Alzheimer e sclerosi multipla: il contributo della neuroradiologia


La neuroradiologia studia il sistema nervoso centrale e gli organi di senso: dall’Alzheimer alla sclerosi multipla, il contributo della ricerca

La neuroradiologia studia il sistema nervoso centrale e gli organi di senso: dall'Alzheimer alla sclerosi multipla, il contributo della ricerca

Scienza e tecnologia sofisticata, sono queste le parole chiave della medicina di oggi. Soprattutto quando parliamo di radiologia e neuroradiologia che sono la porta di ingresso del paziente in ospedale.

Diagnosi, planning trattamento, monitoraggio, risposta alle cure, passi di un percorso medico per immagini che arrivano grazie al supporto di tecnologie altamente sofisticate.

Se ne è parlato a Siena al Festival della Salute al Santa Maria della Scala nell’intervento dal titolo Scienza ricerca e innovazione per la salute futura. Neuroradiologia e radiologia nelle reti cliniche.

“Ictus, trauma, oncologia, malattie rare, sono le reti cliniche che lavorano con noi radiologi – ha spiegato Alfonso Cerase, dirigente medico dell’Unità operativa complessa neuroimmagini dell’Azienda ospedaliera universitaria senese –. Le immagini servono per fare diagnosi e pianificare i trattamenti e poi capire se i trattamenti funzionano e vanno cambiati”.

Un lavoro di squadra che permette oggi, di lavorare con più precisione e immediatezza.

La neuroradiologia studia il sistema nervoso centrale e gli organi di senso, la radiologia tutto il corpo. Abbiamo metodiche sofisticate come la tomografia computerizzata chiamata anche tac, la risonanza magnetica, l’ecografia, l’angiografia, la radiologia tradizionale. Metodiche per studiare e curare il corpo umano.

“Pensiamo ad esempio al ruolo prognostico di una tomografia computerizzata (Tac, ndr), si possono fare una serie di valutazioni partendo dalla prognosi per passare ad indicazioni sulla terapia – ha detto Maria Antonietta Mazzei del Dipartimento di Scienze mediche chirurgiche e neuroscienze dell’Aou senese”.

Fare diagnosi e cure attraverso le immagini permette anche consulti a distanza e un lavoro di area vasta.

“Tutte le immagini sono in formato digitale e noi specialisti siamo in grado di condividere le valutazioni con i colleghi di tutta l’area vasta senza bisogno di dover per forza spostare un paziente” ha spiegato Cerase.

Importanti studi vengono fatti su malattie come la sclerosi multipla e l’Alzheimer.

“Attraverso le immagini riusciamo a vedere ad esempio se l’atrofia, in un paziente affetto da alzheimer, si è fermata o possiamo valutare se un farmaco crea complicazioni che possono anche essere asintomatiche” hanno spiegato i medici.

A proposito di Covid gli effetti collaterali del virus possono colpire anche il cervello. La Regione Toscana sta mettendo a punto un nuovo progetto.

Sul Neurocovid il lavoro è appena cominciato e si appoggerà sulle immagini per capire se alcune aree del cervello si riducono di spessore in conseguenza all’azione del virus.