Vitamina D e corsa, il rimedio all’osteoporosi


Contro l’osteoporosi vitamina D e corsa: parla Iacopo Chiodini, presidente della Siommms (Società italiana dell’osteoporosi del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro)

Osteoporosi: nuovi dati su romosozumab da uno studio presentato nel corso del congresso annuale dell'American Society for Bone and Mineral Research (ASBMR)

Ogni anno in Italia circa 5 milioni di persone vengono colpite dall’osteoporosi: fra queste, l’80% sono donne in età post menopausa, tanto che è stato stimato che il 23% delle donne sopra i quarant’anni è affetto da questa patologia. Per capire le ragioni di una predisposizione tutta femminile, il professor Iacopo Chiodini, presidente della Siommms (Società italiana dell’osteoporosi del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro), intervistato dalla Dire (www.dire.it) per la Giornata nazionale della Salute della Donna, ha spiegato il ruolo cruciale degli estrogeni: “Le donne sono più predisposte a causa del calo degli ormoni sessuali. Mentre il maschio continua a produrli in modo sufficiente fino ai 70-80 anni, la donna riduce drasticamente la produzione di estrogeni dopo la menopausa, con grandi conseguenze sullo stato delle ossa”. Gli estrogeni hanno infatti un ruolo importante nell’aumentare il riassorbimento scheletrico e la loro carenza determina uno sbilanciamento in senso negativo tra il vecchio osso che viene eliminato e il nuovo che viene creato. Anche per questo motivo spesso si prescrive una terapia ormonale sostitutiva alle donne in menopausa. L’importanza degli estrogeni è testimoniata anche dal fatto che “le pazienti che li tolgono completamente a causa di alcune terapie per il tumore alla mammella hanno un danno scheletrico importante”, ha aggiunto.

OSSA ORMONI e PREVENZIONE

La menopausa è il momento più critico e proprio per questo è decisivo lo stato delle ossa nel momento in cui si entra in questa fase della vita. “La prevenzione è sempre sullo stile di vita e inizia in età giovanissima”, ha affermato Chiodini. Anche perché il picco di massa ossea nelle donne viene raggiunto intorno ai 25 anni e da lì in poi tende a mantenersi più o meno stabile fino all’aumentato riassorbimenti post menopausa. Cosa fare quindi per scongiurare il rischio di osteoporosi? “Innanzitutto, regolare il quantitativo di calcio con la dieta (servono circa 1-1.5 grammi a giorno) e avere nel sangue normali livelli di vitamina D (almeno 30 ng/mL, per la salute scheletrica)”, ha risposto Chiodini. “Per la vitamina D eventualmente può essere necessaria una supplementazione- ha aggiunto- visto che si produce con l’esposizione della cute alla luce solare ed è dimostrato che alle nostre latitudini non riusciamo a esporci al sole in maniera sufficiente”.

SI ALLA CORSA, MENO EFFICACE IL NUOTO

E poi l’attività fisica, ma non tutti gli sport vanno bene allo stesso modo: “Non c’è grandissima efficacia se l’attività fisica non è contro gravità, perché lo stimolo muscolare non è sufficiente. Quindi attività come la camminata, la bicicletta o il nuoto, pur facendo benissimo dal punto di vista cardiovascolare, non hanno particolari effetti sulle ossa. Mentre va bene la corsa”. D’altra parte, le nostre ossa si sono sviluppate proprio per resistere alla gravità e per rafforzarle sono necessari “uno sforzo anti-gravitazionale e la contrazione del muscolo”. Rientrano nello stile di vita anche i fattori di rischio che predispongono maggiormente a questa patologia: “il fumo, una dieta ipocalcica, l’inattività fisica, sottopeso corporeo, un periodo di allattamento troppo prolungato, alcuni farmaci se usati in modo cronico, come gli inibitori di pompa protonica (gastroprotettori)”.

Per quanto riguarda l’ovaio policistico, “teoricamente non costituisce un fattore di rischio, a meno che non porti ad assenza di ciclo”. Sul sovrappeso c’è invece “grossa discussione, perché alcuni soggetti obesi hanno un rischio di frattura ed è possibile che l’obeso sia osteoporotico perché ha un’infiammazione cronica. Comunque, negli anni passati si pensava che il sovrappeso potesse essere protettivo per l’osteoporosi ma non lo è”, ha precisato il presidente di Siommms. Un discorso a parte meritano invece i pazienti diabetici, per cui c’è “una riduzione della qualità dell’osso, perché l’eccesso di zucchero ha effetti tossici anche sul collagene, fondamentale costituente dell’osso. Tra l’altro per i diabetici la normalità della massa ossea misurata con la MOC non assicura la riduzione del rischio di frattura”. Infine, almeno il 30% delle osteoporosi femminili sono secondarie, ovvero dovute ad altre malattie sistemiche, ad esempio “malattie endocrine, malassorbimenti intestinali come la celiachia, ipercalciura e malattie ematologiche”.

I FARMACI: QUALE SICUREZZA?

La chiave per prevenire l’osteoporosi sta quindi nello stile di vita “anche perché- ha concluso il professor Chiodini- i farmaci per l’osteoporosi hanno un profilo di sicurezza che non supera i dieci anni, quindi è importante iniziare a somministrarli al momento opportuno”.