Covid: terapia antipiastrinica riduce mortalità dei ricoverati


Covid: durante il ricovero ospedaliero rischio di mortalità ridotto dalla singola o doppia terapia antipiastrinica secondo nuovi studi

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Durante il ricovero in ospedale con COVID-19, i pazienti che hanno ricevuto una terapia antipiastrinica hanno dimostrato un minor rischio di mortalità e una durata della ventilazione meccanica più breve rispetto a quelli che non l’hanno ricevuta. È quanto dimostra uno studio multicentrico internazionale di registro i cui risultati sono stati pubblicati online su “Heart”.

Il potenziale effetto positivo pleiotropico dell’acido acetilsalicilico
«Il deterioramento clinico nel COVID-19 sembra essere dovuto principalmente a una combinazione di iperinfiammazione, endotelite e coagulopatia» scrivono i ricercatori, guidati da Francesco Santoro, del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Foggia. «In questo contesto, l’acido acetilsalicilico può avere effetti antivirali, antinfiammatori e pleiotropici sull’endotelio».

«La terapia standard per COVID-19 è in continua evoluzione e gli studi autoptici hanno mostrato un’alta prevalenza di microtrombi ricchi di piastrine-fibrina in diversi organi» aggiungono. «Lo scopo dello studio era quindi quello di valutare la sicurezza e l’efficacia della terapia antipiastrinica (APT) nei pazienti ospedalizzati con COVID-19 e il suo impatto sulla sopravvivenza».

Studio di registro prospettico internazionale multicentrico
Santoro e colleghi hanno valutato 7.824 pazienti consecutivi (età media: 64 anni; 58% uomini) ospedalizzati con COVID-19. Tutti i pazienti sono stati arruolati nell’“Health Outcome Predictive Evaluation for COVID-19 registry”, un registro prospettico internazionale multicentrico, e hanno registrato i dati clinici e le complicanze ospedaliere. In particolare, i ricercatori hanno ottenuto da ciascun paziente dati relativi alla terapia antipiastrinica, condotta con vari farmaci tra cui l’acido acetilsalicilico e altri farmaci antipiastrinici.

Nella coorte, il 9% dei pazienti ha ricevuto una singola o una doppia terapia antipiastrinica; di questi, il 93% ha avuto una singola terapia antipiastrinica. I pazienti trattati con terapia antipiastrinica erano più anziani (74 anni vs 63 anni), erano più comunemente maschi (68% vs 57%) e avevano maggiori probabilità di avere il diabete (39% vs 16%), con P < 0,01 in tutti i casi.

In un’analisi non aggiustata, non si è rilevata alcuna differenza in base al tipo di strategia antipiastrinica in termini di:

  • mortalità intraospedaliera (terapia antipiastrinica, 18%; nessuna terapia antipiastrinica, 19%; P = 0,64);
  • necessità di ventilazione invasiva (terapia antipiastrinica, 8,7%; nessuna terapia antipiastrinica, 8,5%; P = 0,88);
  • eventi tromboembolici (terapia antipiastrinica, 2,9%; nessuna terapia antipiastrinica, 2,5%; P = 0,34);
  • sanguinamento (terapia antipiastrinica, 2,1%; nessuna terapia antipiastrinica, 2,4%; P = 0,43).

Più breve ventilazione meccanica, minori esiti negativi in terapia intensiva
Comunque, il gruppo antipiastrinico aveva una durata più breve della ventilazione meccanica (8 giorni contro 11 giorni; P = 0,01).

Rispetto ai pazienti non in terapia antipiastrinica o anticoagulante, coloro che hanno ricevuto la terapia antipiastrinica hanno avuto tassi di mortalità più bassi (RR = 0,79; IC 95%, 0,7-0,94; P < 0,01).

Inoltre, è stata associata a un minor rischio di mortalità dopo aggiustamento per età, sesso, diabete, ipertensione, insufficienza renale, insufficienza respiratoria, scompenso cardiaco, storia di cancro, necessità di ventilazione invasiva, uso preospedaliero di agenti antipiastrinici e terapia anticoagulante ospedaliera (RR = 0,39; IC 95%, 0,32-0,48; P < 0,01). (fig.1)

Fig.1 – Curve di sopravvivenza in base alla terapia antipiastrinica intraospedaliera.

E’ stata anche associata a minori rischi di mortalità nei pazienti in terapia intensiva (RR = 0,42; IC 95%, 0,26-0,67; P < 0,001) e pazienti con storia di cancro (RR = 0,66; IC 95%, 0,44-1,01; P = 0,056).

Possibile ruolo nella modulazione della tempesta citochinica
«I pazienti trattati con terapia antipiastrinica in questo studio erano un sottogruppo di pazienti più critici, con una maggiore prevalenza di sesso maschile e diabete» osservano i ricercatori. «È interessante sottolineare che è stata associata a una durata più breve della ventilazione meccanica. Questi dati suggeriscono che tale terapia potrebbe avere un ruolo nella modulazione della tempesta citochinica»

«Da notare, inoltre, che il ruolo dell’APT potrebbe essere indipendente dalla terapia anticoagulante, che è stata inclusa nel modello di analisi multivariabile per la predizione della mortalità. Nel presente studio, il 66% dei pazienti trattati con terapia antipiastrinica ha anche ricevuto una terapia anticoagulante (77% e 23% a una dose profilattica o terapeutica, rispettivamente)» rilevano.

Prospettive di ricerca
«Una bassa dose di farmaci antipiastrinici e una dose profilattica di anticoagulanti potrebbero quindi rappresentare un altro potenziale approccio terapeutico da studiare nei pazienti con COVID-19» sostengono i ricercatori.

In conclusione, «il presente studio ha dimostrato che questa terapia potrebbe essere un potenziale strumento aggiuntivo per i trattamenti per il COVID-19» scrivono Santoro e coautori. «È sicuramente giustificato lo svolgimento di studi randomizzati, in doppio cieco, adeguatamente alimentati che valutino una combinazione di terapia antipiastrinica e anticoagulante».

Bibliografia:
Santoro F, Nuñez-Gil IJ, Vitale E, et al. Antiplatelet therapy and outcome in COVID-19: the Health Outcome Predictive Evaluation Registry. Heart. 2021 Oct 5. doi: 10.1136/heartjnl-2021-319552. [Epub ahead of print] Link