Metotressato per l’artrite reumatoide: un nuovo studio


Artrite reumatoide: un nuovo studio ha valutato la capacità di metotressato di agire efficacemente nella fase di esordio di malattia

Artrite reumatoide: un nuovo studio ha valutato la capacità di metotressato di agire efficacemente nella fase di esordio di malattia

Sopprimere l’infiammazione in presenza di artralgia clinicamente sospetta potrebbe modificare il decorso di malattia? Questa l’ipotesi valutata in uno studio proof-of concept (TREAT-EARLIER), presentato nel corso dei lavori del congresso annuale EULAR.

Lo studio in questione ha documentato la capacità di metotressato di agire efficacemente in questa fase di malattia contenendo il dolore e preservando la funzione fisica e l’abilità al lavoro, ma non quella di fermare l’artrite.

I presupposti e il disegno dello studio
L’artrite reumatoide (RA) rappresenta la patologia reumatologica ad eziologia autoimmunitaria più comune, e necessita di trattamento a lungo termine per sopprimere l’infiammazione.

Attualmente, metotressato (MTX) viene iniziato come trattamento di prima linea solo quando l’artrite diventa clinicamente manifesta, insieme alla tumefazione articolare. Tuttavia, i processi alla base del decorso della malattia iniziano molto tempo prima che i pazienti sviluppino i sintomi di AR.

Lo studio proof-of-concept TREAT-EARLIER è stato implementato al fine di verificare se l’inizio di un trattamento temporaneo prima dello sviluppo di artrite clinica in individui a rischio di AR potesse fare la differenza nell’arrestare o rallentare la progressione di malattia, o nell’indurre una riduzione sostenuta dell’impatto di malattia.

A tal scopo, tra il 2015 e il 2019, hanno randomizzato individui a rischio di AR ad un braccio di trattamento attivo oppure a placebo.

Gli individui selezionati per l’inclusione nello studio mostravano segni di infiammazione articolare subclinica all’imaging a risonanza magnetica (MRI), ma non erano affetti da artrite clinica. Nello specifico, i 119 individui a rischio AR del braccio di trattamento attivo erano stati sottoposti ad una singola iniezione intramuscolare di glucocorticoidi (GC) (120 mg) e ad un ciclo di trattamento annuale con MTX per os (fino a 25 mg/settimana).

Gli altri 117 individui reclutato nello studio, invece, erano stati sottoposti a trattamento con un placebo (per iniezione o in compresse).

Risultati principali
Dopo 24 mesi, non sono state osservate differenze significative tra i due gruppi in termini di prevenzione della progressione di malattia.

Considerando la misura della sopravvivenza libera da artrite, si sono avuti risultati simili in entrambi i gruppi: solo un paziente su 5 di ciascun braccio di trattamento ha sviluppato artrite clinica nel corso dello studio.

I risultati hanno cominciato a divergere tra i gruppi in studio relativamente alla considerazione del maggior rischio di sviluppare artrite clinica sulla base della positività autoanticorpale e dell’estensione dei processi infiammatori, rilevata mediante MRI.

Nello specifico, è emerso che gli individui del gruppo di trattamento attivo mostravano un rallentamento dello sviluppo di artrite clinica fino a 18 mesi. A 24 mesi, invece, la progressione artrite clinica è risultata sovrapponibile nei due gruppi in studio (67%  dei pazienti per ciascun gruppo).

Lo scopo dello studio era quello di verificare se il trattamento precoce potesse non solo influenzare lo sviluppo di AR, ma anche agevolare l’abilità funzionale e la qualità della vita di questi individui.
Ebbene, i risultati hanno mostrato che la funzione fisica sembrava essere meglio preservata nel gruppo di trattamento attivo, come misurato dall’indice HAQ.

I ricercatori hanno anche osservato che il funzionamento fisico migliorava in misura maggiore nel gruppo di trattamento attivo durante i primi mesi di terapia, con benefici immutati e prolungati nel tempo.
La differenza media tra gruppi a 2 anni relativa all’indice HAQ è stata pari a -0,1 (IC95%= -0,2; -0,03; p= 0,004.

Gli autori dello studio hanno  anche osservato l’esistenza di un marcato miglioramento relativo a:
– dolore (media di -9 su una scala 0-100; IC95%= -12; -4; p= 0,004)
– rigidità mattutina (-12; IC95%= -16; -8; p<0,001)
– perdita di efficienza lavorativa (-8; IC95%= -13; -3; p=0,001)

Da ultimo, a 2 anni, il trattamento attivo ha portato ad un miglioramento persistente dell’infiammazione dell’infiammazione articolare rilevata mediante MRI, con una differenza media pari a -1,4 punti (IC95%= -2; -0,9; p<0,01).

Riassumendo
In conclusione, i risultati di questo studio suggeriscono che MTX, iniziato nello stadio pre-artritico dei sintomi articolari e della infiammazione subclinica, non è stato in grado di prevenire lo sviluppo di artrite clinica – ma ha modificato il decorso di malattia, misurato come miglioramento sostenuto dell’infiammazione, dei sintomi e delle alterazioni funzionali.

Questi dati potrebbero aprire la strada ad una nuova possibilità di trattamento (esistenza di finestra terapeutica) nel corso della fase pre-artritica dell’AR, durante la quale le limitazioni osservate potrebbero essere gravi tanto quanto all’inizio dell’artrite clinica.

Bibliografia
Krijbolder D, et al. Intervention with Methotrexate in Arthralgia at Risk for Rheumatoid Arthritis to reduce the Development of Persistent Arthritis and its Disease Burden (TREAT EARLIER): a double-blind, randomised, placebo-controlled trial. Presented at EULAR 2022; abstract OP0070.