Gonartrosi: gli anti-istaminici rallentano la malattia


Gonartrosi: i pazienti in cura con anti-istaminici sembrano caratterizzarsi per un una minore progressione strutturale di malattia

Gonartrosi, bisfosfonati efficaci per ridurre la malattia

I pazienti con osteoartrosi al ginocchio che sono in trattamento con anti-istaminici sembrano caratterizzarsi per un una minore progressione strutturale di malattia rispetto a quelli che non assumono questi farmaci. Questi i risultati di un’analisi post-hoc di uno studio di fase 3 recentemente presentata nel corso del Congresso EULAR.

I presupposti e gli obiettivi dello studio
Studi precedenti di letteratura hanno mostrato che le mastocellule sono coinvolte nell’infiammazione cronica e che la loro attività a livello della sinovia potrebbe contribuire alla progressione strutturale dell’osteoartrosi.
Ad ogni modo, ancora oggi non è chiaro il ruolo preciso di queste cellule in questa condizione clinica.

Gli anti-istaminici, come è noto, bloccano i recettori dell’istamina e, inoltre, mostrano proprietà anti-infiammatorie mediante la stabilizzazione delle membrane delle mastocellule.

Alcune osservazioni recenti sull’impiego dei farmaci anti-istaminici nei pazienti con osteoartrosi suggeriscono una loro efficacia nel ridurre il rischio di progressione strutturale di malattia.

Di qui l’implementazione di questo nuovo studio, che si è proposto di valutare se l’impiego di anti-istaminici nel corso di due trial della durata pari a 2 anni fosse associato a differenze nella progressione strutturale di gonartrosi.

Disegno dello studio e risultati principali
Per valutare l’impatto degli anti-istaminici sulla progressione strutturale di gonartrosi, i ricercatori hanno analizzato i dati relativi a due trial di fase 3 che riguardavano l’impiego di calcitonina di salmone orale nella gonartrosi a 2 anni.

La misura di outcome primario in entrambi i trial era rappresentata dalla progressione strutturale di malattia, espressa come variazione della larghezza minima dello spazio articolare dal basale a 2 anni, misurata mediante radiografia a raggi X.

In questi trial, i ricercatori hanno riportato anche l’impiego di un anti-istaminici. Di qui la valutazione degli outcome dei pazienti che ricorrevano all’impiego di questi farmaci rispetto a quelli che non ne facevano uso.
Inoltre, i pazienti sono stati divisi in gruppi diversi sulla base dei periodi di impiego degli anti-istaminici (da 1 a 49 giorni, da 50 a 299 giorni e per più di 300 giorni).

I risultati dell’analisi sono stati corretti per la presenza di alcuni fattori quali l’età, il sesso di appartenenza, il BMI e la larghezza della rima articolare al basale.

Dei 2.206 pazienti inclusi nella valutazione, hanno portato a termine i trial 1.485: di questi, 1.327 non avevano riferito l’impiego di anti-istaminici durante i trial (età media: 64,4 anni; 64.1% pazienti di sesso femminile, BMI medio: 29 kg/m2), mentre 158 sono ricorsi a questi farmaci (età media: 64,5 anni; 75.2% pazienti di sesso femminile; BMI medio: 28,1 kg/m2).

In tutto, I pazienti valutati per l’analisi post-hoc, classificati in base alla durata di impiego di anti-istaminici, erano così ripartiti:
– 74 pazienti nel gruppo con durata del trattamento compresa tra 1 e 49 giorni
– 21 pazienti nel gruppo con durata del trattamento compresa tra 50 e 299 giorni
– 63 pazienti nel gruppo con durata del trattamento superiore a 300 giorni

Passando ai risultati, la variazione media della larghezza della rima articolare tra i pazienti non utilizzatori di anti-istaminici era pari a -0,32 mm (IC95%= -0,36; -0,29) rispetto a -0,19 mm (IC95%= -0,29; -0,08) nei pazienti trattati con anti-istaminici indipendentemente dalla durata di questo trattamento, anche se è stata rilevata l’esistenza di un trend verso l’ associazione tra la durata del trattamento e la riduzione del restringimento della rima articolare.

Riassumendo
Nel complesso, i risultati di questa analisi post-hoc di due trial clinici sulla gonartrosi hanno dimostrato che i pazienti che assumono anti-istaminici vanno incontro ad una ridotta progressione strutturale di malattia a 2 anni rispetto a quelli che non assumono questi farmaci.

Inoltre, la riduzione osservata della progressione strutturale di malattia sembra essere associata con la durata del trattamento con anti-istaminici.

A questo punto, concludono i ricercatori, sono necessarie ulteriori ricerche sulla valutazione del ruolo degli anti-istaminici nell’osteoartrosi (meglio dimensionate dal punto di vista della numerosità del campione di pazienti e della potenza statistica) per suffragare ulteriormente quanto osservato in questa analisi post-hoc.

Bibliografia
Bihlet AR, et al. Antihistamine use and structural progression of knee OA: A Post-Hoc analysis of two phase III clinical trials. Presented at: EULAR 2022 Congress; Abstract OP0230