Vaiolo delle scimmie: due dei casi italiani dopo un viaggio alle Canarie


Vaiolo delle scimmie: due dei tre casi individuati allo Spallanzani di Roma hanno in comune un recente viaggio alle Canarie. Il terzo paziente è stato a Vienna

Uno studio in natura sui Cebi evidenzia come ingegno e abilità manuale rendono queste scimmie maestre nell’arte di estrarre dal suolo rizotuberi, molto ricchi di sostanze nutritive

“È una situazione da attenzionare, ma al momento non c’è alcun allarme“. Lo ha precisato subito il direttore generale dell’Inmi Spallanzani, Francesco Vaia, aprendo la conferenza organizzata a Roma per aggiornare sulla situazione del vaiolo delle scimmie in Italia. “Le tre persone ricoverate attualmente presso il nostro ospedale con infezione confermata da virus Monkeypox sono tre giovani uomini che non riferiscono contatti tra loro, anche se due riportano un viaggio alle Canarie, dove recentemente è stato segnalato un caso di questa malattia. Mentre il terzo ha riferito un viaggio a Vienna“.

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“Tutti e tre sono in discrete condizioni di salute – ha precisato Vaia -, hanno un ingrossamento di alcune ghiandole linfatiche, che appaiono dolenti, e la comparsa di un numero limitato di piccole pustole cutanee localizzate. Una sola ha presentato una febbre di breve durata”. Per quanto riguarda la cura il dg ha spiegato che i pazienti “sono trattati con una terapia sintomatica che allo stato è sufficiente”. Vaia ha poi precisato che comunque presso l’Istituto Spallanzani “sono disponibili dei farmaci antivirali che potrebbero essere impiegati in via sperimentale qualora si rendesse necessaria una terapia specifica. Allo stato non è così – ci ha tenuto a sottolineare – ma siamo pronti avendo anche disponibilità di questi farmaci”.

Per la prossima settimana il laboratorio di virologia dello Spallanzani “prevede di isolare il virus – ha anticipato Vaia – e questo renderà possibile eseguire una serie di indagini sperimentali. In particolare si potrà studiare se nel sangue di persone che sono state vaccinate contro il vaiolo, persone che oggi hanno più di 50 anni, sono presenti anticorpi che neutralizzano questo virus e cellule immunitarie in grado di attaccarlo“. L’isolamento virale inoltre “permetterà di eseguire test per la diagnosi sierologica di questa infezione”.

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Ha tenuto a tranquillizzare anche Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali che ha sottolineato come al momento “siamo in una situazione di assoluta tranquillità, ci sono pochissimi casi in tutto il mondo – ha detto – quindi non dobbiamo innescare un meccanismo di grande preoccupazione. C’è attenzione”. Andreoni ha poi ricordato che “tutti i casi che ci sono stati in letteratura si sono autolimitati, non ci sono state grandi epidemie“.

In chiusura della conferenza l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, ha precisato che “la situazione è sotto controllo, questi casi sono stati individuati anche grazie a un buon sistema di sorveglianza che è all’opera per ricostruire l’albero dei contatti, contiamo che nelle prossime ore si possa completare questo lavoro”, ha concluso.