Carlotta Ferlito a “Le Iene” racconta gli abusi nel mondo della ginnastica


La campionessa di ginnastica artistica Carlotta Ferlito nel suo monologo a “Le Iene” rompe il silenzio sugli abusi: “Anche io presa a schiaffoni e chiamata maiale”

carlotta ferlito

Carlotta Ferlito rompe il silenzio e denuncia gli “abusi psicologici che noi atlete siamo abituate a subire” anche nel mondo della ginnastica artistica. Abusi già denunciati 6 anni fa. La campionessa racconta a ‘Le Iene‘ di quanto fu protagonista del programma tv ‘Ginnaste‘ in onda su Mtv. Degli abusi sulle ginnaste se ne parla proprio in questi giorni per lo scandalo delle umiliazioni e delle vessazioni che sarebbero state costrette a subire le ‘farfalle’ della ginnastica ritmica.

Ho visto volare schiaffoni, ne ho presi perchè non riuscivo in un esercizio” e “le volte che mi hanno chiamata maiale non le quantifico”, confessa l’ex altleta che nel 2019 ha deciso di smettere di gareggiare.

Vi assicuro che per un’atleta la cosa più difficile al mondo è essere allontanata dallo sport che hai praticato fin da piccola, lo sport per cui hai dato tutto. Ma io ho parlato con la convinzione che se provi a far sentire la tua voce, alla fine, qualcuno ti ascolta- dice Ferlito nel suo monologo- Questo sport non può e non deve più essere fatto anche di violenze psicologiche e fisiche: nessuna ragazzina dovrebbe essere presa a sberle, umiliata se chiede di andare in bagno, costretta a fare esercizi dove rischia l’osso del collo, solo per punizione. Essere chiamata ‘maiale’ per aver osato mangiare un biscotto in più. Nessuna dovrebbe essere costretta a dimenticare dove sta il confine fra il giusto e lo sbagliato, fra normalità e malattia, come invece è successo a me, che, a un certo punto, ho accettato quasi tutto”.

Poi la svolta: “Io ho reagito e, oggi, quel confine ce l’ho ben presente. Per questo voglio scegliere con la mia testa, imparare a guardare al mio fisico con affetto anziché con paura, recuperare le cene saltate, stare lontana dalla violenza, imparare a perdonarmi. Voglio decidere quando e come inizia e finisce la mia carriera. Essere autonoma, anche scomoda se serve, non obbedire a nessuno. Ogni giorno cerco di migliorare, proprio come facevo in passato, da atleta. Solo che oggi lo faccio da persona, da donna. E questa volta lo faccio da sola, senza che nessuno possa permettersi di dirmi che cosa è giusto e cosa è sbagliato per me.”

FONTE: www.dire.it