Biblioteche: alla scoperta della Stelio Crise, polo culturale di Trieste


Biblioteche d’Italia, la Stelio Crise polo culturale di Trieste. Nell’ottocentesco Palazzo Brambilla-Morpurgo, un istituto moderno e aperto alla città

stelio crise

Gli arazzi dal gusto esotico, gli stucchi a impreziosire i soffitti, perfino una sala in stile pompeiano. Le grandi stanze che si susseguono una dopo l’altra, a raccontare di feste e ricevimenti e di una città, Trieste, in continua crescita economica, forte dei suoi scambi commerciali e della sua attività mercantile. Siamo nell’ottocentesco Palazzo Brambilla-Morpurgo, dove i fasti dell’alta borghesia triestina oggi accolgono migliaia di studentesse e studenti che affollano la Biblioteca statale Stelio Crise. Due storie, quella del sontuoso Palazzo e dell’istituto librario, rimaste parallele fino al 1998, quando, grazie all’acquisizione dell’allora ministero dei Beni culturali e ambientali, nei sontuosi saloni progettati dall’architetto triestino Francesco Bruyn sono arrivate centinaia di libri. “La Biblioteca statale Stelio Crise è insieme antica e moderna: antica perché ha sede in un prestigioso palazzo ottocentesco, moderna perché è giovane rispetto alle altre Biblioteche statali italiane, quasi tutte di impronta preunitaria”, spiega all’agenzia Dire la direttrice, Francesca Richetti.

Oltre 250mila volumi a carattere prevalentemente umanistico, dedicati alla narrativa e alla saggistica divulgativa, raccontano le origini della Stelio Crise, nata nel 1956 con il nome di Biblioteca del popolo. Tornata da soltanto due anni a far parte dell’Italia, Trieste si dota così di un presidio culturale moderno e presente con diverse sedi in tutta la città. L’ingresso del ministero dei Beni culturali avviene alla fine degli anni Settanta, mentre nel 1998 il trasferimento a Palazzo Brambilla-Morpurgo permette la riunificazione delle raccolte librarie in un’unica, centralissima sede. Commissionato, ma mai abitato, da Giuseppe Brambilla, fino al 1924 il Palazzo è stato la residenza di Elio de Morpurgo, esponente dell’alta borghesia triestina. Dopo di lui, la Milizia fascista ha occupato quelle stanze così eleganti, mentre nel 1983 a prenderne la proprietà sono state le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil.

Poi il passaggio allo Stato, la nuova destinazione culturale e la dedica a Stelio Crise, storico direttore dal 1963 al 1974 e tra i protagonisti della fondazione della Biblioteca del popolo. Anche grazie a lui l’istituto triestino non ha mai perso quello spirito di apertura alla città e alle nuove generazioni che lo ha sempre caratterizzato. Continuano a essere gli universitari a occupare oggi le 115 postazioni di lettura, ed è per loro che la Biblioteca sta organizzando l’apertura di un centro ristoro nel bellissimo giardino del Palazzo e ha inaugurato la piattaforma gratuita MediaLibraryOnLine che permette di prendere in prestito ebook e consultare risorse digitali.

L’ARCHIVIO DI LELIO LUTTAZZI

Negli anni la Stelio Crise ha pianificato i suoi spazi, dedicando parte del primo e del secondo piano alle sale espositive e a una sala conferenze. È qui che vengono ospitate più di cento manifestazioni culturali all’anno che legano questa Biblioteca al tessuto cittadino grazie alla collaborazione con associazioni culturali, anche di storica origine, come la Società di Minerva e il Circolo della Cultura e delle Arti, l’università e privati cittadini che decidono di mettere a disposizione le proprie raccolte a beneficio dell’accrescimento culturale della collettività. Anche la collezione libraria si è arricchita di nuove acquisizioni e nuovi Fondi, spesso frutto delle tante donazioni arrivate da diverse personalità del mondo intellettuale triestino. È qui per esempio che viene conservato l’archivio di Lelio Luttazzi, celebrità della televisione e dello spettacolo, al quale la Biblioteca ha dedicato uno spazio espositivo permanente, un vero e proprio museo, che racconta la sua vita e i suoi successi.

“Nel 2011 la vedova Rossana Luttazzi ha deciso di donare alla Stelio Crise tutto il materiale, composto da più di mille titoli tra monografie, periodici e audiovisivi- spiega la direttrice- e così è nato lo Studio Luttazzi dedicato all’artista, in cui il visitatore ripercorre attraverso manoscritti, rotocalchi dell’epoca, fotografie, dischi e anche il suo smoking e il suo pianoforte, l’attività e i successi televisivi, radiofonici e cinematografici di Luttazzi”.

DAL FUTURISMO A DANTE E BOTTICELLI

Recentissima la donazione del Fondo Guido Botteri, giornalista, scrittore e tra i promotori del mitico Teatro Rossetti di Trieste. “La sua Biblioteca ci è stata donata dai figli Marco e Giovanna, volto noto del giornalismo italiano”, ricorda Richetti. Non poteva mancare Marcello Fraulini, fondatore nel 1944 della Società letteraria di Trieste al quale la Stelio Crise dedica un Fondo bibliografico arrivato nel 2000 grazie alla donazione del figlio, Enrico. Cuore della raccolta, costituita da 1.456 volumi e opuscoli di argomento letterario editi fino al 1970, è una sezione di poesia dialettale triestina, mentre spiccano, tra le tante dediche a Fraulini, quelle di Marinetti. Dal Futurismo a Dante e Botticelli, perché la Biblioteca statale di Trieste conserva anche le tavole in eliotipia realizzate dall’artista per la Divina Commedia.

“Il volume ‘I disegni per la Divina commedia di Dante Alighieri’, edito nel 1921 e stampato in 300 copie numerate dalla casa editrice Apollo di Bologna, riproduce le tavole i cui originali, conservati nel Kupferstichkabinett di Berlino, a esclusione di otto tavole che sono alla Biblioteca Apostolica Vaticana, sono tutti disegnati a punta d’argento e inchiostro e oggi liberamente consultabili perché digitalizzati”, spiega la direttrice. E poi ci sono il Fondo di Giuseppe Mayländer, editore attivo tra il 1906 e il 1932, e quello dedicato all’ingegnere triestino Giovanni Pucalovich, la cui biblioteca racchiude edizioni dal Cinquecento ai primi del Novecento. Tra i tesori di questo bibliofilo, anche un volume che spiega minuziosamente la costruzione delle navi, tra i simboli di Trieste e della sua storia, tutta raccontata da questa biblioteca “insieme antica e moderna”.

Realizzato con l’agenzia di stampa DIRE (www.dire.it), il progetto ‘Biblioteche d’Italia’ è un viaggio alla scoperta dei 46 Istituti statali italiani, scrigni di bellezza e custodi di un patrimonio documentario che ammonta a circa 40 milioni di esemplari: https://cultura.gov.it/bibliotecheditalia. Il documentario sulla Biblioteca Reale di Torino fa parte della serie di reportage promossi dal Ministero della Cultura e disponibili sui canali social istituzionali e sul profilo Instagram @bibliotecheditalia https://www.instagram.com/tv/CdLBdBlInXO/.