Tumore dell’ovaio: olaparib efficace anche dopo l’interruzione


Tumore dell’ovaio: il beneficio di sopravvivenza di olaparib si mantiene anche dopo riduzioni della dose o interruzioni

Carcinoma ovarico: approvazione europea per niraparib, un inibitore della poli (ADP-ribosio) polimerasi (PARP), come trattamento di prima linea 

Nelle pazienti con recidiva platino-sensibile di carcinoma ovarico trattate con l’inibitore di PARP olaparib che devono ridurre la dose del farmaco o interromperlo a causa di eventi avversi insorti nelle prime 12 settimane di trattamento, queste misure sembrano non impattare negativamente sulla sopravvivenza. Lo evidenziano i risultati di un’analisi dello studio di fase 3 SOLO2, pubblicata di recente sulla rivista Annals of Oncology.

Secondo quest’analisi, nelle pazienti in cui si è dovuto ricorrere a un aggiustamento di dose di olaparib non è stata osservata alcuna differenza significativa in termini di mediana della sopravvivenza libera da progressione (PFS) e della sopravvivenza globale (OS) tra le donne che nelle prime 12 settimane hanno ricevuto un’intensità di dose relativa (RDI) superiore al 98%, oppure compresa tra il 90% e il 98% o inferiore o uguale al 90%. Infatti, la PFS mediana è risultata rispettivamente di 14,2 mesi, 19 mesi e 34 mesi (P = 0,37) e l’OS mediana pari rispettivamente a 49,7 mesi, 49,5 mesi e 54,1 mesi (P = 0,84).

L’analisi dello studio SOLO2 
Nello studio SOLO2/ENGOT ov-21 (NCT01874353) donne con una recidiva platino-sensibile di carcinoma ovarico, portatrici di mutazioni dei geni BRCA1 o BRCA2 (BRCA+), dopo il completamento della chemioterapia a base di platino state assegnate in rapporto 2:1 alla terapia di mantenimento con olaparib in compresse da 300 mg due volte al giorno (196 pazienti) o un placebo (99 pazienti).

Nelle pazienti arruolate, per gestire gli eventi avversi insorti durante lo studio si è fatto ricorso a riduzioni del dosaggio di olaparib o a interruzioni del farmaco.

L’analisi pubblicata su Annals of Oncology ha incluso 185 donne del braccio con olaparib che non sono andate incontro a una progressione della malattia nel corso delle prime 12 settimane di trattamento. In questo gruppo, 111 sono state incluse nella coorte con una RDI superiore al 98%, 29 nella coorte con una RDI compresa tra 90% e 98% e 45 nella coorte con una RDI del 90% o inferiore. La RDI media dopo 12 settimane è risultata pari al 91,4% e quella mediana del 100%.

In oltre un terzo delle pazienti (37%) della popolazione analizzata sono stati osservati eventi avversi entro le prime 12 settimane di terapia. A causa degli eventi avversi si è resa necessaria almeno una riduzione della dose di olaparib in 26 donne, un’interruzione della somministrazione in 53 donne e l’interruzione definitiva del trattamento in cinque donne.

Analisi a 24 settimane
L’analisi dei dati a 24 settimane, ha rivelato che 156 donne inserite nella valutazione non erano andate incontro a progressione. Tra queste, 80 appartenevano alla coorte con una RDI > 98%, 26 alla coorte con una RDI compresa tra 90% e 98% e 33 alla coorte con una RDI del 90% o inferiore. In quest’ultima coorte, l’RDI mediana è risultata pari a 79,6%

Durante il periodo in cui è stata analizzata l’OS sono stati registrati 780 episodi di eventi avversi, di cui 130 hanno richiesto una riduzione del dosaggio o l’interruzione del farmaco. Tra i motivi che hanno richiesto riduzioni del dosaggio o interruzioni di olaparib ci sono stati l’anemia, l’affaticamento e la leucopenia.

Le pazienti sono state suddivise in due gruppi in base all’RDI misurata a 12 settimane. In quelle (93) nel gruppo con RDI più bassa, l’RDI mediana è risultata del 90,5% (media dell’82,9%), mentre in quelle (92) con RDI più alta l’RDI mediana e quella media sono risultate del 100%. In questi due gruppi la PFS e l’OS sono risultate simili.

Nell’analisi a 24 settimane si sono ottenuti risultati analoghi a quelli dell’analisi a 12 settimane, con una PFS mediana di 19,7 mesi nella coorte che aveva ricevuto una RDI superiore al 98%, 16,1 mesi nella coorte che aveva ricevuto una RDI compresa tra il 90% e il 98%, 31,1 mesi nella coorte che aveva ricevuto una RDI uguale o inferiore al 90% (P = 0,60) e un’OS mediana pari rispettivamente a 53,4 mesi, 59,6 mesi e 51,2 mesi (P = 0,91).

Infine, un’analisi univariata ha evidenziato un incremento del rischio di ricevere una RDI uguale o inferiore al 90% a 12 settimane in presenza di fattori quali peso corporeo non superiore ai 70 kg (OR 1,86), performance status pari a 1 (OR 2,54) e nausea (OR 3,17), mentre nell’ analisi multivariata, il performance status al basale è risultato essere l’unico fattore predittivo di ricevere una RDI uguale o inferiore al 90%.

Bibliografia 
K.E. Francis, et al. The impact of olaparib dose reduction and treatment interruption on treatment outcome in the SOLO2/ENGOT-ov21 platinum-sensitive recurrent ovarian cancer. Ann Oncol. Published online February 24, 2022. Link