Nuovo modello per l’allerta precoce degli tsunami


L’INGV ha presentato un nuovo modello per l’allerta precoce degli tsunami a seguito di terremoti che include una stima quantitativa delle incertezze

Nuovo modello per l’allerta precoce degli tsunami

Il Probabilistic Tsunami Forecasting (PTF) è l’innovativa procedura che permette, in tempo reale, la determinazione del livello di allerta da maremoti tenendo conto della inevitabile incertezza sulla previsione dello tsunami. La nuova procedura, che potrebbe introdurre una svolta nella gestione delle allerte tsunami, è stata messa a punto da un team di ricerca internazionale coordinato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ed è stata appena pubblicata nello studio “Probabilistic tsunami forecasting for early warning” sulla rivista scientifica ‘Nature Communications’.

“Il PTF quantifica la probabilità che si verifichi uno tsunami di una determinata intensità entro pochi minuti dalla scossa di terremoto che potrebbe averlo generato”, spiega Jacopo Selva del Centro Allerta Tsunami dell’INGV (CAT-INGV) e primo autore dell’articolo. Il metodo messo a punto dai ricercatori valuta rigorosamente e per la prima volta l‘inevitabile grado di incertezza nella previsione degli tsunami in tempo reale. “Questo offre la possibilità di collegare la definizione del livello di allerta precoce (early warning) alla previsione dell’intensità del possibile tsunami ed alla relativa incertezza, in base a prestabiliti criteri di riduzione del rischio”, aggiunge Jacopo Selva.

“Le previsioni vengono effettuate combinando i parametri del terremoto stimati in tempo reale con quelli attesi nella zona nel lungo termine e, infine, con milioni di simulazioni numeriche della propagazione dello tsunami, pre-calcolate grazie a moderni supercomputer”, aggiunge Stefano Lorito, co-autore dello studio.

Nuovo modello per l’allerta precoce degli tsunami

Il team di ricerca ha applicato il PTF, a posteriori, a diversi eventi sismici tra cui il terremoto di magnitudo 8.8 che nel 2010 ha colpito Maule, in Cile, lo tsunami di Zemmouri-Boumerdes, in Algeria, generato nel 2003 da un sisma di magnitudo 6.8, e lo tsunami generato quasi un anno fa dal terremoto di magnitudo 7.0 avvenuto in prossimità dell’isola greca di Samos. Sono stati analizzati anche tutti i terremoti localizzati nell’area mediterranea che hanno attivato il CAT dell’INGV negli ultimi anni. Ciò ha permesso di valutare l’accuratezza del modello previsionale su un ampio ventaglio di magnitudo e tipologie di evento sismico, dai terremoti crostali relativamente piccoli agli eventi di maggiore entità generati in zone di subduzione.

Per poter offrire una risposta adeguata in caso di evento ai cittadini residenti nelle aree costiere esposte al rischio di inondazione da tsunami, è imprescindibile combinare l’evidenza scientifica con le scelte di politica del territorio, così da associare un livello di allerta a una data probabilità, considerando che ogni livello di allerta, a sua volta, può corrispondere a determinate fasce costiere da evacuare.

Queste ultime, in Italia, sono state definite da ISPRA, INGV e DPC che sono i componenti del SiAM (Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma). Infatti, sia gli allarmi mancati che i falsi allarmi possono generare significative conseguenze socio-economiche. Poiché entrambe le fattispecie sono dovute all’incertezza nella previsione degli eventi calamitosi, il PTF si propone di includere  nel calcolo l’incertezza stessa.

Questo approccio in futuro potrebbe essere molto utile anche per la definizione di nuove strategie di gestione del rischio consentendo, ad esempio, la predisposizione di azioni di mitigazione diverse per specifici aspetti basate sulle informazioni scientifiche fornite in tempo reale dal PTF come, ad esempio, l’attivazione di procedure che salvaguardino gli impianti industriali in casi di emergenza.