SPMS: meno ricadute con terapie ad alta efficacia


Sclerosi multipla secondariamente progressiva: confronto tra terapie a bassa e alta efficacia su ricadute e disabilità causata dalla SPMS

Sclerosi multipla: le reazioni all'infusione di natalizumab per il trattamento della patologia sono molto rare secondo i risultati di un nuovo studio

I pazienti con sclerosi multipla (SM) attiva secondariamente progressiva (SPMS) che hanno ricevuto una terapia ad alta efficacia hanno subito ricadute con minore frequenza di quelli in terapia a bassa efficacia, secondo i risultati di uno studio pubblicato online su “Neurology”.

Tuttavia, i risultati hanno anche dimostrato un’assente differenza – tra terapia ad alta e a bassa efficacia – in relazione alla velocità con cui la malattia è progredita.

Effetto dei farmaci poco noto al di fuori della fase recidivante remittente
«La SM è una malattia complicata da trattare e deve essere attentamente monitorata in quanto è gestita con vari farmaci, alcuni dei quali possono avere gravi effetti collaterali» afferma l’autore senior dello studio Tomas Kalincik, professore di Esiti Neurologici presso l’Università di Melbourne, in Australia.

«I farmaci ad alta efficacia sono prescritti all’inizio della SM per trattare la malattia in modo più aggressivo e si è visto che prevengono le riacutizzazioni (flare-up) e modificano la progressione più efficacemente» prosegue. «Meno è noto, però, riguardo quanto queste terapie possano essere efficaci in seguito, quando si ha la transizione della SM recidivante-remittente (RRMS) a SPMS».

Kalincik, insieme al primo autore Izanne Roos, neurologo consulente presso il Royal Melbourne Hospital in Australia, e colleghi, hanno mirato a esaminare le differenze di efficacia clinica per trattamenti ad alta vs. bassa efficacia.

Il metodo impiegato per l’analisi dei dati
A tale scopo, hanno estratto dati da due grandi database clinici longitudinali e osservazionali (MSBase e OFSEP) e hanno identificato retrospettivamente pazienti con SPMS.

I ricercatori hanno selezionato pazienti con SPMS che hanno ricevuto una terapia ad alta efficacia, tra cui natalizumab, alemtuzumab, mitoxantrone, ocrelizumab, rituximab, cladribina, fingolimod o terapia a bassa efficacia, tra cui interferone beta, glatiramer acetato o teriflunomide.

I ricercatori hanno calcolato il ritardo terapeutico per ogni paziente in base alle caratteristiche demografiche e cliniche di ognuno di essi e hanno utilizzato punteggi di propensione per abbinare i pazienti trattati con una terapia a bassa efficacia vs ad alta efficacia. Kalincik e colleghi hanno quindi confrontato i risultati, dopo aver ignorato il periodo di ritardo terapeutico, in analisi abbinate e censurate a coppie.

Composti più potenti attivi nella SPMS soprattutto sulle recidive
Lo studio ha incluso 1.000 pazienti (510 con SPMS attiva e 490 con SPMS non attiva) nell’analisi primaria. I ricercatori hanno scoperto che i pazienti che avevano ricevuto una terapia ad alta efficacia hanno avuto ricadute meno spesso di quelli che hanno ricevuto una terapia a bassa efficacia (HR = 0,7; P = 0,006).

Non hanno rilevato alcuna prova di una differenza nei tassi di recidiva tra i gruppi tra i pazienti con SPMS non attiva e nessuna evidenza di una differenza nel rischio di progressione della disabilità, secondo i risultati dello studio.

I ricercatori riconoscono che raggruppare i pazienti in base all’efficacia terapeutica è stata una limitazione dello studio, ma osservano che le terapie «non sono state studiate a livello individuale». Kalincik suggerisce che studi futuri esaminino i trattamenti separatamente, in quanto potrebbero avere effetti diversi su sintomi e disabilità.

Le conclusioni degli autori
«Il nostro studio che scopre che le terapie ad alta efficacia sono superiori alle terapie a bassa efficacia solo nel ridurre le recidive nelle persone con SPMS attiva offre preziose indicazioni per i neurologi quando scelgono le terapie più efficaci per le persone con questa forma di SM» sostiene Kalincik.

«Quando l’obiettivo è alleviare l’attività di ricaduta in corso, una terapia più potente è giustificata. Ma quando l’obiettivo è limitare la progressione della disabilità nella SPMS, entrambi i tipi di farmaci mostrano un’efficacia comparabile».

Roos I, Leray E, Casey R, et al. Effects of High and Low Efficacy Therapy in Secondary Progressive Multiple Sclerosis. Neurology. 2021 Jun 30. doi: 10.1212/WNL.0000000000012354. Epub ahead of print. 
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