Infortuni e malattie professionali nel settore marittimo: i dati Inail


Infortuni e malattie professionali nel settore marittimo, dati e analisi negli anni della pandemia nella pubblicazione curata dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail

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Gli infortuni sul lavoro nel settore della navigazione e della pesca marittima denunciati all’Inail dal 2017 al 2021 sono passati da 911 a 1479, con un aumento registrato soprattutto negli anni dell’emergenza pandemica. Tra il 2019 e il 2020, infatti, l’incremento delle denunce è stato di 136 casi, e di 421 tra il 2020 e il 2021. A certificarlo è una pubblicazione recente realizzata dalla Consulenza statistico attuariale (Csa), disponibile online sul sito dell’Istituto, che riporta dati aggiornati al 30 aprile 2022 insieme ad alcuni approfondimenti relativi agli effetti della pandemia su questo comparto.

Nel volume i dati del settore marittimo a esclusione della “piccola pesca”. Come viene precisato nella premessa, il settore della navigazione e della pesca marittima costituisce una gestione assicurativa specifica all’interno dell’Inail. Da essa è esclusa la cosiddetta “piccola pesca”, cioè quella condotta da lavoratori autonomi o associati in cooperativa, per la quale l’assicurazione contro infortuni e malattie professionali rientra nella gestione industria, commercio e servizi.

Prevalenza delle denunce di infortunio nel trasporto passeggeri e in quello merci, e nella pesca. Nello studio della Csa le denunce di infortunio, comprensive delle comunicazioni obbligatorie, vengono esposte per anno di accadimento dell’evento lesivo. Il maggior numero di esse si concentra nelle categorie del trasporto passeggeri, di quello merci e della pesca, settori dove si segnala il maggior numero di addetti. Gli infortuni mortali accertati positivamente accaduti nel quinquennio 2017-2021 sono 32 e per oltre l’84% dei casi sono avvenuti in occasione di lavoro. I lavoratori vittime di infortunio mortale, sia in itinere che in occasione di lavoro, sono tutti di sesso maschile, ed è il settore della pesca, con il 66,7%, quello che ha registrato il maggior numero di eventi mortali in occasione di lavoro. Riguardo specificamente al biennio 2020-2021, i dati Inail riportati segnalano altre informazioni di interesse, come ad esempio le denunce di infortunio per sesso degli infortunati, anche qui prevalentemente maschi. La classe di età con la maggior frequenza di infortuni si registra fra i 50 e i 59 anni e i Paesi di provenienza degli infortunati nati all’estero risultano essere principalmente Romania, Germania e Tunisia. Da segnalare anche la sede delle lesioni riportate, con la prevalenza degli arti inferiori (coscia, ginocchio, gamba, caviglia) e, a seguire, mani e dita, e la loro natura, che vede le contusioni al primo posto.

Un focus specifico sugli effetti della pandemia da Covid-19. Dopo aver sottolineato che neanche navigazione e pesca marittima sono risultate indenni dagli impatti del virus, gli autori si soffermano sulle denunce di infortunio pervenute per Covid-19 in questo settore. Nel 2020 i casi denunciati per questa tipologia di infortunio sono stati 299 e 615 nel 2021, verificatisi quasi esclusivamente in occasione di lavoro. Anche in questo comparto, la loro distribuzione temporale rispecchia le fasi della pandemia registrate in Italia, con la prima ondata dei contagi tra marzo e aprile 2020, il successivo rallentamento in estate e la ripresa autunnale con il picco massimo delle denunce a novembre. Il trasporto passeggeri è stato il segmento più colpito, sia per il maggior numero di occupati che per la compresenza di equipaggi e utenti.

Tra le malattie professionali, predominanti quelle del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo. Riguardo infine alle malattie professionali, lo studio Inail riepiloga analiticamente la ripartizione 2017-2021, con riferimento all’anno di protocollazione della denuncia. In questo quinquennio le tecnopatie denunciate variano dal minimo di 531 del 2020 al massimo di 891 del 2018, ed è significativo che il minor numero di esse si sia verificato nel 2020, “probabilmente – secondo gli autori – a causa della pandemia, che potrebbe aver portato gli utenti a rimandare qualsiasi attività non urgente”. Anche qui vengono forniti approfondimenti relativi al biennio 2020-2021, in cui le malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo risultano predominanti. A seguire, con percentuali molto inferiori, le malattie dell’orecchio e dell’apofisi mastoide, principalmente per casi di ipoacusia, e quelle del sistema nervoso. Da ultimo, tumori e malattie del sistema respiratorio.