Dermatite atopica: conferme per ruxolitinib in crema


Dermatite atopica: ruxolitinib in crema è un trattamento topico efficace e ben tollerato anche nei pazienti con un’ampia superficie corporea interessata dalle lesioni

Dermatite atopica: ansia e depressione oltre al prurito

Nei pazienti con pazienti con dermatite atopica, ruxolitinib in crema si è dimostrato un trattamento topico efficace e ben tollerato anche nei pazienti con un’ampia superficie corporea interessata dalle lesioni, come emerso dai risultati di uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Dermatology.

La dermatite atopica è una malattia infiammatoria cronica con un impatto sostanziale sulla qualità della vita dei pazienti, in gran parte a causa del prurito cronico non adeguatamente controllato. Nella maggior parte dei casi può essere gestita efficacemente senza terapia sistemica, anche se è coinvolta un’ampia superficie corporea. I trattamenti topici comunemente utilizzati includono corticosteroidi e inibitori della calcineurina, così come con unguenti a base di crisaborolo, un inibitore della fosfodiesterasi.

Di ruxolitinib, un potente inibitore selettivo delle Janus chinasi (JAK) 1 e 2, è stata sviluppata una formulazione topica per massimizzarne l’effetto clinico sulla pelle e ridurne al minimo la probabilità di assorbimento sistemico. Negli studi su adulti e adolescenti, ruxolitinib crema all’1,5% due volte al giorno ha dimostrato una sostanziale attività antinfiammatoria con azione antiprurito rispetto al veicolo ed è stato ben tollerato.

Uno studio in condizioni di utilizzo massimo
Il trial di fase I condotto negli Stati Uniti e in Canada, in aperto e di utilizzo massimo, ha arruolato 41 pazienti di età compresa tra 12 e 65 anni (età mediana 17 anni, 51% maschi) affetti da dermatite atopica, un punteggio ≥2 nell’Investigator’s Global Assessment (IGA) e almeno il 25% di superficie corporea interessata dalla malattia (BSA). La BSA mediana al basale era del 31,2% e il punteggio medio dell’Eczema Area and Severity Index (EASI) era di 20,8.

I pazienti hanno applicato una crema di ruxolitinib all’1,5% due volte al giorno sulle lesioni identificate al basale per i primi 28 giorni e hanno continuato l’applicazione sulle sole lesioni attive per altri 28 giorni (periodo di estensione, n=37). La sicurezza è stata valutata in base alla frequenza, durata e gravità degli eventi avversi emergenti dal trattamento. Le concentrazioni plasmatiche di ruxolitinib e i parametri farmacocinetici sono stati valutati come endpoint secondari e l’efficacia come obiettivo esplorativo.

Lo scopo di uno studio di utilizzo massimo (MUST) è valutare la sicurezza di un prodotto topico quando utilizzato in condizioni esagerate, come ampie superfici cutanee per un periodo di tempo prolungato. Questi studi consentono anche di comprendere la possibile efficacia di un prodotto topico in pazienti con malattie più gravi, che altrimenti sarebbero candidati per una terapia sistemica.

Buona efficacia nel breve termine anche con BSA elevata
Dopo 28 giorni ha raggiunto il successo nell’IGA il 35,9% dei pazienti, così come il 56,8% di quanti hanno continuato il trattamento fino al giorno 56. La maggior parte dei partecipanti aveva una pelle libera o quasi libera da lesioni entro il giorno 28, con ulteriori miglioramenti al giorno 56.

Nonostante la piccola dimensione del campione, i risultati di efficacia sono stati simili a quelli osservati negli studi di fase III, che includevano solo pazienti con BSA ≤20% al basale. La maggior parte dei soggetti ha ottenuto risposte EASI-75 e miglioramenti del prurito entro il giorno 28, suggerendo che anche in caso di malattia più estesa il trattamento a breve termine con ruxolitinib crema può essere di beneficio.

«Anche se nel periodo di estensione è stato applicato un quantitativo inferiore di crema, i pazienti hanno continuato a migliorare, con il 94,6% che ha ottenuto l’EASI-75 al giorno 56, indicando la possibilità di mantenere la risposta riducendo la quantità di crema applicata sulle lesioni attive» hanno fatto presente i ricercatori. «L’alta percentuale di risposta e il suo mantenimento quando sono state trattate solo le lesioni attive suggeriscono che la crema di ruxolitinib potrebbe essere considerata un’alternativa ai trattamenti sistemici in alcuni pazienti con BSA elevata, anche se sono necessarie ulteriori ricerche in questa popolazione».

Al follow-up il 31,7% dei pazienti ha manifestato eventi avversi emergenti dal trattamento, la maggior parte dei quali di gravità lieve o moderata

La concentrazione plasmatica massima media di ruxolitinib ha raggiunto il picco 4 ore dopo la prima applicazione. Le curva di concentrazione erano relativamente piatta nel corso dei 28 giorni di studio ed era inferiore al picco del giorno 1. Nel complesso le concentrazioni plasmatiche del farmaco non hanno mostrato variazioni significative ed erano correlate alla quantità di crema applicata e alla percentuale di superficie corporea trattata.

«La crema a base di ruxolitinib è stata generalmente ben tollerata, con la maggior parte degli eventi avversi di gravità lieve o moderata» hanno concluso gli autori. «Sono stati osservati aumenti transitori della conta piastrinica media al giorno 15, che rientravano nell’intervallo normale e tornavano spontaneamente ai livelli basali entro il giorno 28. Il meccanismo sottostante non è chiaro, tuttavia l’aumento della conta piastrinica non sembrava avere implicazioni cliniche».

Bibliografia

Bissonnette R et al. A Maximum-Use Trial of Ruxolitinib Cream in Adolescents and Adults with Atopic Dermatitis. Am J Clin Dermatol. 2022 Apr 4. 

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