l’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola – Malpighi, per la parte cardiologica e l’Ospedale Bellaria, dove è principalmente dislocato l’IRCCS Istituto di Scienze Neurologiche, per la parte dedicata allo studio del sistema nervoso.

Cinque giovani clinici coordinano attualmente il centro. I dottori Simone LonghiChristian Gagliardi, Elena Biagini, Giulia Saturi e Giuseppe Caponetti, sono cardiologi con ampia esperienza nel campo delle amiloidosi sistemiche e il Dottor Pietro Guaraldi è un neurologo che negli ultimi anni si è occupato prevalentemente dello studio di questa importante forma di neuropatia.

Tutti e cinque hanno iniziato a studiare la patologia durante il loro percorso universitario, specializzandosi in questo ambito sotto la guida di importanti esperti a livello italiano, ma anche internazionale, come i Professori Pietro Cortelli, Primario della Neurologia dell’IRCCS Istituto di Scienze Neurologiche di Bologna e Nazzareno Galiè, Primario della Clinica Cardiologica dell’Università degli Studi di Bologna.

Le attività del centro
Presso il centro di Bologna è possibile effettuare i test e gli esami più sofisticati per individuare i pazienti con amiloidosi hATTR, anche con le forme più precoci di malattia, per avviarli tempestivamente al trattamento ed evitare il peggioramento della patologia. Una volta individuati i pazienti, il centro ha la possibilità di prescrivere e somministrare tutti i farmaci ad oggi disponibili per questa forma di amiloidosi, dagli stabilizzatori della transtiretina, ai nuovi farmaci che agiscono sulle basi genetiche della patologia e di monitorare nel tempo i pazienti per valutare l’efficacia dei trattamenti.

Nell’ultimo anno e mezzo a Bologna sono stati seguiti 106 pazienti con amiloidosi hATTR. Si tratta di soggetti sia sintomatici (40%) che asintomatici (60%); questi ultimi seguiti nell’ambito di uno screening per l’eventuale riconoscimento delle prime manifestazioni di malattia. L’età media dei pazienti seguiti a Bologna è variabile ed è compresa tra i 30 e i 70 anni.

La rete emiliano-romagnola dell’amiloidosi hATTR
Il centro di Bologna ha avviato di recente due progetti molto interessanti nell’ottica di realizzare una vera e propria rete per la gestione dei pazienti con amiloidosi hATTR.  Il primo si chiama Screen&Care ed è un progetto educazionale di formazione sul campo.

Questo progetto ha coinvolto Bologna, ma anche piccoli centri della Regione, per formare i neurologi e i cardiologi del territorio a riconoscere i segni e i sintomi della malattia e soprattutto per individuare i campanelli d’allarme che necessitano un approfondimento maggiore. Hanno partecipato al progetto 17 cardiologi e 16 neurologi che sono stati invitati a compilare delle schede di segnalazione per registrare la presenza di alcune “Red Flag” e indirizzare eventualmente i pazienti al test genetico.

“Abbiamo avuto oltre 40 segnalazioni per motivi soprattutto cardiologici (70% dei casi). C’è stato quindi un buon grado di adesione e partecipazione al progetto, che ha portato al riconoscimento di un paziente portatore di una mutazione del gene della transtiretina, il quale verrà presto avviato alla terapia. Questo progetto ha avuto quindi un ritorno importante”, hanno spiegato i medici del Centro di Bologna.

Il secondo progetto, che prende il nome di ATTR Network riguarda la costituzione di un gruppo di miglioramento per la condivisione dei percorsi di cura dell’amiloidosi hATTR. All’iniziativa ha partecipato un gruppo ristretto di clinici con una maggiore esperienza nel campo di questa patologia.

“Questa seconda iniziativa ha voluto porre le basi per un vero e proprio progetto di rete regionale per l’amiloidosi e vuole essere il punto di partenza per la realizzazione di un PDTA regionale per questa patologia”, hanno spiegato i clinici del centro di Bologna”.

Nell’ambito del progetto è stata realizzata una survey per capire le risorse disponibili per questi pazienti nei singoli centri provinciali e per identificare i cardiologi e i neurologi di riferimento per le varie province.

“Il risultato di questa survey è stato sicuramente positivo perché è emerso che la formazione e la preparazione di questi specialisti è ineccepibile e tutte le province hanno gli strumenti necessari per arrivare a un buon grado di precisione diagnostica”, hanno sottolineato i medici di Bologna. “Alcuni esami, come ad esempio la biopsia miocardica, rimangono prerogativa del nostro centro, così come alcune metodiche neurologiche più avanzate, come lo studio del sistema nervoso vegetativo e il Sudoscan che abbiamo recentemente acquisito, ma l’accessibilità al test genetico, alla scintigrafia ossea e tutto il workout cardiologico e neurologico di base sono disponibili in ambito provinciale e questo ci da un’ottima base di appoggio”, hanno aggiunto gli esperti.

Successivamente, nell’ambito del progetto ATTR network, sono stati istituiti quattro gruppi di lavoro per definire iter diagnostici, terapeutici, flow chart di gestione dei pazienti ed arrivare alla stesura di un documento di Consensus calato in ambito regionale.

“L’idea del gruppo era quella di affrontare tematiche specifiche che sono ancora del tutto aperte sulla malattia. Siamo partiti dalle linee di indirizzo attuali per la gestione di questi pazienti e abbiamo cercato di calarle nella nostra realtà locale”, spiegano gli specialisti di Bologna. “Abbiamo preso in esame quattro tematiche fondamentali. La prima riguarda il percorso diagnostico in ambito cardiologico e neurologico e la seconda il monitoraggio dei pazienti portatori di mutazione ancora asintomatici. In questo caso abbiamo valutato quali siano le tempistiche necessarie a cui questi soggetti devono essere monitorati per non rischiare di perdere le prime manifestazioni di malattia, ma allo stesso modo per non sovraccaricare i pazienti di esami per loro stressanti. Il terzo tema è come poter valutare l’efficacia delle terapie. Negli ultimi due anni sono stati proposti oltre trenta indicatori per valutare l’efficacia di un trattamento ed è necessario fare una selezione per capire quelli che veramente sono i più significativi. L’ultimo tema è quello del rapporto con le associazioni di pazienti. Ci siamo confrontati con il presidente dell’Associazione fAMY Onlus per vedere come collaborare con loro su diverse tematiche, come quella della possibilità di attivare per la Regione Emilia Romagna la “home care”, ovvero la possibilità di avere autorizzati a domicilio farmaci che sono ad uso esclusivamente ospedaliero”, hanno aggiunto gli specialisti.

Queste due iniziative sono i primi passi di un progetto di cui il centro di Bologna si è fatto promotore per realizzare una rete con i centri periferici e migliorare la gestione dei pazienti con amiloidosi hATTR.

“Vogliamo collaborare con gli altri centri non sono per la realizzazione di percorsi che agevolino i pazienti, ma anche a scopo scientifico, di ricerca e di collaborazione per il futuro. Il problema di questa patologia è che richiede un approccio multidisciplinare. Se rimaniamo nel nostro piccolo rischiamo di avere una visione limitata, la rete ci permette di avere un’immagine più globale del problema, per lo studio clinico ed epidemiologico della malattia”, hanno concluso gli esperti di Bologna.

Per conoscere più in dettaglio le attività del Centro Amiloidosi di Bologna leggi qui