Su Rai Storia il documentario “È una domenica sera di novembre”


In prima serata su Rai Storia “È una domenica sera di novembre”: in onda il documentario restaurato di Lina Wertmüller sul sisma in Irpinia

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Sono le 19:34:52 del 23 novembre 1980 quando la terra trema e sconquassa l’Irpinia. “È una domenica sera di novembre”, ineluttabilmente. Un tempo intriso di morte e distruzione che Lina Wertmüller scelse per il titolo del documentario da lei girato sui luoghi del terremoto già pochi giorni dopo. Quarantadue anni dopo, per rendere omaggio alle vittime del sisma e ricordare la grande regista scomparsa il 9 dicembre 2021, Rai Teche ha effettuato il restauro digitale di “È una domenica sera di novembre”, che Rai Cultura propone venerdì 9 dicembre alle 21.10 su Rai Storia, mentre dal giorno successivo, sarà disponibile su RaiPlay.

Lina Wertmüller si era recata sui luoghi del terremoto a tre giorni dall’evento: “Mi ci ha portato lo strazio, il dolore, ma anche la voglia di fare qualcosa per quella gente. Quasi un dovere per chi, come me, si occupa di immagini, mettere al servizio di quelle popolazioni e anche per tutti gli altri la mia opera. Un lavoro che non è quotidiano, che duri più dello spazio di un giornale o di una ripresa televisiva, una piccola pietra lanciata con forza e con sdegno nell’immobilità di ogni discorso sul Sud”.

In onda per la prima volta il 23 novembre 1981 a un anno esatto dalla tragedia, “È una domenica sera di novembre” è un lavoro che parte dalle prime dolorose immagini provenienti dai telegiornali e prosegue col racconto della ricostruzione, soffermandosi sul senso di perdita improvviso ed inconsolabile dei sopravvissuti, sulle sconfitte per ogni casa distrutta, per ogni ricordo polverizzato, ma anche sulle vittorie dei soccorritori per ogni persona strappata alle macerie. Sul filo del terremoto, l’inchiesta non solo mantiene alta l’attenzione sulla tragedia e sulla difficoltà della ricostruzione successiva, ma offre uno sguardo ampio sul Sud, sul suo folklore, sul sapore ancora un po’ pagano e misterico delle tradizioni meridionali.

La regista si è avvalsa della consulenza del sociologo Domenico De Masi e la cronaca narrata dai diretti protagonisti si intreccia alle letture di Lina Wertmüller e Piera degli Esposti, dei commenti sul Mezzogiorno scritti da Alberto Moravia, Carlo Levi, Furio Colombo, Alberto Ronchey, Giampaolo Pansa e dei brani tratti dalle opere di Leonardo da Vinci, Plinio il Giovane, Johann Wolfgang Goethe, Giacomo Leopardi. Infine, un’intervista al regista Martin Scorsese, che ha dedicato molta della sua produzione cinematografica al mondo degli italoamericani. Non si tratta, quindi, solo del racconto di un disastro naturale, ma di un grido di dolore, restituito in immagini di incredibile intensità.