Tra Ildegarda di Bingen e Puccini: ecco la Biblioteca Statale di Lucca


Alla scoperta della Biblioteca Statale di Lucca: tra Ildegarda di Bingen, Giacomo Puccini e Giovanni Pascoli viaggio in uno dei gioielli del patrimonio italiano

Biblioteca Statale di Lucca

Giovanni Pascoli andava spesso a trovare il suo amico anglofono. Lui e Gabriele Briganti leggevano insieme i Romantici inglesi in lingua originale. Briganti, impiegato e poi direttore della Biblioteca Statale di Lucca, lo aiutava nella comprensione e nella traduzione. Un legame profondo, tanto che nel 1901 per il matrimonio dell’amico Pascoli scrisse Il gelsomino notturno, corredandolo con una dedica speciale. Quel manoscritto autografo oggi è ancora lì, nella Biblioteca Statale di Lucca, dove i due si conobbero e dove nei registri sono ancora riportate le firme che attestavano la presenza del poeta.

“Giovanni Pascoli era un assiduo frequentatore di questo istituto- racconta all’agenzia Dire la direttrice, Monica Maria Angeli– I due si legarono da profonda amicizia e oggi quelle carte fanno parte del Fondo Alfredo Caselli, un altro grande amico del Pascoli, acquistato dalla Biblioteca nel 1942″.

Le lettere autografe del poeta, che scelse Lucca per vivere l’ultima parte della sua vita, sono esposte accanto ai carteggi e ai documenti di un altro grande del territorio lucchese, Giacomo Puccini. “Si tratta del Fondo Bonturi-Razzi, acquisito nel 2006. Elvira Bonturi era la moglie del maestro e questa raccolta consiste in oltre 500 pezzi inediti, fra corrispondenze, cartoline, autografi musicali e scritti vari. Puccini ha una rilevanza internazionale e questa documentazione è molto importante per la sua storia e la storia della musica italiana e lucchese”. Del resto, lo spirito di questa città – sede di una Repubblica indipendente sorta nel XIV secolo e rimasta tale fino al 1799 – si respira in ogni angolo della Biblioteca Statale, che oggi risiede nell’ex Convento di Santa Maria Corteorlandini dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio. “La sua sede originaria- spiega la direttrice- era il Real Collegio di educazione maschile di Lucca, presso i Canonici regolari di San Frediano”.

L’istituto nel 1791 ricevette dalla Repubblica il diritto di stampa, per cui vi confluivano tutte le pubblicazioni realizzate nel territorio, e aprì al pubblico il 13 novembre del 1794. “Fin dalla sua nascita, la Biblioteca seguì le fasi alterne della Repubblica. Dopo la conclusione di quell’esperienza, nel 1799, la città e la Biblioteca affrontarono un periodo di grandi difficoltà, come i cambi di governo – e dunque di indirizzo – dovuti all’invasione francese. Fino al 1805, quando Napoleone instaurò il principato di Elisa Baciocchi, con cui si inaugurò un periodo di stabilità fino al Congresso di Vienna. Successivamente, furono i Borbone a segnare una svolta, a partire da Maria Luisa, la quale stabilì che la Biblioteca doveva avere una sua dotazione scissa da quella della Scuola”, racconta la direttrice.

Così l’istituto passò nella gestione del ministero degli Interni del Principato, arricchendo e accrescendo notevolmente le sue raccolte. Ma è in quegli anni, nel 1822, che la Biblioteca subì un terribile incendio. L’edificio andò distrutto, così come gran parte del patrimonio. I Borbone cercarono di reintegrare il patrimonio, “anche imponendo alla nobiltà locale di donare volumi”. Ma ancora una volta le vicende cittadine si legarono a quelle della Biblioteca, ormai in ripresa: “Sì, perché quando il figlio di Maria Luisa, Carlo Ludovico, si spostò a Parma, portò con sé molti dei codici conservati nell’istituto. Siamo nel 1847 e quei codici torneranno qui soltanto nel 1934”.

Un’altra data, però, segnò la definitiva affermazione della Biblioteca statale di Lucca come uno degli istituti librari più importanti d’Italia. È il 1877, l’anno in cui la Biblioteca cambiò sede e si spostò da San Frediano all’edificio attuale, incorporando anche la splendida libreria dei Chierici regolari, allestita ancora oggi nel Salone monumentale barocco. “Una decisione arrivata dopo la soppressione degli ordini religiosi e delle loro biblioteche ecclesiastiche- dice Monica Maria Angeli- In quell’occasione la Biblioteca statale ricevette una enorme quantità di volumi antichi, 90mila opere prevalentemente databili tra il Seicento e il Settecento, ma anche moltissimi manoscritti.

Tra questi, la perla della Biblioteca, il libro per cui la Statale di Lucca è conosciuta in tutto il mondo: il Liber divinorum operum, il Libro delle opere divine, di Ildegarda di Bingen. Si tratta di un codice proveniente dal Convento dei Chierici regolari della Madre di Dio di Lucca che contiene le visioni di Ildegarda. Il testo di ogni visione è composto da una descrizione in cui la santa parla in prima persona ed espone il contenuto dell’apparizione, cui segue un commento esplicativo pronunciato dalla voce di Dio. Le tavole miniate illustrative delle visioni sono dieci, tutte a piena pagina e, all’interno, è presentata la sua figura.

“Questo manoscritto è il più richiesto in tutto il mondo e rende la nostra Biblioteca nota a livello internazionale. Sia Giovanni Paolo II, sia Papa Francesco hanno esplicitamente richiesto di divulgare l’opera della santa, dichiarata dottore della Chiesa da Papa Benedetto XVI nel 2012, e questo fa sì che questo libro- conclude la direttrice- sia il cimelio che maggiormente connota la Biblioteca Statale di Lucca”.

Realizzato con l’agenzia di stampa DIRE (www.dire.it), il progetto ‘Biblioteche d’Italia’ è un viaggio alla scoperta dei 46 Istituti statali italiani, scrigni di bellezza e custodi di un patrimonio documentario che ammonta a circa 40 milioni di esemplari: https://cultura.gov.it/bibliotecheditalia. Il documentario sulla Biblioteca Statale di Lucca fa parte della serie di reportage promossi dal Ministero della Cultura e disponibili sui canali social istituzionali e sul profilo Instagram @bibliotecheditalia: https://www.instagram.com/p/ChHeSwYo3as/.