Il “carro di Eretum” resta in mostra a Rieti


carro di eretum

Sarà visitabile fino al 10 ottobre la mostra “Strada facendo. Il lungo viaggio del carro di Eretum”, dedicata al celebre carro sabino e ai preziosi reperti della Tomba XI della necropoli di Colle del Forno che si estende nell’Area della ricerca del Cnr di Montelibretti (Rm), restituiti all’Italia dalla Danimarca dopo lunghi anni e rocambolesche vicende. La mostra è allestita al piano terra di Palazzo Dosi-Delfini, messo a disposizione dalla Fondazione Varrone che ha fortemente sostenuto il progetto del ritorno del carro nella sua terra d’origine, la Sabina, reso possibile dal Ministero della Cultura e in particolare dalle Soprintendenze territoriali e dal Museo Nazionale Romano, nei cui laboratori si è compiuto il restauro.

Il  Cnr ha eseguito gli scavi nella necropoli di Colle del Forno, che comprende 40 tombe, a due riprese, 1971-1977 (Centro di Studio per l’Archeologia Etrusco-Italica) e 2003-2009 (Iscima). Il materiale della necropoli, compresa la tomba n. XI è in studio da parte di Paola Santoro, dirigente di ricerca Cnr emerito, e di Enrico Benelli Cnr-IsMed che hanno eseguito un’ampia consulenza scientifica sia in occasione del restauro (effettuato presso i laboratori del Museo Nazionale Romano, dalla  restauratrice Marina Angelini), sia per l’esposizione, nella scelta dei materiali e nella redazione dei testi dei pannelli e dei cartellini.

La maggior parte dei resti dei carri vennnero trovati  nel corso di uno  scavo clandestino eseguito nel 1970, che ha portato alla dispersione di buona parte del corredo sul mercato antiquario illegale. La maggior parte dei pezzi furono acquistati dalla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen; nel 1979 Paola Santoro cominciò a sospettare che quegli oggetti comparsi improvvisamente a Copenaghen provenissero dalla tomba (che lei aveva trovato nel 1973, già devastata, e aveva potuto raccogliere solo una piccola parte dei materiali, quelli sopravvissuti al saccheggio del 1970). Nel 1995 il confronto fra i pezzi ha potuto dare la certezza della provenienza; in seguito i Carabinieri, nel corso delle indagini sull’attività di uno dei più noti trafficanti di opere d’arte, Giacomo Medici, hanno trovato tutta la documentazione relativa al contrabbando dei materiali. Da qui è partita una lunga procedura legale internazionale, che ha portato alla restituzione del materiale allo Stato italiano nel 2016.

La tomba n. XI non apparteneva solo al “principe” (cioè il signore che possedeva i due carri), ma c’era tutta la famiglia, per molte generazioni, dall’inizio del VII secolo a.C. alla fine del IV secolo a.C. (quindi circa 4 secoli di uso). Il ritorno del materiale da Copenaghen, la riunione con quello scavato da Paola Santoro, e il nuovo restauro  hanno permesso di scoprire tante novità, che aiuteranno a capire la storia di questa tomba, molto più complicata di quanto si pensasse in origine.

Presso la Fondazione Varrone per la prima volta viene esposto quasi tutto il corredo. La mostra è a cura di Alessandro Betori, Francesca Licordari e Paola Refice, con l’allestimento progettato da Daniele Carfagna. Un percorso articolato in tre sale di esposizione conduce il visitatore indietro nel tempo fino al VII secolo a.C., per scoprire – col commento di una colonna sonora originale – uno spaccato significativo della civiltà sabina attraverso i corredi funerari della stirpe del misterioso e potente principe di Eretum.

Organizzato da:
Fondazione Varrone

Modalità di accesso: ingresso libero
L’ingresso è gratuito ma è necessaria la prenotazione sulla piattaforma eventbrite