Artrite reumatoide e fatigue: nuove scoperte


La fatigue è presente già durante le prime fasi dell’artrite reumatoide e tende a permanere stabilmente nel tempo secondo un nuovo studio

La fatigue è presente già durante le prime fasi dell'artrite reumatoide e tende a permanere stabilmente nel tempo secondo un nuovo studio

La fatigue è presente già durante le prime fasi dell’artrite reumatoide e tende a permanere stabilmente nel tempo indipendentemente dall’attività di malattia infiammatoria. Lo suggeriscono i risultati di uno studio pubblicato su Rheumatology che invoca anche l’esistenza di meccanismi centrali associati al sintomo.

Razionale e obiettivi dello studio
La fatigue è un sintomo debilitante comune a molte malattie muscoloscheletriche. Nell’AR, la prevalenza del sintomo è stata riportata in percentuali comprese tra il 40 e il 70% dei pazienti. Quest’ampia variazione di prevalenza deriva dall’eterogeneità delle popolazioni di pazienti con AR considerate, da vari livelli di attività di malattia e dall’impiego di diversi strumenti per la quantificazione del sintomo fatigue.

Va anche ricordato che la fatigue si associa a prognosi più sfavorevoli di malattia e ad un maggior consumo di risorse sanitarie. Inoltre, la fatigue è la maggior responsabile delle assenze per malattia e della perdita del posto di lavoro, con ripercussioni negative sulla qualità della vita.

Da quasi 10 anni, si raccomanda di includere la fatigue come misura di outcome nei trial clinici sulla terapia dell’AR. Tuttavia, nonostante l’aumento di studi al riguardo, anche non sono chiari i meccanismi responsabili del sintomo.

Alcuni studi hanno dimostrato i benefici del trattamento precoce dell’AR sull’attività di malattia. I trial clinici hanno dimostrato una piccola riduzione dei livelli di fatigue con l’impiego dei farmaci biologici.

L’obiettivo dello studio è stato quello di caratterizzare la prevalenza e il decorso del sintomo fatigue e di identificare alcune caratteristiche associate o predittive di fatigue in pazienti con AR all’esordio, ipotizzando l’esistenza di gruppi di individui con diversa progressione della fatigue e che la loro identificazione potrebbe essere fattibile sin dalle prime fasi di malattia sulla base delle diverse caratteristiche demografiche o cliniche.

Disegno e risultati principali
I ricercatori hanno attinto ai dati demografici, clinici, relativi alla QoL, alle comorbilità e ai dati di laboratorio di ERAN (Early RA Network), una coorte britannica di pazienti con AR.
E’ stata misurata la fatigue utilizzando la sottoscala “vitalità” del questionario SF-36 sulla qualità della vita, dove a valori maggiori corrisponde una QoL migliore.

Le prevalenze al basale della fatigue sono state standardizzate in base all’età e al sesso. L’analisi ha incluso 1.236 partecipanti (67% donne; età media= 57 anni).

I dati hanno mostrato che i tassi di prevalenza di fatigue e fatigue severa, standardizzati in base ad età e al sesso, erano pari, rispettivamente, al 44 e al 19%. Dopo 3 anni e 5 visite di controllo, la fatigue non è cambiata di molto.

I ricercatori sono stati in grado di identificare due sottogruppi di pazienti – con fatigue (53%) e senza fatigue (47%). L’appartenenza al sottogruppi dei pazienti con fatigue era predetta dall’appartenenza al sesso femminile e da un dolore ingravescente, dallo stato di salute mentale e dall’abilità funzionale. Al contrario, sia la conta delle articolazioni tumefatte che i valori di VES non sono risultati significativamente associati con la fatigue.

Riassumendo
Nel complesso, I risultati dello studio dimostrano che le persone affette da fatigue persistente potrebbero essere identificate precocemente, fin dalle prime fasi di AR, e potrebbero essere oggetto di interventi finalizzati a ridurre il sintomo.

Nel commentare i risultati, gli autori dello studio hanno notato come, dai risultati, sia emerso che l’appartenenza al sesso femminile e un peggioramento dello stato di salute mentale, insieme a dolore e capacità funzionale, siano associati più frequentemente alla fatigue.

“Il nostro studio – concludono – per quanto non disegnato allo scopo di esaminare l’effetto dei trattamenti farmacologici in essere per l’AR, ha rivelato che la fatigue è presente sin dati primi stadi di malattia. Di qui la necessità di condurre studi ulteriori nelle popolazioni a rischio di sviluppare AR per approfondire i meccanismi alla base di questo sintomo”.

Bibliografia
Ifesemen OS et al. Fatigue in early rheumatoid arthritis: data from the Early Rheumatoid Arthritis Network. Rheumatology 2021, keab947
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