Gli italiani sono tornati a fare la pasta in casa


Dalle tagliatelle ai tortellini, dalle lasagne ai ravioli, fare la pasta in casa è una attività tornata ad essere gratificante per gli italiani

Una massaia prepara le sfogline di Bologna

Con l’emergenza Covid più di quattro famiglie su dieci (41%) sono tornate a cimentarsi nella preparazione casalinga della pasta sotto la spinta del ritorno alla tradizione e del maggior tempo trascorso tra le mura domestiche. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’. Un dato che rivela anche i segreti di uno degli alimenti più conosciuti e versatili della cucina Made in Italy grazie alle artiste del mattarello che da secoli da nord a sud dell’Italia miscelano gli ingredienti tradizionali, impastano con la forza delle braccia e poi creano sui tavoli delle cucine i diversi formati di pasta, semplice o ripiena, in grado di raccontare la forza di un sistema agroalimentare che esporta nel mondo qualità, sicurezza e storia.

Dalle tagliatelle ai tortellini, dalle lasagne ai ravioli, fare la pasta in casa è una attività tornata ad essere gratificante per uomini e donne anche come antidoto alle tensioni e allo stress provocate dalla pandemia, magari con il coinvolgimento appassionato dei più piccoli. Se in passato erano, infatti, soprattutto i più anziani ad usare il matterello adesso – precisa la Coldiretti – la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di preparazione, grazie alle nuove tecnologie che hanno registrato un boom di vendite durante la pandemia. Non è un caso che la macchina impastatrice sia entrata nel 2021 a far parte del paniere Istat per misurare il costo della vita.

Si cercano con attenzione anche le farine, soprattutto utilizzando quelle degli antichi grani storici, con proprietà salutistiche o comunque Made in Italy per sostenere l’occupazione, l’economia ed il territorio nazionale colpito dalla crisi. Sono molti anche i prodotti vegetali che hanno rischiato l’estinzione e che sono stati riportati sulle tavole grazie all’impegno degli agricoltori a tutela della biodiversità. E’ il caso, ad esempio del grano monococco, la specie geneticamente più semplice e antica di grano risalente addirittura a 23mila anni fa – spiega la Coldiretti – e di quello Saragolla, coltivato nell’antico Egitto delle piramidi, entrambi salvati dall’estinzione grazie all’ingegno dei coltivatori di Lombardia e Abruzzo. Senza dimenticare i semi di grano Senatore Cappelli che dopo essere arrivato a coprire all’inizio del secolo più della metà della coltivazione di grano in Italia negli anni 60 ha iniziato a scomparire ma oggi è stato recuperato