Vaccino Covid: perché somministrazione intradermica è migliore


Vaccini Covid-19: una review spiega le evidenze a favore della modalità di somministrazione intradermica delle dosi

vaccino covid somministrazione intradermica

L’efficacia della somministrazione di un vaccino per via orale, intramuscolare, intradermica, sottocutanea, intranasale e intraperitoneale dipende dall’attività immunogenica degli antigeni. La maggior parte dei virus infetta l’organismo mediante il tratto respiratorio, digestivo, genitale,  per cui un  vaccino mucosale può giocare un ruolo importante nel generare la risposta immunogenica nel sito doveva ha avuto luogo l’infezione.

Risulta difficile, però, determinare quale sia la modalità di somministrazione di un vaccino più efficace e quale sia il miglior adiuvante per raggiungere la massima immunogenicità.

Infatti, l’interazione antigene adiuvante, la selezione, il meccanismo d’azione, la formulazione, il dosaggio e i parametri fisico-chimici dell’adiuvante sono parametri di valutazione difficile.

La recente pandemia Covid-19 potrebbe  essere messa sotto controllo grazie alle vaccinazioni. Alla luce di questa prospettiva, la società Italiana di Mesoterapia (SIM) ha pubblicato recentemente delle raccomandazioni, suggerendo un possibile risparmio di dosi inoculate di vaccino grazie alla modalità intradermica rispetto alla modalità di somministrazione intramuscolare.

Per discutere le evidenze a favore della modalità di somministrazione intradermica nel campo delle vaccinazioni, è stata pubblicata una review su Risk Management and Healthcare Policy che ha fatto il punto sulle evidenze attualmente a disposizione.

L’esempio paradigmatico dei vaccini influenzali
Molti studi, ricordano gli estensori di questa review, hanno valutato la vaccinazione intradermica vs. quella intramuscolo o quella sottocute: “Alcuni trial clinici – argomentano – hanno valutato i vaccini contro l’influenza, l’epatite B, la polio, la rabbia e la febbre gialla. Infatti, da alcuni anni è noto che i vaccini somministrati per via intradermica sono in grado di migliorare la risposta immunitaria. Inoltre, questi vaccini intradermici (es: influenza), caratterizzati da un dosaggio inferiore rispetto alle formulazioni intramuscolo, si sono dimostrati in grado di indurre forti risposte immunogeniche”.

Sulla base di queste premesse, gli autori della review hanno ricordato che, grazie alle cellule che presentano l’antigene (APC) in grado di indurre un forte adattamento della risposta immunitaria, è possibile utilizzare dosi frazionate 1/10 o 1/5 di vaccino intradermico rispetto alle dosi somministrate sottocute o intramuscolo per indurre l’immunizzazione:”La conoscenza di questi aspetti – sottolineano – potrebbe rivelarsi utile nei periodi di carenza vaccinale o in caso di un aumento della domanda di vaccini in presenza di una pandemia”.

Focalizzando, per esempio, l’attenzione su vaccini anti-influenzali per suffragare il concetto esposto sopra,  i ricercatori hanno ricordato i risultati di due rassegne sistematiche di letteratura che hanno messo a confronto l’immunogenicità e la sicurezza del vaccino intradermico influenzale a dosi ridotte con le dosi piene somministrate intramuscolo. I dati hanno confermato l’immunogenicità del vaccino intradermico anti-influenzale e il potenziale offerto dal risparmio di dose di questa modalità di somministrazione come alternativa praticabile alla somministrazione standard di dosi piene di vaccino intramuscolo durante i periodo di penuria vaccini.

I risultati di queste rassegne, nel complesso, suggeriscono l’assenza di differenze sostanziali tra l’immunogenicità indotta da una dose frazionata di vaccino intradermico fino al 20% e quella della dose standard intramuscolo, inoculata in adulti sani, anziani, pazienti immunocompromessi e bambini.

In conclusione
I risultati presentati in questa review, validi anche per altri vaccini diversi dall’influenza, sottolineano come l’impiego dei vaccini intradermici rappresenti una strategia valida in termini di efficacia ed efficienza per le vaccinazioni contro l’influenza, la rabbia e l’epatite B a dosaggi superiori a 2 mcg, mentre non vi sono dati pienamente convincenti per le vaccinazioni contro morbillo e polio.
(Ndr: Il 25 agosto 2020 l’OMS ha annunciato che il continente africano è polio-free, perché sono trascorsi quattro anni dall’ultimo caso registrato. Con questo annuncio cinque delle sei Regioni OMS sono state dichiarate libere dalla polio: le Americhe nel 1994, l’Europa nel 2002, il Sud-Est asiatico nel 2014 e la Regione del Pacifico nel 2000).

Quanto al profilo di safety di questa tipologia di vaccini, questo sembra essere paragonabile ai vaccini somministrati per via intramuscolo e sottocute, pur in presenza di una maggior frequenza di eventi avversi locali di lieve entità (eritema e prurito) rispetto alle altre due tipologie di vaccino.

Un ulteriore punto a vantaggio della somministrazione intradermica di vaccini potrebbe essere quello del rapido raggiungimento della cosiddetta “immunità di gregge”, in ragione della maggior disponibilità di dosi singole per i meccanismo di “risparmio dose” dei vaccini intradermici descritti in precedenza.

“La Società Italiana di Mesoterapia – riportano i ricercatori nelle conclusioni della review- ha sottolineato il potenziale dei vaccini a somministrazione intradermica.

Quali le possibili consenguenze di queste osservazioni in piena pandemia Covid-19?

“Molte persone vivono in aree del pianeta con ridotte risorse economiche disponibili – scrivono i ricercatori – e una delle sfide etiche che dovremo fronteggiare è quella del rendere disponibili i vaccini a disposizione anche nei paesi più poveri. Questo potrebbe essere possibile con i vaccini a somministrazione intradermica, in ragione dei risparmi di dose  e della semplicità di somministrazione, fattori che potrebbero risultare determinanti nel rapido raggiungimento della cosiddetta “immunità di gregge”.

E’ importante che la vaccinazione sia eseguita  nel modo più simultaneo e rapido possibile così da evitare che il virus subisca una mutazione e rientri nelle popolazioni già vaccinate o esenti dal virus in una forma diversa,  più aggressiva o comunque non più responsiva ai vaccini in uso.

Di qui l’invito pressante alla comunità scientifica e ai decisori sanitari di intraprendere le sperimentazioni opportune per verificare il possibile impiego di vaccini Covid-19 mediante somministrazione intradermica.

È necessario eseguire  studi randomizzati controllati di non inferiorità tra i vaccini attualmente autorizzati e/o candidati per il Covid 19 per comparare  la somministrazione intramuscolare e quella intradermica e verificare se una somministrazione “intradermica frazionata” abbia gli stessi risultati di produzione anticorpale e di immunizzazione cellulare, e soprattutto stabilire la frazione minima necessaria in modo da ottenere da  una singola dose più vaccinazioni con la somministrazione intradermica.

La  SIM – Società Italiana di Mesoterapia (https://www.societadimesoterapia.it/),   vuole esplorare tutti i canali nazionali ed internazionali per disegnare e realizzare studi clinici di tipo randomizzato controllato al fine di verificare la fattibilità di questa ipotesi e quantificare il guadagno ottenibile in termini di accessibilità e tempi di somministrazione della vaccinazione.

Bibliografia
Migliore A et al. Intradermal Vaccination: A Potential Tool in the Battle Against the COVID-19 Pandemic? Risk Manag Healthc Policy. 2021;14:2079-2087
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